Firenze, sparò ai ladri al posto di blocco, assolto ufficiale carabinieri

L’auto dei banditi, in fuga dopo rapina, non rispettò l’alt. Corte di appello assolve l’ufficiale giustificando l’uso della pistola.

La corte di appello di Firenze ha assolto un ufficiale dei carabinieri, ‘perché il fatto non costituisce reato’, dall’accusa di lesioni personali aggravate per aver sparato a un posto di blocco un colpo di pistola che ferì un bandito nel Fiorentino mentre coi suoi complici, tutti albanesi, era in fuga dopo una rapina in una casa a Cascine di Buti (Pisa). La sentenza riforma la decisione del primo grado e riguarda un episodio avvenuto la notte del 29 ottobre 2014 a Capraia e Limite (Firenze), a decine di chilometri dal luogo della rapina.

Nel primo grado l’ufficiale, che all’epoca era il comandante della compagnia di Empoli dei carabinieri, fu assolto, per mancanza di querela da parte del malvivente ferito. Ora, invece, la corte di appello lo ha assolto stabilendo che sparando e ferendo il bandito non commise alcun reato per causa di giustificazione nell’uso delle armi.

Nel fatto l’ufficiale e i suoi uomini intimarono l’alt all’auto dei rapinatori ma i malviventi, che stavano raggiungendo il loro ‘covo’ di Capraia e Limite, non si fermarono e quasi travolsero i carabinieri. Il capitano, nella concitazione del momento in cui rischiò di essere travolto dalla vettura in fuga, sparò due colpi in modo accidentale: uno ferì un albanese, l’altro ferì lui stesso a una gamba.

La corte di appello oggi ha stabilito che l’uso della pistola da parte dell’ufficiale faceva parte di una condotta lecita, avendo in quella circostanza il dovere di bloccare banditi aggressivi e pericolosi in fuga pertanto il fatto non costituisce reato. La corte di appello inoltre ha confermato la condanna del primo grado, a 1 anno e 8 mesi, agli albanesi imputati nel processo. Sospettati da tempo di compiere furti e rapine in Toscana, sulla loro auto era stato posto un segnalatore Gps: così i carabinieri riuscirono a intercettarli mentre tornavano nel loro nascondiglio a Capraia e Limite. Il processo di appello è scaturito da un ricorso della procura di Firenze.

“Ci sono voluti cinque anni e due sentenze per ripristinare la corretta verità dei fatti su questa vicenda – commenta il difensore dell’ufficiale dei carabinieri, l’avvocato Umberto Schiavotti – Gli spari ci furono in una particolare condizione di adempimento del dovere da parte del mio assistito, che coi suoi uomini si ritrovò a fronteggiare pericolosi banditi” rimasti latitanti.

Tra l’altro, viene ricordato, uno di questi malviventi circa sei mesi dopo a Brescia colpì alla testa un agente di polizia mentre stava per arrestarlo durante un tentativo di furto. Ma nella stessa rapina in casa, la sera del 29 ottobre 2014 a Cascine di Buti (Pisa), i malviventi, dopo aver aggredito i proprietari rapinandoli di ori, carte di credito e soldi in contanti, con un cacciavite ne affrontarono uno che li voleva bloccare. Per questa rapina è in corso un processo al tribunale di Pisa.

Toscana: venduta storica Villa Bibbiani a magnate americano

La dimora storica, situata a Capraia e Limite, è stata venduta dalla Lionard luxury Real Estate per circa 10 milioni a un magnate americano, che ne investirà poi altrettanti per il restauro, la realizzazione di una nuova azienda agricola e il sostegno ad attività culturali sul territorio.

La dimora storica si compone di 380 ettari di terreni, una villa padronale con due torri, la fattoria con poderi, cantine e scuderie (per un totale di 9800 mq d’interni), il giardino botanico di 20 ettari con piante esotiche orientali e il parco romantico, entrambi ottocenteschi. La villa, citata per la prima volta in un documento del 1546 come ‘feudo della famiglia Frescobaldi’, rimarrà del nobile casato fiorentino fino al 1809 quando, alla morte di Anastasia Frescobaldi passerà nelle mani del figlio di Cosimo Ridolfi (1794-1865). A quest’ultimo, grande personalità dell’epoca, si deve la realizzazione del giardino botanico e del parco romantico adiacente alla villa, che comprendeva anche 195 varietà di camelie.
“Negli ultimi anni, nel mercato degli immobili di lusso, gli americani stanno tornando ad acquistare in Italia – spiega Dimitri Corti, fondatore della Lionard luxury real estate – non solo in Toscana, che rimane una delle regioni più richieste, ma anche in altre regioni, come, per esempio, il Piemonte, in aree di pregio come il Monferrato, dove abbiamo venduto il castello di Camino”. Si tratta di acquirenti che, si spiega ancora dalla Lionard, recuperano immobili di “grande valore storico e culturale per farne le loro dimore, salvaguardando così un patrimonio che è parte dell’identità di questo Paese, e investono risorse in attività produttive, riattivando un’economia e nuovi posti di lavoro”.
I cosiddetti Uhnwi (Ultra high-net-worth individuals), ovvero i super ricchi con patrimoni oltre i 100 milioni di dollari, appaiono il vero motore del segmento più esclusivo del mercato: “I super ricchi continuano ad aumentare, mentre diminuisce la fascia media dei ricchi che in questi anni hanno perso molto potere economico. Il real estate di lusso sta andando bene, dopo anni di crisi si sta arrivando a un giusto equilibrio fra domanda e offerta. C’è una maturità dei venditori nel capire che quello che costava 10 milioni di può vendere a 7, e una maturità del compratore che capisce come quella sia un’occasione da prendere al volo.
I super ricchi, continua Corti: “Sono capaci di decidere un acquisto importante in un giorno, operano scelte d’impulso soprattutto sulle supervendite, e noi di Lionard siamo specialisti in questo segmento”. La società fiorentina nel 2017 ha realizzato 8,7 milioni di fatturato, triplicando il dato 2016, con la prospettiva di crescere ancora nel 2018. Dopo l’apertura del nuovo ufficio di Milano, Lionard punta ad aprirne a breve uno a Roma, e altri 12 nei prossimi 5 anni: Cortina, Porto Cervo, Lago di Como le località sotto osservazione.
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