Pronto soccorso: all’accoglienza anche 130 giovani del servizio civile

Una delibera approvata dalla giunta nel corso dell’ultima seduta dà il via al Piano di azioni per migliorare l’esperienza di pazienti e parenti nei pronto soccorso toscani, che ha lo scopo di offrire un servizio di prima accoglienza informativa e di orientamento all’utente, prevalentemente fragile, che accede al pronto soccorso: tra queste azioni, appunto, anche la presenza di “accompagnatori”, 130 giovani del servizio civile che potranno affiancare il personale dell’accoglienza, per intervenire sugli aspetti relazionali e psicologici del momento dell’urgenza.

Il progetto regionale “Servizio civile nei pronto soccorso toscani” approvato lunedì dalla giunta è rivolto alle Aziende sanitarie toscane che gestiscono i 38 Pronto soccorso degli ospedali, e che sono anche enti iscritti all’albo degli enti del servizio civile regionale. Per l’avvio di questo servizio, la Regione destina la somma di 735.000 euro, per complessivi 130 posti, che saranno ripartiti tra le Aziende sanitarie in base a criteri che tengano conto del numero dei pronto soccorso all’interno dei presidi ospedalieri di ciascuna Azienda, delle loro dimensioni e del numero di accessi. L’avvio dei 130 giovani al servizio sarà effettuato nei primi mesi del 2020.

“In questo ultimo periodo stiamo cercando di mettere in atto una serie di azioni per migliorare il clima e la qualità dell’accoglienza nei 38 pronto soccorso della Toscana – dice l’assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi – Interventi che vanno a beneficio dei pazienti, dei familiari e anche degli operatori che nei pronto soccorso lavorano. Tra queste azioni, ci è sembrato che l’impiego di giovani del servizio civile possa essere di supporto al lavoro degli addetti all’accoglienza, anch’essi previsti dal Piano per il miglioramento dei pronto soccorso”.

Con questo progetto, si vogliono potenziare i servizi di accoglienza e informazione a pazienti e familiari che arrivano nei pronto soccorso degli ospedali toscani; in particolare, supportare gli operatori sanitari nella fase di accoglienza e accompagnamento dei pazienti e dei loro parenti durante tutto il percorso assistenziale; offrire un servizio di prima accoglienza, informativa e di orientamento all’utente, prevalentemente fragile, che arriva al PS, attraverso un’informazione chiara, e anche con la distribuzione e raccolta di questionari di gradimento.

Questa la suddivisione dei 130 posti tra le varie Aziende:

Azienda Usl Toscana Centro: 28 posti
Azienda Usl Nord Ovest: 38 posti
Azienda Usl Sud Est: 30 posti
Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi: 16 posti
Azienda Ospedaliero Universitaria Meyer: 2 posti
Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana: 12 posti
Azienda Ospedaliero Universitaria Senese: 4 posti

Ai giovani del servizio civile che verrano selezionati per il progetto, le Aziende dovranno offrire, entro e non oltre i primi tre mesi dell’avvio del progetto (che dura complessivamente 12 mesi), i seguenti corsi di formazione: utilizzo dei defibrillatori (es. BLSD); sicurezza nei luoghi di lavoro; organizzazione dell’ente e sul sistema sanitario regionale (durata minima 3 ore); privacy e trattamento dati (durata minima 3 ore); PASS, Percorsi Assistenziali per i Soggetti con bisogni Speciali (durata minima 3 ore); gestione delle relazioni e dei conflitti (durata minima 3 ore); corso sull’accoglienza, articolato in un modulo base della durata minima di 3 ore, che potrà essere sviluppato e ampliato anche nei successivi mesi di servizio; corso sulla DGR 806/2017, con particolare riferimento alla riforma organizzativa dei Pronto soccorso della Toscana.

Inoltre Regione Toscana, in collaborazione con il Centro di Ascolto Regionale, potrà organizzare una giornata formativa sull’accoglienza, alla quale le Aziende sanitarie toscane che aderiscono al progetto dovranno far partecipare i giovani selezionati.

Le Aziende sanitarie aderiranno al progetto con un proprio documento, che contestualizza all’interno dei propri pronto soccorso le attività che i ragazzi selezionati andranno a fare durante i 12 mesi di servizio. Uscirà entro l’anno un bando regionale rivolto ai giovani, per selezionare i 130 candidati che saranno assegnati ai pronto soccorso della Toscana; questo resterà aperto per 30 giorni. I giovani interessati potranno presentare la domanda all’Azienda sanitaria di loro interesse, tramite una procedura on line, alla quale potranno accedere con la tessera sanitaria (abilitata) o, se sprovvisti, tramite delle credenziali che verranno loro fornite al primo accesso alla procedura on line. Le selezioni delle domande ricevute saranno effettuate direttamente dalle Aziende e si concluderanno entro 45 giorni dalla chiusura del bando.

Il bando si inserisce tra le opportunità promosse da Giovanisì, il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani.

Terapia CAR-T contro leucemie e linfomi, si farà in 4 centri toscani

Si farà nelle quattro aziende ospedaliero universitarie – Careggi e Meyer a Firenze; Pisa e Siena – la terapia CAR-T per la cura di linfomi e leucemie degli adulti e dei bambini. Una delibera approvata dalla giunta nel corso della seduta di ieri pomeriggio, su proposta dell’assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi, ha ampliato il numero dei centri, che due precedenti delibere di marzo e aprile scorsi limitavano invece a Careggi e Meyer.

L’Aifa, Agenzia italiana del farmaco, ha dato di recente l’ok alla rimborsabilità da parte del Servizio sanitario nazionale della terapia, che comunque sarà disponibile non prima di alcuni mesi. In attesa del provvedimento di Aifa di autorizzazione all’immissione in commercio, ogni Regione deve individuare i centri autorizzati: in un primo tempo, in Toscana erano stati individuati, appunto, Careggi e Meyer; la nuova delibera allarga la rosa dei centri autorizzati a tutte e quattro le aziende ospedaliero universitarie. La stessa delibera istituisce anche un’apposita Commissione di esperti con il compito di valutare la casistica e la qualità del percorso delle procedure CAR-T eseguite nei centri abilitati in Toscana: della Commissione fanno parte esperti di ciascuna azienda ospedaliero universitaria e delle tre aziende sanitarie.

I centri autorizzati dalla Regione per l’utilizzo delle CAR-T dovranno individuare specifici percorsi di trattamento interni, omogenei e condivisi tra tutte le AOU; queste dovranno coinvolgere diverse aree terapeutiche: i centri ematologici di trapianto di CSE (Cellule staminali emopoietiche); terapia intensiva; neurologia; farmacia ospedaliera. I centri abilitati dovranno garantire che il personale interno individuato nel percorso abbia completato un programma educazionale multidisciplinare che consenta la totale gestione della terapia.

La terapia cellulare con CAR-T (Chimeric Antigen Receptor T-cell) viene usata per due tumori del sangue, quando trapianto e farmaci non hanno funzionato: si usa per pazienti adulti con linfoma e con leucemia, e per i bambini con leucemia; prevede una prima fase in cui i linfociti vengono prelevati dal paziente tramite aferesi, una seconda fase di modificazione genetica dei linfociti stessi, e una terza fase di re-infusione endovenosa dei linfociti nel paziente.

Anche se registrate come farmaci, le CAR-T sono in realtà complesse procedure di cura e risultano ben lontane dal concetto tradizionale di principio attivo capace di trattare una patologia grazie ad un meccanismo farmacologico.

“Ora che l’Agenzia italiana del farmaco ha dato l’autorizzazione per la rimborsabilità di questa terapia, che è molto cara – è il commento dell’assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi – vogliamo che in tutti i centri ospedaliero universitari della Regione sia possibile seguire i pazienti che ne hanno bisogno. In tutte le quattro aziende ci saranno team multidisciplinari in grado di garantire ai pazienti un’assistenza specializzata per l’intero percorso di cura”.

Il costo della prima terapia approvata in Italia si aggira (di listino) intorno ai 320.000 euro a trattamento. Tuttavia il costo medio viene quasi dimezzato dall’accordo negoziale stipulato tra Aifa e l’azienda produttrice.

Siena: donna morta dopo cesareo, Regione invia commissione esperti

La commissione d’esperti istituita da Regione Toscana, venerdì 28 giugno andrà all’ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena per un audit in merito al decesso della donna di 38 anni, avvenuto al policlinico il 14 giugno scorso, in seguito a complicazioni sopraggiunte dopo il parto cesareo d’urgenza effettuato il 29 gennaio scorso. Il pool di esperti analizzerà l’adeguatezza del percorso clinico assistenziale messo in atto dagli operatori delle Scotte.

L’attività di questo audit sarà coordinata dal Centro regionale gestione rischio clinico (GRC), che ha individuato i quattro esperti: il professor Carlo Dani, neonatologo, Università di Firenze, auditor GRC; il professor Federico Mecacci, ginecologo, Università di Firenze, gruppo regionale ostetricia e ginecologia; il dottor Armando Cuttano, neonatologo, Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana, comitato scientifico GRC; il dottor Gian Luca Bracco, ginecologo, Asl Toscana nord ovest.

All’assessore regionale alla sanità era stata richiesta un’apposita commissione di esperti dalla stessa direzione dell’ Azienda ospedaliero universitaria senese “per analizzare il comportamento dell’ospedale” e “in un’ottica di totale trasparenza” quale “ulteriore strumento di analisi” spiega in una nota l’ospedale “per ricostruire i diversi eventi che hanno caratterizzato il complesso percorso clinico-assistenziale della paziente”.

La donna è morta nel reparto di terapia intensiva delle Scotte dove si trovava in coma farmacologico, in seguito alle complicazioni sopraggiunte dopo il parto cesareo d’urgenza.
Il decesso è avvenuto all’ospedale di Siena lo scorso 14 giugno ma la donna era ricoverata dal 29 gennaio, quando aveva partorito una bambina che gode di ottima salute.

Il marito della donna il giorno dopo il decesso ha presentato esposto ai carabinieri di Siena per far luce sulla vicenda e capire se il parto cesareo d’urgenza poteva essere evitato con uno programmato. Anche una specialista, infatti, si legge sul quotidiano, avrebbe consigliato alla coppia di seguire questa strada prima che alle Scotte venisse dissuasa. La Procura di Siena segue il caso e il pm Valentina Magnini potrebbe disporre l’autopsia sul corpo della donna.

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