In Toscana tasso di mortalità perinatale più basso e nessuna morte evitabile

La Toscana ha azzerato la mortalità perinatale evitabile ed è la regione con il più basso numero di morti perinatali, fra le tre che hanno partecipato al progetto SPItOSS (Italian Perinatal Surveillance System), un progetto pilota di sorveglianza della mortalità perinatale condotto dall’ISS, l’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con Lombardia, Toscana e Sicilia, e finanziato dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm) del Ministero della salute.

Per la Toscana, il progetto è coordinato dall’Osservatorio di epidemiologia dell’Ars, l’Agenzia regionale di sanità. Le informazioni sono state raccolte in 138 presidi sanitari dotati di unità di ostetricia, neonatologia  o terapia intensiva neonatale delle tre regioni che hanno partecipato al progetto.

Obiettivo dello studio, raccogliere i dati necessari a identifcare e monitorare il fenomeno, per descriverne le cause e i fattori di rischio per migliorare la qualità dell’assistenza e contribuire a ridurre le morti perinatali evitabili. I dati, raccolti dal 1° luglio 2017 al 30 giugno 2019, hanno evidenziato che ogni 1.000 gravidanze oltre la 28esima settimana di gestazione in Toscana sono morti in utero o entro 7 giorni di vita 2,9 bambini; in Lombardia 3,5 e in Sicilia 4. “Il tasso nazionale di mortalità perinatale prodotto dall’Istat – sottolineano gli epidemiologi dell’Ars – è pari a circa 4 decessi ogni 1.000 nati vivi, un valore che colloca l’Italia in linea con Paesi, come la Francia e il Regno Unito, che hanno sistemi socio-sanitari analoghi al nostro”.

Lo studio ha valutato anche la evitabilità delle morti perinatali: in Toscana è risultata pari a zero, 11% in Lombardia e 38% in Sicilia. Dunque, nessuna delle morti perinatali avvenute in Toscana nel periodo considerato dallo studio poteva in alcun modo essere evitata.

“Per questi risultati – dice l’assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi – devo ringraziare i vari attori del sistema che da anni collaborano con i nostri uffici in maniera coerente e coordinata. Il Comitato percorso nascita regionale ha lavorato in sinergia con la Rete pediatrica regionale, Ars, Laboratorio MeS, Centro regionale rischio clinico e professionisti delle aziende, con uin impegno a 360 gradi: dall’analisi di dati e processi fino alla strutturazione di reti cliniche, comitati e gruppi di lavoro dedicati, interventi di formazione e aggiornamento. Questo ha permesso di garantire sempre maggiore sicurezza e appropriatezza nel nostro percorso nascita”.

“Siamo molto orgogliosi e contenti di questi risultati, che non consideriamo un punto di arrivo, ma un punto di partenza per migliorare ancora – è il commento del professore Carlo Dani, ordinario di pediatria Unifi, direttore della Terapia intensiva neonatale di Careggi e coordinatore della Rete delle neonatologie della Regione Toscana – Questi risultati non vengono a caso, ma sono il frutto del lavoro molto buono fatto dal Percorso nascita regionale e dalla Rete pediatrica, con la classificazione dei punti nascita e la regolamentazione del trasporto protetto delle madri con gravidanze a rischio (Stam) e dei neonati (Sten)”.

Un altro dato interessante è quello sui cesarei. I punti nascita che riferiscono di praticare oltre il 35% dei tagli cesarei (cioè oltre il valore medio nazionale) sono il 10% in Lombardia, il 13% in Toscana e il 69% in Sicilia.

Per approfondimenti consulta la pagina di Epicentro dedicata alla sorveglianza della mortalità perinatale: https://www.epicentro.iss.it/itoss/SorveglianzaMortalitaPerinatale

Siena: donna morta dopo cesareo, Regione invia commissione esperti

La commissione d’esperti istituita da Regione Toscana, venerdì 28 giugno andrà all’ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena per un audit in merito al decesso della donna di 38 anni, avvenuto al policlinico il 14 giugno scorso, in seguito a complicazioni sopraggiunte dopo il parto cesareo d’urgenza effettuato il 29 gennaio scorso. Il pool di esperti analizzerà l’adeguatezza del percorso clinico assistenziale messo in atto dagli operatori delle Scotte.

L’attività di questo audit sarà coordinata dal Centro regionale gestione rischio clinico (GRC), che ha individuato i quattro esperti: il professor Carlo Dani, neonatologo, Università di Firenze, auditor GRC; il professor Federico Mecacci, ginecologo, Università di Firenze, gruppo regionale ostetricia e ginecologia; il dottor Armando Cuttano, neonatologo, Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana, comitato scientifico GRC; il dottor Gian Luca Bracco, ginecologo, Asl Toscana nord ovest.

All’assessore regionale alla sanità era stata richiesta un’apposita commissione di esperti dalla stessa direzione dell’ Azienda ospedaliero universitaria senese “per analizzare il comportamento dell’ospedale” e “in un’ottica di totale trasparenza” quale “ulteriore strumento di analisi” spiega in una nota l’ospedale “per ricostruire i diversi eventi che hanno caratterizzato il complesso percorso clinico-assistenziale della paziente”.

La donna è morta nel reparto di terapia intensiva delle Scotte dove si trovava in coma farmacologico, in seguito alle complicazioni sopraggiunte dopo il parto cesareo d’urgenza.
Il decesso è avvenuto all’ospedale di Siena lo scorso 14 giugno ma la donna era ricoverata dal 29 gennaio, quando aveva partorito una bambina che gode di ottima salute.

Il marito della donna il giorno dopo il decesso ha presentato esposto ai carabinieri di Siena per far luce sulla vicenda e capire se il parto cesareo d’urgenza poteva essere evitato con uno programmato. Anche una specialista, infatti, si legge sul quotidiano, avrebbe consigliato alla coppia di seguire questa strada prima che alle Scotte venisse dissuasa. La Procura di Siena segue il caso e il pm Valentina Magnini potrebbe disporre l’autopsia sul corpo della donna.

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