Follonica: in 1500 a fiaccolata, omicida coinvolto in inchieste di camorra

Erano oltre 1500 le persone presenti alla fiaccolata organizzata ieri sera dall’Amministrazione comunale a Follonica (Grosseto) dove Raffaele Papa, 29 anni, ha sparato e ucciso Salvatore De Simone e ferito il fratello Massimiliano. Ferita anche una 55enne. Papa, originario di casera, è stato in passato coinvolto in due inchieste di camorra.

Il corteo lungo e silenzioso, ha attraversato il centro storico. “Non dobbiamo aver paura di chiamare le cose con il loro nome: si tratta di tipiche dinamiche di stampo mafioso”, ha detto il sindaco Andrea Benini. “La criminalità va combattuta – ha concluso – e siamo qui per dare un senso e impegnarci concretamente”.

Raffaele Papa, il 29enne che ha sparato e ucciso Salvatore De Simone, 42 anni, e ferito il fratello Massimiliano e una donna che passava per caso in via Matteotti, dove l’uomo
ha estratto la pistola e ha fatto fuoco, è arrivato nella cittadina toscana sei o sette anni fa. Qui ha messo in piedi un’agenzia di pompe funebri, un’attività che a Grazzanise, in
provincia di Caserta, di dove è originaria la sua famiglia, era portata avanti già dai suoi nonni. Il 29enne però lavora anche nella gastronomia di cui è titolare il padre, Antonio Papa, e cui locali si trovano accanto all’hotel Stella dei fratelli De Simone.
Antonio Papa, in passato, era stato coinvolto in almeno due inchieste sulla camorra: Ex vice sindaco Dc di Grazzanise nel 1991, a 29 anni, venne sospeso dal prefetto perchè coinvolto in un’inchiesta che riguardava alcuni boss della zona (il Consiglio comunale fu sciolto l”anno dopo per infiltrazioni mafiose), è arrivato in Toscana solo da quattro anni.

Sparatoria a Follonica: ritrovata arma, fermato “Sono stato io”

“Sono stato io”. Sono le uniche parole pronunciate di fronte al pm Giampaolo Melchionna di Raffaele Papa, 29 anni, che nel pomeriggio di ieri ha sparato con una pistola a due fratelli, uccidendone uno e ferendo l’altro oltre a una donna che passava in quel momento in via Matteotti a Follonica (Grosseto). L’uomo, dopo essere rimasto in silenzio dal momento in cui è stato fermato dai carabinieri a Grosseto, circa due ore dopo aver sparato, ha deciso di confessare ma non ha aggiunto altri particolari perché “non me li ricordo”. Il 29enne è difeso dall’avvocato Carlo Valle.

Intanto i carabinieri hanno ritrovato la pistola che avrebbe
sparato (quando è stato fermato alle porte di Grosseto Papa non aveva con sé alcuna arma): si tratta di una calibro 9 con la matricola abrasa rinvenuta nel torrente Gora, alle porte di Follonica, dai sommozzatori dell’Arma e dei vigili del fuoco. I sommozzatori dei pompieri avevano cercato l’arma anche nella zona di Fiumara, a Marina di Grosseto e sul lungomare Carducci, a Follonica.

Da destra Papa e la vittima De Simone

Il gesto folle e omicida sarebbe nato da una lite di vicinato, tra i due fratelli che gestiscono l’hotel e Papa, titolare di una gastronomia, scatenata da un’infiltrazione d’acqua nello stabile. Per sedare la lite sarebbe intervenuta la moglie di uno dei titolari dell’albergo. Ma a quel punto Papa avrebbe tirato fuori un’arma, iniziando a sparare. Sulle linea di tiro si è trovata anche una passante, una farmacista della zona, assolutamente estranea al
litigio. La donna è stata colpita da un proiettile.

Tutto è successo intorno alle 14.30 nel centro di Follonica, poco lontano dal lungomare. Un vero e proprio agguato quello organizzato dall’uomo. Due famiglie, Papa e De Simone, in lite da tempo per vari problemi.
Dopo aver ucciso il 42enne, che lascia una moglie e tre figli piccoli, e seminato il panico, Papa è salito sulla sua auto e ha tentato la fuga. Lo hanno preso i carabinieri qualche ora dopo a Grosseto. Era a piedi, poco lontano da dove aveva posteggiato la vettura. Non aveva più con sè la pistola che ancora non è stata trovata. Pochi dubbi, però, da parte del pm Giampaolo Melchionna, che coordina le indagini del nucleo investigativo dei carabinieri di Grosseto e della compagnia di Follonica.
L’uomo è stato a lungo interrogato in caserma dov’è in stato di fermo. Anche lui è sposato con una figlia piccola.

“Sgomento e dispiacere per quello che è successo”, ha commentato a caldo il sindaco di Follonica, Andrea Benini che si è recato in via Matteotti non appena ha appreso la notizia della sparatoria. Benini ha espresso “una condanna assoluta” rispetto ai fatti invitando la comunità “a una reazione forte, per riaffermare i valori che ci tengono uniti e che oggi dobbiamo riaffermare con maggiore convinzione”.

“Senza dubbio la tecnologia, e in modo particolare la videosorveglianza, si è dimostrata
utilissima per andare a individuare i colpevoli di azioni criminogene”. Lo ha detto Vittorio Bugli, assessore alla sicurezza della Regione Toscana, interpellato sul contributo
dato dal sistema ‘Targa manet’ della polizia municipale di Grosseto, che fotografa e registra le targhe delle auto ai varchi, alla cattura dell’autore della sparatoria di ieri a
Follonica. Bugli, parlando a margine del convegno ‘Toscana sicura, percorsi di sicurezza urbana’ organizzato oggi a Firenze da Regione e Anci Toscana, ha osservato che “oggi la tecnologiaperò ci consente anche altro: possiamo fare anche prevenzione
con le telecamere, esistono sempre più tecnologie che fanno il riconoscimento facciale, e sono in grado di agire loro stesse per lanciare alert già prima di commettere il reato. Dobbiamo lavorare parecchio su questo”.

Scritta contro Minniti su gazebo Pd a Follonica 

‘Minniti boia’: questa la scritta comparsa sul gazebo del Pd in via Roma a Follonica (Grosseto). L’imbrattamento è avvenuto la notte scorsa.

Antonio Mazzeo, vicesegretario del Pd della Toscana , ha commentato l’accaduto: “E’ ormai un bollettino quotidiano quello di danneggiamenti e scritte su gazebo e sedi di partiti e candidati. Questa volta è stato preso di mira il gazebo del PD di Follonica su cui è stata vergata una frase contro il ministro Minniti. Vogliamo anche questa volta condannare chi pensa di portare la campagna elettorale fuori dai canoni democratici e della convivenza civile e solidarizzare con Minniti e il partito di Follonica impegnato con i suoi volontari ad incontrare i cittadini e far conoscere le proposte del Pd”.

Follonica e Scarlino si appellano al Consiglio di Stato per fermare inceneritore

Le due amministrazioni comunali si oppongono alla sentenza del Tar che ha cancellato in parte i loro ricorsi contro il via libera di Regione Toscana alla ripartenza dell’inceneritore di Scarlino.

“Il nostro obiettivo, da sempre perseguito – ha detto il sindaco di Follonica Andrea Benini, in forze con quello di Scarlino, Marcello Stella – è quello di tutelare con forza e con ogni mezzo lo sviluppo sostenibile della piana del Casone di Scarlino, che non può andare disgiunto dalla tutela della salute pubblica, compito imprescindibile del Sindaco in qualità di Autorità sanitaria locale. La nuova messa in funzione dell’inceneritore andrebbe ad incidere su una situazione già critica dal punto di vista ambientale, perché la piana è già esposta ad altri fattori di inquinamento ambientale, e per questo è necessario tutelare il pubblico interesse anche in via giurisdizionale, attivando un percorso per fondare una nuova strategia di controlli della Piana del Casone di Scarlino, anche attraverso una vigilanza costante, sistematica e trasparente su tutte le fonti di inquinamento ambientale, per tutelare popolazione e territorio”.

Con questa delibera l’amministrazione follonichese intende anche farsi promotrice nei confronti della Regione Toscana, per ottenere sostegno e impegno istituzionale nell’attivazione del sistema unitario di controllo dell’inquinamento ambientale nella zona interessata.

Inceneritore Scarlino, sindaci area ‘salute a rischio’

Rsu accusa di aver dimenticato i dipendenti senza lavoro per logistiche ambientaliste senza senso, la risposta è netta:emesse sentenze che hanno evidenziato carenze ricadenti sulla salute.

“La situazione è indubbiamente difficile per i dipendenti dell’inceneritore di Scarlino, che dopo il blocco si sono trovati senza un lavoro e con un futuro incerto. In qualità di amministratori dei due comuni di provenienza dei dipendenti, questo non possiamo e non vogliamo dimenticarlo, ma non possiamo neanche contrapporre o tutelare quell’impianto a scapito della salute di tutti, anche degli stessi dipendenti”. Lo scrivono i sindaci di Follonica e Scarlino, Andrea Benini e Marcello Stella dopo l’accusa della rsu di Scarlino Energia che aveva additato i sindaci dei territorio di aver ‘dimenticato i dipendenti che sono senza
lavoro per andare dietro a logiche ambientaliste senza senso’.

“A più riprese e in vari livelli di giudizio – dice Andrea Benini – sono state emesse sentenze pesanti sull’Inceneritore di Scarlino, che hanno evidenziato carenze ricadenti direttamente
sulla salute. Ovviamente le argomentazioni di merito non possono lasciare indifferente un sindaco, che ha come primo compito proprio la tutela della salute di tutti i cittadini. Capiamo le difficoltà dei lavoratori, e non ci sono preconcetti nè dipendenti che contano meno di altri, ma un impianto che compromette il vivere di questo territorio è sicuramente il problema maggiore, che ha preminenza su tutto. Non ci può essere una contrapposizione tra salute e lavoro, ma è comunque nostro interesse tutelare i dipendenti e le famiglie dei dipendenti”.

“Sono sempre stato disponibile ad incontrare i sindacati e la Rsu di Scarlino Energia – dice Marcello Stella – e ne ho fatto richiesta più volte, ma altrettante volte mi è stato risposto
che il momento non era opportuno. Ho sempre evidenziato, anche negli incontri istituzionali, la necessità di trovare una soluzione occupazionale, anche diversa, che potesse dare risposte concrete al grave problema determinato dal fermo dell’impianto”.

“Stiamo lavorando da tempo – aggiungono i sindaci – per costruire un modello alternativo, con impegno deciso e determinato sull’incremento della raccolta porta a porta e l’elaborazione, in prospettiva, di un modello davvero alternativo all’incenerimento”.

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