Cgil, ospedali Firenze verso collasso

Firenze, secondo una nota della Fp Cgil di Firenze, “Da una settimana tutti i presidi ospedalieri della zona fiorentina e della Usl Toscana Centro sono investiti in pieno dall’ondata di ricoveri Covid che sta mettendo in ginocchio l’intero sistema ospedaliero. I reparti Covid sono pieni da giorni in tutti i presidi ospedalieri, l’apertura di nuovi posti letto (16 a Torregalli, 10 a Ponte a Niccheri) risulta impossibile a causa della mancanza di personale infermieristico e Oss”.

“Ad oggi la Regione, colpevolmente incapace di percepire la drammatica situazione in atto – si afferma nel comunicato della Cgil – non ha attuato tutte le dovute misure straordinarie che da giorni chiedono le organizzazioni sindacali”, ad esempio “per assumere il personale in modo rapido o la rimodulazione delle attività ambulatoriali non urgenti e differibili. Il picco pandemico di questa nuova ondata è previsto fra alcune settimane, se non saranno prese immediate misure straordinarie le conseguenze per la nostra realtà saranno insostenibili”.

La Cgil afferma inoltre che problemi ci sono anche per l’alto numero di contagiati, “più di 250 nella sola Usl Toscana Centro”, e lamenta che all’ospedale di Ponte a Niccheri gli operatori sono costretti a togliersi le tute Dpi nei terrazzi, mentre a Torregalli “ci scontriamo con impianti vetusti quando i locali individuati per incrementare i posti letto Covid necessitano di ossigeno e macchine a ventilazione assistita”.

Focolaio Covid alla Gls di Campi Bisenzio, Cgil: “Si poteva evitare, avevamo fatto denunce”

Il sindacato:  “ci sono aziende fornitrici che rispettano le regole, ma riteniamo che tutto sia vanificato se non viene attuata una applicazione totale dei Dpcm e del Protocollo di regolamentazione da tutti i soggetti coinvolti”

“A seguito dell’emergenza epidemiologica che nella serata di venerdì 2 ottobre ha coinvolto i lavoratori che operano al centro di smistamento Gls di Campi Bisenzio, con 56 positivi Covid19 su un totale di 115, siamo a denunciare che, anche se ora i tamponi sono stati effettuati su tutti i lavoratori, tutto ciò si poteva evitare a seguito delle nostre denunce degli scorsi mesi alle Prefetture ed alle Asl dei Comuni di appartenenza verso alcune aziende della logistica, tra cui Gls. Bastava mettere in campo le necessarie azioni preventive per il contenimento del Covid19” la denuncia è della CGIL e della Filt CGIL.

“Riteniamo che, in un momento così delicato per il nostro paese, tutti debbano fare la loro parte per garantire la salute e la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini. Ci sono aziende fornitrici che rispettano le regole, ma riteniamo che tutto sia vanificato se non viene attuata una applicazione totale dei Dpcm e del Protocollo di regolamentazione da tutti i soggetti coinvolti. In questi mesi, nel nostro settore, abbiamo pressato le aziende per far rispettare le misure previste, a partire dal protocollo sottoscritto dalle Segreterie Nazionali con le relative controparti, allegando a tutti i vari Dpcm che si sono susseguiti con il tempo” sottolinea il sindacato.

Che conclude: “chiediamo a Gls di farsi carico, in quanto committente, del rispetto delle norme, nel proprio magazzino e in tutta la filiera e che vengano costituiti i Comitati Aziendali per l’applicazione e la verifica delle regole del protocollo di regolamentazione. Non è accettabile nascondersi dietro blandi e generici inviti al rispetto delle regole”.

Emergenza casa: proposte Cgil-Sunia ai candidati alla Regione

?Firenze, presentate le proposte di Cgil e Sunia Toscana a tutti i candidati alla Presidenza della Regione per l’emergenza casa.

Secondo Cgil e Sunia, in Toscana +30% di sfratti (oltre mille in più) a partire dal prossimo 1° gennaio, alla fine del blocco. Nel 2019 la nostra regione è stata la quarta italiana per sfratti eseguiti (92% per morosità), nel podio Firenze, Pisa e Livorno. Nel 2020, oltre 18mila famiglie hanno chiesto il contributo affitto per l’emergenza Covid ai Comuni (in testa Firenze, poi Livorno e Prato).

Le proposte di Cgil e Sunia Toscana a tutti i candidati alla Presidenza della Regione: “20 milioni di euro annui per un Piano casa, più alloggi sociali, regolamento unico di utenza delle case popolari, revisione della legge sulle locazioni. Senza interventi, sarà una disfatta per le famiglie in difficoltà: una su tre lo è, non solo nelle città ma anche in provincia”. Il 7 settembre convegno a Firenze sul tema con Giani, Galletti, Fattori.

Secondo il rapporto Cgil-Sunia, la Toscana non sarebbe un’oasi felice: risulta essere l’ottava regione in Italia con più alto numero di sfratti ed il 92% è quasi interamente per morosità. Abbiamo 3300 nuove convalide di sfratto (3029 per morosità, 271 per finita locazione), 6553 richieste di esecuzione con forza pubblica, 2260 sfratti già eseguiti con forza pubblica. In questo caso siamo la quarta Regione con il maggior numero di sfratti eseguiti, dopo Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna.

Firenze è la settima città in Italia per numeri di sfratti, con 802 nuove convalide di sfratto (689 per morosità, 113 per finita locazione), 2877 richieste di esecuzione con forza pubblica, 576 sfratti già eseguiti con forza pubblica. Empoli è la città con più espropri immobiliari in rapporto al numero di abitanti. Pisa (e provincia) è seconda, con 379 nuove convalide di sfratto, 181 richieste di esecuzione, 161 sfratti già eseguiti con forza pubblica. Al terzo posto Livorno con 357 convalide di sfratto, 318 richieste di esecuzione e 282 sfratti già eseguiti con forza pubblica.

Seguono Pistoia con 301 nuove convalide, 276 richieste di esecuzione e 282 sfratti già eseguiti con forza pubblica; Lucca con 298 nuove convalide, 350 richieste di esecuzione e 227 sfratti già eseguiti con forza pubblica; Prato con 282 nuove convalide, 760 richieste di esecuzione e 249 sfratti già eseguiti con forza pubblica; Grosseto con 248 nuove convalide, 371 richieste di esecuzione e 98 sfratti già eseguiti con forza pubblica; Siena con 225 nuove convalide, 437 richieste di esecuzione e 148 sfratti già eseguiti con forza pubblica (22,41 in più rispetto al 2015); Arezzo con 219 nuove convalide, 647 richieste di esecuzione e 253 sfratti già eseguiti con forza pubblica. Infine Massa Carrara con 189 nuove convalide, 341 richieste di esecuzione e 78 sfratti già eseguiti con forza pubblica.

Gimmy Tranquillo ha intervistato Laura Grandi, segretaria generale Sunia Toscana:

https://www.controradio.it/wp-content/uploads/2020/09/200903_07_EMERGANZA-CASA_GRANDI.mp3?_=1

Sindacati, inizio scuola caos con 822 cattedre scoperte

?Firenze, inizio scuola a rischio caos negli istituti della città e della provincia: a lanciare l’allarme sono i sindacati Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda, secondo i quali al suono della campanella, il 14 settembre, ci saranno ancora 822 cattedre scoperte, i cui docenti potrebbero non arrivare prima di ottobre.

Questo, hanno sottolineato i sindacati nel corso di una conferenza stampa unitaria, potrebbe portare anche a problemi di gestione degli alunni poiché quest’anno, a causa dell’emergenza Covid, non sarà possibile in caso di assenza del docente spostare temporaneamente gli alunni in altre classi, pratica che comporterebbe la creazione assembramenti nelle aule.

Complessivamente, hanno precisato i sindacati, tra scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado, quest’anno avrebbero potuto essere immessi in ruolo a Firenze e provincia 879 docenti. A fronte di questa esigenza, ne sono stati assunti 57, pari al 6,4% del fabbisogno totale.

Questo non per mancanza di insegnanti, hanno precisato i sindacalisti, ma a causa dell’esaurimento delle graduatorie dedicate all’immissione in ruolo e alla mancata indizione di concorsi.

Viceversa, affermano, “sono decine di migliaia gli aspiranti docenti che si sono inseriti nelle graduatorie per le supplenze e che, se fossero stati banditi i concorsi, avrebbero regolarmente partecipato. Inoltre, proseguono, a causa di ritardi relativi alla nuova procedura informatizzata per il reclutamento dei supplenti, “non è privo di fondamento il rischio che le scuole abbiano tutti i supplenti in cattedra solo a ottobre”.

Per quanto riguarda il personale non docente, su 326 posti vacanti da collaboratore scolastico “sono previste 107 assunzioni”. I sindacalisti hanno chiesto poi tutele per i ‘lavoratori fragili’, insegnanti affetti da gravi patologie e pertanto più a rischio nel caso di un contagio da Covid.

Gimmy Tranquillo ha intervistato Emanuele Rossi, segretario Flc Cgil Firenze:

https://www.controradio.it/wp-content/uploads/2020/08/Rossi-CGIL-28-agosto-2020.mp3?_=2

Edilizia, CGIL Toscana: con lock down salari giù dell’80%

85% di ore lavorate in meno, 80% di massa salari in meno, meno 47% del valore dei nuovi cantieri, boom di ammortizzatori sociali (nel solo mese di aprile 2020, quasi le stesse ore di Cassa integrazione richieste dell’intero 2013, annus horribilis per il settore): sono gli effetti del Covid sul sistema delle costruzioni in Toscana.

Il settore delle costruzioni nel suo insieme ha vissuto dal 2008 un periodo di crisi pesantissima con il crollo del numero degli occupati, degli investimenti pubblici e privati e con la riduzione consistente della media addetti per impresa, aumentando quella frammentazione già caratteristica del settore edile. Nei numeri in Toscana: da circa 65mila addetti edili iscritti in Cassa edile nel 2008 si passa a poco meno di 39mila addetti nel 2019 con una perdita di quasi 28mila lavoratori, da 12.500 imprese a circa 8.500.
Nel 2019 e fino al lockdown da Covid si era registrata finalmente un’inversione di tendenza, un trend che vedeva aumentare gli addetti e le imprese ma risultavano positivi anche altri valori di mercato come i bandi di gara (in euro) e le compravendite, seppur in misura minore. Poi da marzo 2020 si è fermato quasi l’intero settore delle costruzioni. Nel mese di aprile la situazione peggiore: 85% in meno delle ore lavorate rispetto a gennaio, 80% in meno della massa salari e più di 6 milioni di ore di cassa integrazione ordinaria richieste, il dato peggiore a Firenze con 1,7 milioni di ore e Pisa con quasi 745 mila (mentre in tutto il 2013, anno peggiore per l’edilizia, in Toscana, per tutte le tipologie di ammortizzatori sociali sono state richieste meno di 8 milioni di ore). Il dato è confermato dalle notifiche preliminari per apertura di nuovi cantieri: nell’aprile 2019 sono state 1433 per 235 milioni di euro di valore, nell’aprile 2020 solo 489. Se si confrontano i valori in euro dei nuovi lavori di marzo ed aprile 2020 con lo stesso periodo 2019 c’è un calo del 47%. E, dai dati di Banca d’Italia, gli impieghi risultano calati di più di 500 milioni (aprile 2019 su aprile 2020), stesso valore in riduzione registrato da tutta l’industria nel suo complesso. Nel settore del legno, altro pesantemente colpito dalla crisi nel pre Covid, sempre ad aprile sono state registrate dall’Inps più di 1,7 milioni di ore di ammortizzatori sociali richieste, con il dato peggiore a Pisa con più di 350mila ore e ancora Firenze con poco più di 300 mila. Oggi possiamo dire che siamo usciti dall’emergenza? In parte sì, anche non siamo ritornati ancora ai numeri pre Covid dei lavoratori in attività, aumentano gli appalti pubblici e i lavori sia nel numero assoluto che nell’importo complessivo (con circa 150 milioni di euro in più dello stesso mese di maggio dell’anno precedente). Nel manifatturiero invece ci sono molti ordini precedenti al fermo Covid che le imprese cercano di evadere, ma se non arrivano nuovi ordini sarà dura, soprattutto per i settori non edili e che si rivolgono molto all’export ad oggi quasi fermo. Occorre cambiare paradigma e ciò vuol dire anche cambiare la capacità per le imprese di adattarsi al mercato: l’assioma che un mercato flessibile deve avere un lavoro flessibile (precario) è totalmente sbagliato anzi, alla flessibilità del mercato va risposto con la capacità produttiva di adattarsi, innovazione nei macchinari e nei processi, formazione. Se servono 1,5 milioni di banchi per riaprire le scuole e in pochi li producono, le aziende devono essere in grado di rispondere adattando la produzione. Molte aziende in Toscana sarebbero in grado di farlo, come ad esempio chi produce arredamenti per ufficio o per negozi. L’auspicio è che provino a partecipare al bando previsto.

LE PROPOSTE DELLA FILLEA CGIL TOSCANA

Intervenire per bloccare i licenziamenti e stanziare cifre considerevoli per gli ammortizzatori sociali è stato decisivo per evitare una ricaduta sociale devastante. Ovvio che questi interventi hanno permesso di affrontare l’emergenza, ma adesso occorre affiancare una prospettiva per contrastare possibili tracolli nei posti di lavoro, ripensare il modello di sviluppo che ha mostrato tutte le sue contraddizioni e creare lavoro, che è l’unico modo per guardare al futuro. Che non torneremo alle condizioni pre Covid è certo, non è però indifferente quale strada decidiamo di prendere e dove indirizziamo il cambiamento. Che l’edilizia sia un motore per la ripresa del paese non c’è dubbio, non è legata all’export e produce velocemente un effetto moltiplicatore su tutti gli altri settori.
La Toscana può essere da esempio e apripista per un nuovo modello di sviluppo, e quelli che la Fillea Cgil pone sono alcuni temi che possono dare questa sterzata: chiediamo a chi si appresta a governare questa regione di farsene carico. Cambiare modello di sviluppo per noi significa passare da quello basato su ulteriore consumo di suolo, e cementificazione selvaggia, ad una visione diversa che trova i suoi fondamenti nella rigenerazione urbana (la legge regionale Marson sul governo del territorio 65/14 va in questa direzione e va salvaguardata), una scelta ambientale e ambientalmente sostenibile che riqualifichi il patrimonio esistente, che punti sull’efficientamento energetico sia degli immobili pubblici che privati, a cui fra l’altro è legato il 35% degli obiettivi di riduzione delle emissioni. Attendiamo di leggere i decreti attuativi per il superbonus al 110%, due già varati dal Mise, dopodiché un ruolo importante per il funzionamento delle nuove misure sarà giocato dalle banche, cioè dagli enti che dovranno ‘acquistare’ il credito d’imposta. E qui bisognerà capire come si comporteranno e quali strumenti adotteranno. Rigenerazione significa anche riqualificare le periferie e/o le aree delle nostre città, recuperare aree dismesse, i piccoli centri storici, le aree interne e le isole per ridare dignità a quelle collettività che ancora le abitano, e che spesso vivono in condizioni di disagio abitativo o di lontananza da servizi anche essenziali. Cambiare modello di sviluppo significa anche abbandonare l’idea che la ripresa passi dalla deregolamentazione, e che non è accettabile che le regole siano viste come un freno allo sviluppo. Procedure più semplici e soprattutto tempi certi possono invece essere d’aiuto. Partendo dalla riduzione dei tempi di progettazione e autorizzazione. Il nodo fondamentale, non affrontato dal Dl semplificazione, è la qualificazione e la riduzione delle stazioni appaltanti. La perdita di molte figure tecniche anche a causa del blocco del turnover dei dipendenti pubblici ha aggravato la situazione. Adottare il Durc di congruità per appalti pubblici e privati al fine di garantire la corretta applicazione dei contratti e delle norme, e un sistema telematico di rilevazione delle ore lavorate diffuso, sarebbero invece un modo per combattere le irregolarità nei rapporti di lavoro e una garanzia per le committenze.

Turismo, CGIL: a Firenze 80% strutture chiuse, 10% camere occupate in quelle aperte

Stamani biciclettata nelle vie del centro della città per ripercorrere le tappe del turismo che non c’è più.  Cgil e la Filcams Cgil Firenze chiedono “il prolungamento degli ammortizzatori sociali e del blocco dei licenziamenti” e di “cambiare radicalmente modello di offerta, verso uno più sostenibile”.

Attraverso una iniziativa itinerante nelle strade del centro di Firenze con oltre 50 biciclette, promossa dalla Cgil Firenze e dalla Filcams Cgil Firenze, le lavoratrici e i lavoratori di bar, ristoranti, alberghi e musei hanno ripercorso stamani le tappe del turismo che non c’è più, per raccontare i danni del Covid al settore, chiedere “il prolungamento degli ammortizzatori sociali e del blocco dei licenziamenti” ed affermare ancora una volta che “occorre cambiare radicalmente modello di turismo.

Oggi solo il 20% delle strutture ricettive (alberghiere e extraalberghiere) di Firenze e provincia sono aperte, per l’80% sono chiuse. Nelle strutture aperte, l’occupazione delle camere è al 10%. Tra Firenze e provincia ci sono nel turismo circa 30mila addetti: la metà nel sistema ricettizio (per il 50% circa si tratta di dipendenti diretti, per il resto si tratta di dipendenti indiretti, terziarizzati, a chiamata, stagionali), l’altra metà tra pubblici esercizi e sistema museale. Nell’emergenza Covid, la Filcams Cgil fiorentina ha siglato circa un migliaio di accordi con le aziende locali per gli ammortizzatori sociali. Questi ultimi, legati al Covid, in alcuni casi sono terminati, in altri casi stanno finendo e già diverse aziende stanno chiedendo di attivare l’uso di quelli ordinari.

Riguardo alle politiche per un  turismo ‘diverso’ Cgil e Filcams Cgil di Firenze chiedono: diffusione dei flussi turistici, policentrismo culturale, riconversione produttiva del centro storico, argine agli affitti turistici e lotta alla rendita, il tutto in una visione realmente metropolitana, sono infatti temi che potranno essere realmente affrontati solo se cambia il modo di lavorare nell’industria turistica. Occorre risolvere la precarietà figlia prima di tutto di lavoro a chiamata, tirocini e contratti a tempo determinato; affrontare il tema del lavoro povero prodotto dalla diffusione dei contratti part time, delle esternalizzazioni e della mancata applicazione dei contratti nazionali di riferimento; lottare contro l’illegalità e il lavoro nero o grigio; sostenere tutti quei lavori legati al turismo.

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