Carceri, Firenze: detenuto colpisce agente con sgabello

Aggressione ieri pomeriggio nel carcere di Sollicciano a Firenze: un detenuto di origine maghrebina si è scagliato verso un agente penitenziario colpendolo alla testa con uno sgabello di legno.

L’alta professionalità del personale in quel momento presente ha evitato che la situazione degenerasse, ma l’episodio, che viene reso noto stamani da Antonio Mautone, segretario generale territoriale del sindacato Uil Pa Polizia Penitenziaria di Firenze, ha evidenziato la precarietà della buona condotta nelle carceri: “siamo stufi di dover registrare, ormai quasi quotidianamente, aggressioni e violenze da parte dei detenuti verso il personale di polizia penitenziaria nella struttura fiorentina – commenta Mautone -.

Ci preoccupa notevolmente il clima di violenza che si respira nella struttura e auspichiamo che la stessa nostra preoccupazione sia anche dei vertici dell’Amministrazione Penitenziaria, i quali dovranno intervenire per placare questi episodi”.
“Le aggressioni nei riguardi del personale in servizio negli istituti penitenziari sono ormai in costante aumento”, ha aggiunto.
“E’ ovvio che queste nostre denunce non devono creare allarmismi, ma è del tutto evidente che la frequenza con la quale si registrano eventi critici all’interno delle carceri impone di suggerire ai vertici dell’amministrazione un cambio di rotta e soluzioni immediate a tutela degli operatori che vi operano quotidianamente”.

Mautone ha rivolto auguri di pronta guarigione al collega rimasto ferito.

Idy Diene: Pirrone, vorrei chiedere perdono a moglie

Roberto Pirrone, rispondendo al gip Alessandro Moneti nell’interrogatorio di garanzia tenuto stamani nel carcere di Sollicciano, ha detto che vorrebbe chiedere perdono alla moglie di Idy Diene ed ha ripetuto che l’omicidio non è avvenuto a sfondo razziale. Il gip ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

L’autopsia sul cadavere del venditore ambulante di origine senegalese Idy Diene, ucciso a Firenze il 5 marzo scorso, ha rilevato che l’uomo è stato raggiunto da tre colpi di pistola: i primi due lo hanno ferito ad una spalla e al torace, il terzo alla testa. E’ quanto emerge da fonti inquirenti in attesa, comunque, della relazione completa dell’Istituto di medicina legale. Roberto Pirrone ha sparato più di tre colpi verso Idy Diene sul ponte Vespucci, ma i primi sono andati a vuoto, forse finendo nel fiume Arno.

Secondo ricostruzioni, l’ex tipografo riducendo la distanza camminando verso il senegalese è riuscito poi a ferirlo e ad ucciderlo con una pistola che usava nel tiro a segno sportivo, sport che praticava da qualche tempo in un poligono. Inoltre, sempre secondo quanto appreso, le indagini proseguiranno anche con la raccolta delle testimonianze della moglie e della figlia di Pirrone che gli investigatori della polizia potrebbero sentire tra oggi e domani.

“Vorrei buttarmi ai piedi della moglie dell’uomo che ho ucciso e vorrei chiederle perdono. So di aver dato un dolore immenso”, avrebbe detto Roberto Pirrone, rispondendo al gip Alessandro Moneti nell’interrogatorio di garanzia. L’omicida di Idy Diene si è detto “dispiaciuto, disperato” per quello che ha fatto. “Ogni volta che penso a sua moglie mi metto a piangere”, ha aggiunto. Anche durante l’interrogatorio, in cui era assistito dal difensore Francesca Capei Chiromanni, ha avuto dei cedimenti mettendosi a piangere mentre esponeva la sua versione dei fatti.

Il giudice ha chiesto se c’è stato un motivo razziale nella scelta della vittima ma Pirrone, come già fatto con il pm Giuseppe Ledda e gli investigatori della polizia: “Non gli ho sparato perchè è un nero. Non ci ho neanche pensato, ho sparato al primo che passava”.

“Il mio assistito Roberto Pirrone ha escluso anche stamani, nell’interrogatorio di garanzia, il movente razziale riguardo all’omicidio del venditore ambulante sul ponte Vespucci”, ha poi spiegato l’avvocato Francesca Capei Chiaromanni. Pirrone aveva già detto in questura lunedì scorso dopo l’arresto di aver colpito a caso senza dare nessun rilievo al colore della pelle della vittima.

Pirrone ha aggiunto: “Sono amico di alcuni senegalesi che vivono qui a Firenze e che conosco”. Secondo quanto emerge, Pirrone ha confermato quanto già detto nelle ore successive all’arresto durante l’interrogatorio in questura con il pm Giuseppe Ledda e gli investigatori della polizia. Lo stress per i debiti e le liti in famiglia dovute ad un sopravvenuto disagio economico costituirebbero il contesto che ha portato l’ex tipografo a decidere di suicidarsi e poi, cambiando intenzione, ad uscire di casa armato di pistola sparando per uccidere, così da finire in carcere e liberarsi in questo modo dalla pressione dei creditori.

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