Toscana Pride, in 30mila sfilano a Livorno

Livorno, “Oggi a Livorno eravamo 30 mila. Dopo tre anni di stop a causa della pandemia, è esplosa la nostra voglia di Pride. Non ci aspettavamo una partecipazione così ampia. Abbiamo scritto una pagina di storia di questa città e della nostra Toscana”. Così il comitato Toscana Pride commenta il successo della manifestazione.

Il corteo del Toscana Pride ha sfilato da piazza della Repubblica al lungomare fino alla Terrazza Mascagni ma nel consueto ‘balletto’ delle presenze alle manifestazioni, sarebbero 15 mila i partecipanti per la questura.

La parata, spiegano da Toscana Pride, ha confermato che c’è una parte del mondo “che non si arrende all’odio e alla violenza, che non si rassegna alle ingiustizie, che vuole restare umana e combatterà al nostro fianco, contro l’emergere di vecchi e nuovi fascismi”.

Coloratissima e festosa la ‘Livorno Arcobaleno’ che ha ospitato il Toscana Pride ha risposto in massa all’appello del Comitato organizzatore: “Grazie a tutte le persone – sottolineano dal comitato – che con la loro presenza hanno voluto testimoniare l’impegno quotidiano nella lotta alle discriminazioni e all’odio. Insieme alla società civile alleata e presente in massa, la comunità arcobaleno ha dato una risposta colorata e pacifica ai venti d’odio che soffiano già da qualche tempo sul nostro Paese”.

“A chi vuol farci indietreggiare sulla strada dei diritti – concludono da Toscana Pride – a chi applaude per aver affossato una legge di civiltà, a chi costruisce la propria politica sui No e sui muri, abbiamo fatto sentire la nostra voce forte ed unita. Chi ci descrive come una minaccia all’ordine pubblico e al pubblico decoro, chi ci vorrebbe silenti e conformi, oggi ha perso. Veniamo al Pride per portare avanti il sogno di libertà di Sylvia, Marsha e di tutte le altre ragazze di Stonewall e per rivendicare diritti e tutele per chi non ne ha o ne ha solo a metà. Per Cloe Bianco e per tutte le persone che come lei, hanno pagato a caro prezzo la propria libertà”.

Alla manifestazione anche l’assessora regionale Alessandra Nardini che ha la delega alle Pari opportunità e all’attuazione della legge regionale contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, accompagnata dal Gonfalone della Regione. “Per le istituzioni e’ un dovere essere qua – commenta l’assessora – la Regione ha dato il suo patrocinio a questa manifestazione con grande convinzione e oggi siamo a Livorno, finalmente di nuovo in presenza alla grande parata, per testimoniare il nostro impegno al fianco della comunità Lgbtqia+. La Toscana, come andiamo ripetendo, è da sempre terra di diritti, è da sempre in prima linea nella lotta contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere. Dopo essere stata la prima regione a dotarsi di una legge in questo senso, oggi chiediamo, insieme a tante amministrazioni comunali e provinciali in tutta la Toscana, che il Parlamento approvi finalmente una legge nazionale”.

“Il Pride non è soltanto un’occasione per celebrare la diversità, ma è anche un momento tutto politico che richiama l’attenzione della società sul tema della parità dei diritti – Così, in una nota, la vicepresidente dei senatori Pd Caterina Biti – I valori di uguaglianza e lotta a ogni forma di discriminazione alla base di questo evento sono nel Dna del Partito Democratico e per questa ragione non ci stancheremo di stare al fianco di chi oggi è in piazza per chiedere una società più aperta e più giusta”.

“È una bella giornata. Una giornata di festa che dimostra come la Toscana è stata e resterà sempre dalla parte giusta della storia – ha detto il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo – La nostra regione sia sempre stata terra di diritti, inclusione e accoglienza. Non possono esserci differenze sulla base dell’orientamento di genere. Il mondo Lgbtqia+ è il mondo di tutti, è il nostro mondo e il tema dei diritti civili deve essere fra i primi nell’agenda politica italiana. Essere parte dell’Unione Europea significa anche mettersi in pari su tutti questi temi con gli altri paesi del nostro continente che hanno già fatto passi in avanti”.

Piscine a rischio per ‘caro’ bollette, i sindaci : “servono ristori”

Svariate Amministrazioni comunali su iniziativa dei sindaci di Borgo San Lorenzo, Pontassieve ed Empoli, in provincia di Firenze, hanno sottoscritto una lettera inviata al presidente della Regione Eugenio Giani e alla sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali per “richiedere ristori adeguati e immediati per un settore che rischia il default”.

“Negli ultimi mesi del 2021, ad aggravare una situazione già provata dalle chiusure dovute al Covid, è arrivato l’aumento delle bollette di energia e gas, con rincari medi di oltre il 60%, insostenibili per la gestione dei servizi. Per un impianto medio parliamo di bollette mensili passate da 5mila e 13mila euro”. E’ quanto si legge si legge in una nota, scritta  su iniziativa dei sindaci di Borgo San Lorenzo, Pontassieve ed Empoli, in provincia di Firenze, ed  inviata al presidente della Regione Eugenio Giani e alla sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali per “richiedere ristori adeguati e immediati per un settore che rischia il default”

Le piscine pubbliche in Toscana, gestite direttamente o indirettamente dai Comuni, rischiano insomma la chiusura se non si pone rimedio.

L’appello è stato firmato dai Comuni di Firenze, Fucecchio, Sesto Fiorentino, Impruneta, Certaldo, San Gimignano, Scandicci, Lastra a Signa, Reggello, Greve in Chianti, Figline Incisa e Montespertoli, in provincia di Firenze, insieme ai colleghi di Santa Croce sull’Arno e Pontedera, in provincia di Pisa, e di Poggibonsi e Colle di Val d’Elsa, in provincia di Siena.

A sostegno ella richiesta di ristori arriva la presa di posizione dei  senatori Pd toscani Caterina Biti e Dario Parrini, che dicono  “condividiamo la preoccupazione di alcuni sindaci toscani – – che hanno scritto al Governo e alla Regione per segnalare l’aggravio dei costi per la gestione delle piscine comunali a seguito dell’aumento delle bollette di energia e gas. Abbiamo dunque chiesto alla sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali un incontro a stretto giro per affrontare e risolvere questo problema”.

Marradi, fabbrica marron glaces delocalizza produzione a Bergamo

“E’ una pugnalata al cuore del nostro paese” dice il sindaco di Marradi, Tommaso Triberti.

La proprietà dell’azienda Ortofrutticola del Mugello, la bergamasca Italcanditi, ha annunciato di voler chiudere lo stabilimento di Marradi (Firenze) per spostare a Bergamo tutta la produzione di marron glaces. E’ quanto rivela in un post su Facebook il sindaco di Marradi, Tommaso Triberti, che domani pomeriggio parteciperà a un’assemblea con istituzioni locali e sindacati. Ortofrutticola del Mugello occupa una decina di lavoratori a tempo pieno e 80-90 stagionali all’anno per la produzione, mobilitando un forte indotto locale di produttori e raccoglitori.

“E’ una pugnalata al cuore del nostro paese – ha affermato Triberti -, capitale del Marrone, e della nostra comunità. La fabbrica dei marroni, come la chiamiamo noi, è la fabbrica di Marradi, un punto di riferimento e un volano per tutto il territorio e faremo di tutto perché questo non accada. Abbiamo tutti un familiare, un amico, che ci lavora. E’ un presidio fondamentale per garantire la vita della nostra piccola comunità”. Lo stabilimento di Marradi ha circuiti di canditura completi di linee automatiche e semi-automatiche per confezionamento di marron glaces: entrano in lavorazione circa 7.000 tonnellate all’anno di castagne. Italcanditi, attiva nella produzione di semilavorati per l’industria dolciaria e lattiero-casearia, ha rilevato nel 2020 il 100% di Ortofrutticola del Mugello: dal 2019 l’azienda bergamasca è controllata dal fondo Industrialinvest.

“L’annunciato spostamento dello stabilimento della Ortofrutticola del Mugello di Marradi è un durissimo colpo al tessuto sociale ed economico del nostro territorio. La fabbrica dei marroni è infatti un punto di riferimento per la produzione della zona e contribuisce al racconto del marrone come prodotto d’eccellenza simbolo di Marradi. Saremo a fianco delle istituzioni e delle rappresentanze dei lavoratori nel tentativo di scongiurare questo spostamento, che rischia di impoverire il territorio economicamente e dal punto di vista sociale e culturale”. Così la senatrice di Firenze e vicepresidente della Commissione Agricoltura del Senato, Caterina Biti (PD), commenta l’annuncio della chiusura e dello spostamento da Marradi (Firenze) a Bergamo dello stabilimento della Ortofrutticola del Mugello, punto di riferimento nella produzione dei marroni di Marradi.

Per Dario Nardella, Sindaco della Città Metropolitana di Firenze, “la delocalizzazione non è un problema solo internazionale ma anche interno. E’ un meccanismo sbagliato che consiste sostanzialmente nel trasferire attività produttive che fanno profitti in altre aree dove proprietari e azionisti guadagneranno ancora di più, scaricando per questo motivo la mano d’opera, accantonata come un’appendice. I lavoratori sono attori primari della generazione della ricchezza, ma ne vengono estromessi. La decisione della nuova proprietà dell’Ortofrutticola del Mugello di chiudere lo stabilimento di Marradi per spostare l’attività a Bergamo oltre a essere inaspettata deve essere fondata su motivazioni veramente gravi per poter essere sostenuta. Sia chiaro che noi non staremo a guardare”.
“Noi rispettiamo i principi di libera concorrenza e di libera iniziativa economica – sottolinea Nardella –  ma essi devono essere sempre sorretti da motivazioni chiare e non possono derogare ai diritti sociali e alla qualità del lavoro”.
La ricchezza “è vincolata alla responsabilità sociale e occupazionale e non possiamo permettere che la comunità di Marradi venga colpita al cuore, nelle famiglie, nelle persone, nelle speranze che danno vita e certezze per andare avanti. Se oggi tocca a Marradi con un vantaggio immediato per Bergamo, domani starà a Bergamo per un’altra realtà. Bisogna aggredire letteralmente questa modalità non solo a livello di normativa europea ma anche nazionale”.
La Città Metropolitana “sarà al fianco del Sindaco Tommaso Triberti, della comunità di Marradi e dei lavoratori”.

Sul tema è intervenuta la regione Toscana. Il tavolo dell’Unità di crisi è convocato il 3 gennaio alle 11 per discutere della “Ortofrutticola del Mugello”: la bergamasca Italcanditi, proprietaria dell’azienda, ha infatti annunciato di voler chiudere lo stabilimento di Marradi (Firenze) per  spostare la produzione di marron glaces a Pedrengo.

A contattare l’Unità di crisi regionale, spiega Valerio Fabiani, consigliere per il lavoro e crisi aziendali del presidente Eugenio Giani, è stato lo stesso sindaco di Marradi, Tommaso Triberti. Al tavolo regionale, oltre alle strutture dell’Unità di crisi, parteciperanno sia il sindaco che i sindacati.

L’azienda conta una decina di dipendenti a tempo pieno, a cui vanno sommati i lavoratori stagionali, che nei momenti di maggior richiesta fanno oscillare il numero totale tra le 60 e le 100 unità, di cui circa l’80 per cento donne.

Nata nel 1984 su iniziativa dell’allora Comunità Montana del Mugello, la “fabbrica dei marroni” (come viene chiamata) è un punto di riferimento per il territorio e perno dell’economia locale.

Ddl Zan: la delusione della Toscana, “Persa occasione su strada dei diritti”

Ddl Zan: “L’Italia ha perso una grande occasione sulla strada dei diritti e della dignità delle persone”. Così il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Antonio Mazzeo, commenta su Facebook l’approvazione della cosiddetta tagliola in Senato sul disegno di legge Zan contro l’omotransfobia. Mazzeo è stato uno dei primi esponenti delle istituzioni locali ad esprimersi. Molti hanno poi condiviso amarezza e condanna sui propri profili social.

“Gli italiani hanno visto cosa sarebbe l’Italia governata a maggioranza da queste destre. Cosa sarebbe un Parlamento allineato con gli attuali Parlamenti ungherese e polacco”. Così il segretario Pd e parlamentare toscano Enrico Letta, su twitter.

“L’intera gestione della vicenda, da maggio ad ora, è stata certamente fallimentare. Non si tratta di essere Cassandre, ma di conoscere l’Aula in modo approfondito. Anche l’apertura del segretario Letta è stata sì opportuna ma decisamente tardiva”. Così il senatore Pd Andrea Marcucci in un’intervista al quotidiano ‘Avvenire’, parlando del ddl Zan. “Le responsabilità del voto di ieri sono molteplici – continua Marcucci – di un centrodestra arretrato, di un centrosinistra timido, certamente. Io sono abituato alla concretezza, mi appassiono ai disegni di legge che hanno chance di essere approvati, non all’elenco dei desideri. Tra i miei colleghi, sicuramente qualcuno non aveva buoni voti in matematica ed ha accumulato molti problemi nei calcoli. Fuor di metafora, il risultato non c’è stato perché politicizzare eccessivamente un provvedimento come questo è sbagliato. E’ diventata la legge del Pd, utile per alzare la bandierina ma dannosa per l’esito, come è evidente”, conclude il senatore.

“Sul DDL Zan la storia renderà conto di chi ha combattuto con coraggio per avere una legge di giustizia e di chi ha mentito, ingannato e avvelenato i pozzi.
Oggi la destra affossa qualsiasi legge contro l’omotransfobia sputando sulla vita e le speranze di migliaia di persone. Eccoli qui, a urlare e festeggiare per aver ammazzato l’unica possibilità che avevamo in questa legislatura di tutelare chi viene escluso, ferito, picchiato per ciò che è.  È una festa oscena sulle vite, sul dolore, sui lividi degli italiani”, scrive in un posto sul suo profilo fb la senatrice Pd fiorentina Caterina Biti.
Con lo stop alla legge Zan “non avete affossato solo una legge giusta ma calpestato tutte le persone che vivono nella paura di potersi amare e difendere. Avete umiliato i diritti e premiato gli omofobi. E lo avete fatto urlando e con disprezzo. Che vergogna!”. Lo scrive su Twitter il sindaco di Firenze, Dario Nardella.

Sul Ddl Zan “non capisco perché chiedere il voto segreto, perché i parlamentari si devono vergognare della propria opinione su questi temi. Nel 2021 c’è da vergognarsi delle opinioni sui diritti civili?”. Lo ha chiesto intervenendo anche su Rai 1. Con questo voto cala il sipario sul Ddl? “La battaglia per i diritti civili non finisce mai”, risponde. “Certo, è una delusione. Mi ha colpito molto ed è stato triste vedere il tifo da stadio, gli applausi dei senatori, come se qualcuno avesse vinto. Secondo me quando si fanno passi indietro sui diritti civili non vince nessuno”.

Insoddisfazione espressa dal Comune di Prato. “Pur sapendo che la scelta del voto segreto nell’aula del Senato è legittimo non la condivido- spiega l’assessora comunale alle Pari opportunità Ilaria Santi- perché sono convinta che ognuno debba assumersi le responsabilità del proprio voto e delle proprie scelte, che sui diritti non si scherzi e non ci si debba nascondere”. Il Comune di Prato, ricorda l’assessora, “sta facendo insieme agli altri comuni della Provincia un percorso importante contro le discriminazioni e su questi argomenti non ci dobbiamo assolutamente dividere”. Pertanto, sostiene Santi, “vedere bloccata una legge che punisce chi discrimina provoca amarezza e delusione. Per quanto nelle nostre e competenze di amministratori di Comuni continueremo, insieme alle associazioni, a portare avanti il riconoscimento dei diritti di tutti e tutte”.

“L’affossamento del Disegno di Legge Zan contro l’omolesbobitransfobia è una marcia indietro grave nel cammino di emancipazione culturale del nostro Paese, uno stop pesante all’affermazione dell’eguaglianza dei diritti delle persone contenuta nell’art. 3 della Costituzione, un atto di inciviltà politica che si inserisce cupamente nella negazione in atto, da parte delle destre al governo di alcuni paesi europei, del contrasto alla violenza ed alle discriminazioni basate sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere – si legge in una nota diffusa da Firenze Città Aperta –  In Italia questo avviene grazie all’alleanza in Parlamento fra le forze della destra e parte del centrosinistra, grazie soprattutto ai voti di Italia Viva, ampiamente e non da ora minacciati e usati come arma di ricatto. Una sconfitta annunciata dell’equità e della democrazia, che mette in luce tutte le contraddizioni e la debolezza intrinseca del centrosinistra, non solo sul terreno dei diritti sociali ma anche su quello dei diritti civili”.

Borgo S.L.: consigliere Lega usa immagine Auschwitz contro avversari politici. PD: “scandaloso”

La senatrice del partito Democratico posta un post del consigliere Paolo Ticci di Borgo San Lorenzo. “Questo modo di (non) fare politica è un grave insulto alla storia e alla nostra coscienza civile.

Questo il testo del post della Senatrice Biti

Questo post è apparso oggi, 7 giugno 2020.
Lo ha scritto un consigliere comunale di Borgo San Lorenzo, del gruppo della Lega.
Il personaggio si qualifica da solo.
Per quanto mi riguarda, non posso che condannare chi – facendo parte delle istituzioni democratiche di questo paese – usa immagini del genere per attaccare le scelte degli avversari politici.
Questo modo di (non) fare politica è un grave insulto alla storia e alla nostra coscienza civile.

Sulla questione sono intervenuti anche i consiglieri comunali del Pd di Borgo San Lorenzo

“Si può non essere d’accordo sulle scelte politiche scolastiche: il dibattito che si sta animando sui social, e non solo, ne è la prova. È legittimo, perché la libertà di opinione è un principio fondante della democrazia. Ma quello che abbiamo letto sul profilo Facebook del Consigliere Comunale Ticci, va oltre ogni ragionevole pensiero.
Ci teniamo solo a specificare che non molto tempo fa (era il 28 novembre 2019) il Consiglio Comunale di Borgo San Lorenzo ha approvato il conferimento della cittadinanza onoraria alla Senatrice Liliana Segre. Anche su questo non stiamo a sottolinarne il significato: preferiamo ricordare che, meritoriamente, c’era stato anche il voto favorevole del gruppo Lega, compreso quello del “Consigliere Bsl Claudio Ticci”.
(…) Sappiamo solo che ciò che abbiamo letto è inaccettabile. Pertanto invitiamo tutti i consiglieri comunali e tutti i gruppi politici di Borgo San Lorenzo a prendere le distanze da quanto affermato dal consigliere Claudio Ticci.
Su alcune questioni non possono esistere opinioni divergenti o fraintendimenti: nessuno può arrogarsi il diritto di strumentalizzare uno dei simboli cardine dell’ Olocausto nazista”

Forteto: Piarulli presidente commissione inchiesta

La senatrice del M5s Angela Bruna Piarulli è stata eletta presidente della commissione d’inchiesta sul Forteto, sui casi di molestie sessuali e pedofilia che sarebbero avvenuti nella comunità del Forteto, nel comune di Vicchio in provincia di Firenze.

“Inizio il mio lavoro alla presidenza della commissione d’inchiesta sul Forteto con la determinazione e la voglia necessarie ad affrontare il gravoso e importante impegno che ci attende. Mi auguro si possa fare un lavoro di squadra con tutti i colleghi di ogni gruppo parlamentare. E’ indispensabile fare piena chiarezza sui fatti drammatici avvenuti nella comunità toscana, su soprusi e violenze inflitti ripetutamente nei confronti dei minori, già colpiti dalle difficoltà incontrate nelle loro famiglie. Ritengo sia nostro dovere affermare ovunque la legalità e, nel caso specifico, rafforzare il senso di responsabilità di tutti gli italiani rispetto alla vicenda Forteto e alla verità da ricercare con il massimo impegno”. Così in una nota la senatrice del M5s Bruna Piarulli, neopresidente della commissione bicamerale d’inchiesta sui fatti avvenuti nella comunità Il Forteto di Vicchio, in provincia di Firenze. “Voglio ringraziare sinceramente la senatrice Laura Bottici – ha aggiunto – che con tutte le sue forze ha voluto l’istituzione di questa commissione d’inchiesta, è il risultato di una lunga e appassionata battaglia di civiltà”.

“Alla quinta convocazione, la sua costituzione aveva acquisito contorni thrilling. Finalmente, però, stamattina la Commissione parlamentare d’inchiesta sugli affidi all’interno della comunità-setta del Forteto in Mugello, nella provincia di Firenze si è insediata. Dopo quattro rinvii, stamani il lavoro di anni trova il proprio coronamento”. Lo afferma in una nota l’on. Stefano Mugnai (Fi) sull’avvio della Commissione bicamerale d’inchiesta sui fatti del Forteto. “Non un traguardo – prosegue -, bensì un punto di ripartenza che rende possibile avviare gli approfondimenti sui drammatici abusi a danno di minori affidati a quella comunità degli orrori e sulle responsabilità politico-istituzionali che di quei fatti sono state la cornice”.

Mugnai segue la vicenda fin dal 2012 quando, all’epoca in Consiglio regionale della Toscana, fu presidente della commissione regionale di inchiesta che si occupò del Forteto dove, ricorda “vigeva un sistema di vita dagli schemi ribaltati, in cui la disgregazione della famiglia era un valore così come le pratiche sessuali sui minori e la distorsione delle naturali dinamiche relazionali. I bambini lì collocati subivano manipolazioni e violenze di ogni tipo, morali e materiali. E tutto questo orrore è andato avanti per 30 anni finché i bambini di allora, divenuti giovani adulti, non hanno trovato il coraggio di denunciare ottenendo ragione lungo tre gradi di giudizio culminati nella condanna in via definitiva dei loro aguzzini”.

La senatrice del M5s Laura Bottici, promotrice della commissione parlamentare dell’inchiesta sul Forteto con un disegno di legge presentato al Senato dal 2015, afferma: “Abbiamo il dovere morale, come rappresentanti dei cittadini nelle istituzioni, di fare chiarezza per evitare il ripetersi di queste atrocità in altre parti d’Italia. Lo dobbiamo alle vittime, ai loro familiari, a noi tutti”. “Oggi è stato eletto il presidente della commissione, Angela Bruna Piarulli, a cui faccio i migliori auguri di buon lavoro – aggiunge Bottici – È un giorno speciale, uno di quelli che segnano un traguardo che in realtà è solo un nuovo punto di partenza per arrivare alla meta”. E conclude: “La commissione sarà dotata di specifici poteri ispettivi per accertare i fatti e le ragioni per cui le pubbliche amministrazioni e le autorità giudiziarie interessate, comprese quelle investite di poteri di vigilanza, abbiano proseguito ad accreditare come interlocutore istituzionale la comunità Il Forteto, anche a seguito di provvedimenti giudiziari riguardanti abusi sessuali e maltrattamenti riferiti a condotte al suo interno”.

I componenti di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia in una nota affermano: “Dopo un anno dalla sua approvazione in Parlamento e cinque rinvii, la Commissione d’inchiesta sul caso Forteto si è finalmente insediata. Dal 13 aprile 2012, data del primo incontro pubblico organizzato insieme alle vittime, il centrodestra chiede pubblicamente l’istituzione di una commissione d’inchiesta parlamentare sul Forteto. Adesso è necessario non perdere altro tempo ed iniziare subito i lavori per dare giustizia alle migliaia di persone coinvolte in questa terribile vicenda fatta di abusi fisici e psicologici, su minori e non solo. Auspichiamo che anche in Parlamento possa esserci lo stesso spirito che ha contraddistinto i lavori delle due commissioni d’inchiesta del Consiglio regionale della Toscana che, grazie alle denunce delle vittime e al lavoro della Magistratura, hanno contribuito in modo decisivo a far emergere i fatti. Da parte nostra lavoreremo, come abbiamo sempre fatto, con il massimo senso di responsabilità come richiede una vicenda del genere, senza strumentalizzazioni, ma non fermandosi di fronte a niente e nessuno nella ricerca della verità”.

La senatrice del Pd Caterina Biti dichiara: “Oggi, dopo tanti mesi, finalmente si è insediata la commissione d’inchiesta sul Forteto. Quando mesi fa votammo in aula per la sua costituzione, fui proprio io a fare la dichiarazione di voto per spiegare che il Pd avrebbe votato convintamente con l’obiettivo di fare (ancora, se necessario) chiarezza per rispetto e dovere nei confronti delle vittime e delle loro famiglie, per garantire all’azienda, ai suoi lavoratori e a tutto un territorio di continuare a operare e per non permettere nessuna strumentalizzazione politica di questa vicenda così dolorosa e terribile. Ecco che oggi arriva il momento di iniziare a lavorare con questi obiettivi sempre davanti. Ringrazio i colleghi della commissione che mi hanno votata per il ruolo di segretario di commissione (insieme a una senatrice di FI) e sono sicura che potremmo fare un lavoro serio e importante, come questo servizio e il nostro ruolo ci richiedono”.

“Sono convinto che anche la commissione parlamentare” bicamerale d’inchiesta sulla comunità il Forteto di Vicchio (Firenze) “potrà offrire un contributo su una vicenda che chiede approfondimento, scoperta e delineazione dei fatti che sono avvenuti affinché non avvengano più”. Così invece il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani ha commentato, a margine di una conferenza, la nomina della senatrice del M5s Bruna Piarulli eletta presidente della commissione d’inchiesta sulla comunità finita al centro di processi per maltrattamenti e abusi sui minori.

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