Convalidato sequestro bar Curtatone a Firenze

Il gip di Firenze Maurizio Caivano ha convalidato il sequestro preventivo d’urgenza disposto dalla Dda di Firenze sul bar Curtatone di Firenze – al centro di un’inchiesta a ‘doppio binario’, per traffico di droga con la Spagna, e per bancarotta – e quindi ha dato il ‘via libera’ alla esecuzione del sequestro.

Il provvedimento è stato eseguito stamani dai carabinieri del nucleo investigativo e da personale della GdF della sezione di pg presso la procura. Il sequestro d’urgenza risale al 12 giugno scorso e riguarda l’azienda denominata ‘Bar Pasticceria Curtatone’, in borgo Ognissanti 167/r, per reati di bancarotta fraudolenta. Il sequestro grava su beni il cui valore ammonta a circa 1 milione di euro. Il gip Caivano ha disposto anche il sequestro preventivo di quote societarie di ‘Caffè Italia Srl’ per un valore di 10.000 euro, intestate a due indagati, Luigi Morelli e Renato Sutera.

Il sequestro è per evitare che la libera disponibilità del bene da parte degli indagati possa protrarre od aggravare le conseguenze del reato di bancarotta. Sul ‘Curtatone’, inoltre, il gip ha tolto la custodia giudiziale all’indagato Luigi Morelli, imprenditore e alcuni anni fa esponente riconosciuto politico locale (consigliere comunale a Firenze e coordinatore regionale Udeur in Toscana nel 2000). Contestualmente, quindi, è stato nominato un amministratore giudiziario. La proprietà del bar finora era, tramite prestanome, dei fratelli siciliani Renato Sutera e Giovanni Sutera, entrambi arrestati il 27 marzo scorso dalla Dda. Lo gestivano tramite prestanome. Entrambi sono indicati come esponenti di Cosa Nostra.

In particolare Giovanni Sutera al momento dell’arresto era in libertà condizionata dovendo scontare una condanna all’ergastolo per l’omicidio di mafia della 17enne Graziella Campagna, uccisa a Villafranca Tirrena (Messina) nel 1985 insieme al boss Gerlando Alberti jr. In precedenza lo stesso Giovanni Sutera era stato condannato all’ergastolo per l’omicidio dell’orefice Vittorio Grassi, rimasto ucciso in una sanguinosa rapina con sparatoria a Firenze, in via Datini, il 4 maggio 1982. Sutera fece parte della banda che assaltò il negozio.

Indagini e verifiche di natura patrimoniale e tributaria, hanno portato il sostituto procuratore Giuseppina Mione e gli investigatori di carabinieri e Fiamme gialle ad appurare che nel 2016 i fratelli Sutera, in qualità di amministratori di fatto di una società, la Mela srl dichiarata fallita dal tribunale il 18 ottobre 2017, in concorso col legale rappresentante, Elton Hoxha, in realtà un prestanome, e con l’imprenditore Luigi Morelli, distraevano la somma di 50.000 euro dal patrimonio e lo stesso Bar Curtatone, arrecando danno ai creditori, trasferendolo senza alcun corrispettivo a un’altra ditta, la Caffè Italia srl.
Ditta riconducibile agli stessi indagati. Da questa ricostruzione investigativa è scaturita la necessità di bloccare col sequestro preventivo le quote di Caffè Italia e lo stesso locale bar pasticceria.

 

Droga: procuratore, “Cosa Nostra in centro a Firenze”

“Due esponenti di Cosa Nostra avevano acquistato un bar nel centro di Firenze e intanto si dedicavano al traffico di stupefacenti”. Lo ha sottolineato il procuratore capo di Firenze e della Dda toscana Giuseppe Creazzo commentando l’arresto di Giovanni e Renato Sutera oggi a Firenze, nell’inchiesta della procura di Firenze per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti tra la Spagna e l’Italia.

A capo dell’associazione criminale c’erano i due fratelli di origine siciliana, titolari di fatto di un noto bar-pasticceria nel centro di Firenze. I due ora arrestati e finiti in carcere, avevano costituito la banda finalizzata alla coltivazione in Spagna di ingenti quantitativi di marijuana da importare e commercializzare in Italia. Giovanni Sutera, destinatario di misura di custodia cautelare in carcere, si trovava in libertà condizionata poiché condannato all’ergastolo per l’omicidio di un gioielliere fiorentino e di quello della 17enne Graziella Campagna, uccisa dalla mafia a Villafranca Tirrena (Messina) nel 1985. Per l’accusa, Giovanni Sutera e il fratello Renato, anche lui arrestato stamani dai carabinieri, avrebbero preso parte, finanziandola con circa 40mila euro, a un’associazione a delinquere che coltivava in Spagna marijuana da portare e spacciare in Italia. In manette sono finiti anche Ruben Crespo Guerra, spagnolo già noto alle forze dell’ordine, arrestato stamani presso Tarragona dai Mossos d’Esquadra, e l’albanese Pavlin Delia, residente a Cenate di Sotto (Bergamo), considerato il destinatario finale di parte dello stupefacente.

La vicenda, ha affermato Creazzo, dimostra che “occorre controllare se chi riceve i benefici per uscire dal carcere sia effettivamente sulla strada della redenzione; il decorso del tempo non basta”. Secondo i carabinieri, in almeno due occasioni Sutera incontrò al bar Curtatone di Firenze, da lui gestito di fatto insieme al fratello, Ruben Crespo Guerra.

Le indagini hanno documentato come i due fratelli  avessero il ruolo di finanziatori e organizzatori dell’associazione. I carabinieri hanno eseguito anche perquisizioni nei confronti di 11 indagati ritenuti responsabili di trasferimento fraudolento di valori e bancarotta fraudolenta, in relazione all’intestazione a prestanome del bar e al fallimento di varie società create negli anni per la gestione.

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