Romano: “Collisione Moby Prince causata da 3/a nave in mare”

Andrea Romano, presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sul disastro Moby Prince, presentando la relazione conclusiva approvata oggi all’unanimità ha affermato che: “La Moby Prince è andata a collidere con la petroliera Agip Abruzzo per colpa della presenza di una terza nave comparsa improvvisamente davanti al traghetto che provocò una virata a sinistra che ha poi determinato l’incidente. Purtroppo questa nave non è ancora stata identificata con certezza”.

La collisione tra il traghetto Moby Prince e la petroliera Agip Abruzzo nella rada del
porto di Livorno avvenne il 10 aprile 1991 e causò 140 vittime. “La commissione d’inchiesta sulla tragedia del Moby Prince, – continua Romano- che, lo ricordo, è stata la più grande catastrofe della marineria civile italiana, è stata approvata oggi all’unanimità e non è un risultato banale, anche se siamo in campagna elettorale, ma dimostra che sulla necessità di fare chiarezza su determinate questioni non ci si può dividere”. La relazione è stata presentata dopo poco più di un anno di lavoro, iniziato il 13 luglio 2021. “Siamo arrivati alla conclusione che le condizioni di visibilità la sera della collisione fossero buone, se non ottime, con vento di brezza e mare calmo. Inoltre abbiamo accertato senza ombra di dubbio, grazie a studi scientifici eseguiti in modo approfondito – ha aggiunto Romano – che la petrioliera Agip Abruzzo, contro la quale andrò a collidere il traghetto Moby Prince, si trovava ancorata in rada in una zona dove invece c’era il divieto di ancoraggio”.

“L’esplosione – continua – si produsse subito dopo la collisione ma non abbiamo ancora risposte esaustive sulla presenza di tracce contaminate trovate a bordo per le quali sarebbero serviti ulteriori accertamenti che però non abbiamo potuto fare perché abbiamo terminato le indagini con la fine della legislatura in vista delle prossime elezioni”. “Il black out a bordo della petroliera pochi minuti prima della tragica collisione la rese invisibile davanti agli occhi del comando del traghetto Moby Prince, costretto a fare una virata improvvisa a sinistra per evitare una collisione certa con una terza nave presente in mare e purtroppo non ancora identificata”.

“L’accordo assicurativo che altro non era che un patto di non belligeranza tra le compagnie dimostra che ci sono probabilmente documenti, in possesso dell’Eni, che potrebbero fornire ulteriore chiarezza su quanto accaduto e faccio appello ai vertici attuali della società affinché li renda pubblici 31 anni dopo per dare risposte definitive a 31 anni da quella che agli occhi dell’opinione pubblica è una strage”.

“L’ipotesi di una bomba esplosa a bordo del Moby Prince, insieme a quella della nebbia o della distrazione del comando del traghetto durante la navigazione, hanno contribuito a creare confusione su ciò che è realmente accaduto la notte del 10 aprile 1991”. “L’ipotesi della presenza di un esplosivo che causò lo scoppio nel locale delle eliche di prua del Moby Prince – ha spiegato Romano – indicata dalla perizia del dottor Alessandro Massari,
si è rivelata infondata e insieme alle altre ha contribuito a creare confusione”.

Moby Prince: Romano, due piste su chi può essere terza nave

“Non abbiamo potuto dare risposte certe sull’identificazione della terza nave che secondo noi ha causato la collisione perché non ne abbiamo avuto il tempo a causa della fine anticipata della legislatura, ma abbiamo suggerito nella relazione conclusiva due piste da seguire in futuro sia da parte della magistratura e del prossimo Parlamento”.  “Non abbiamo certezze – ha aggiunto Romano – ma suggeriamo nelle nostre conclusioni due possibili ipotesi investigative da approfondire: una riguarda la nave 21 Oktobaar II, che è un ex peschereccio somalo, e l’altra la presenza nel tratto di mare interessato dalla presenza di una o più bettoline impegnate in possibili operazioni di bunkeraggio clandestino”.

“Eni, che è una grandissima società ed è un vanto nazionale, forse sapeva che Agip Abruzzo si trovava dove non doveva essere, forse sapeva anche del black out o del vapore e perfino che forse era coinvolta in attività di bunkeraggio clandestino: noi abbiamo chiesto i materiali delle inchieste interne ma non li abbiamo avuti. Spero che chi
lo farà in futuro sia più fortunato di noi”.  “Quei documenti per i quali rinnovo l’appello a renderli pubblici – ha osservato Romano – possono contribuire a scrivere un altro pezzo importante di verità di quella tragica notte”.

Elezioni, Toscana: presentate liste PD

Tra i candidati il PD proprone  Ilaria Cucchi nell’uninominale per il Senato a Firenze, e il costituzionalista Stefano Ceccanti confermato nell’uninominale della Camera al collegio di Pisa al posto di Fratoianni. Tre donne capolista nei tre collegi toscani plurinominali alla Camera Anna Ascani (Massa Carrara- Lucca-Pistoia-Prato-Mugello), Laura Boldrini (Grosseto-Siena-Livorno-Arezzo) e la segretaria regionale Simona Bonafè (Firenze-Pisa).
Presentate questa mattina a Firenze le liste per i collegi plurinominali di Camera e Senato del PD e degli uninominali della coalizione di centrosinistra in Toscana. “Una squadra di uomini e donne autorevoli, con un’ampissima rappresentanza che viene dalle rose dei nomi presentate dai territori” dicono dal Partio Democratico .

“Il lavoro per la composizione delle liste é stato complesso ma possiamo dire che il partito nazionale ha accolto in grandissima parte i nomi dei territori che avevamo avanzato e tutte le province toscane hanno almeno un candidato in lista in posizione eleggibile come ci eravamo proposti. Anche nei collegi uninominali correranno tutti candidati toscani del Pd, oltre a Ilaria Cucchi in rappresentanza della coalizione. Voglio ringraziare i nostri parlamentari uscenti per il loro lavoro in questi anni e per il contributo che continueranno a dare alla politica toscana – commenta la segretaria regionale del PD  Simona Bonafè -. Ora sotto con la campagna elettorale, da qui al 25 settembre ci aspetta un mese di grande impegno. Abbiamo davanti una sfida di portata enorme: ci sono due idee opposte di Italia, di Europa e di società fra noi e le destre. Sarà una campagna elettorale difficile ma niente è scontato. E noi ce la metteremo tutta. L’Italia ha bisogno del Partito democratico e saremo in prima fila per convincere ogni elettore, casa per casa, della validità della nostra proposta”.

DI SEGUITO LE LISTE PD COMPLETE ——-

COLLEGI PLURINOMINALI CAMERA:

P01
Anna Ascani
Marco Furfaro
Caterina Bini
Marco Martini

P02
Laura Boldrini
Marco Simiani
Roberta Casini
Simone De Rosas

P03
Simona Bonafè
Arturo Scotto
Caterina Bini
Federico Ignesti

COLLEGI UNINOMINALI CAMERA:

U01 Grosseto Siena
Enrico Rossi

U02 Massa
Martina Nardi

U03 Lucca
Serena Mammini

U04 Pisa
Stefano Ceccanti

U05 Livorno
Andrea Romano

U06 Prato
Tommaso Nannicini

U07 Firenze
Federico Gianassi

U08 Scandicci
Emiliano Fossi

U9 Arezzo
Vincenzo Ceccarelli

COLLEGIO PLURINOMINALE SENATO

Dario Parrini
Ylenia Zambito
Silvio Franceschelli
Caterina Biti

COLLEGI UNINOMINALI SENATO

U01 Arezzo
Silvio Franceschelli

U02 Livorno
Andrea Marcucci

U03 Prato
Anna Graziani

U04 Firenze
Ilaria Cucchi

Moby Prince, familiari vittime: coltivare memoria per avere giustizia

“La strage del Moby Prince è passata nella memoria collettiva come un banale incidente: la collisione tra un traghetto e una petroliera per una nebbia improvvisa e altri errori e sono serviti 27 anni per spazzare via la melma putrida di verità preconfezionate”

“Non dimenticare serve a mantenere accesa la memoria storica ed a combattere per la verità e giustizia. La strage del Moby Prince è passata nella memoria collettiva come un banale incidente: la collisione tra un traghetto e una petroliera per una nebbia improvvisa e altri errori e sono serviti 27 anni per spazzare via la melma putrida di verità preconfezionate”.

Lo affermano in una nota congiunta i familiari delle 140 vittime dell’incidente avvenuto nella rada del porto di Livorno il 10 aprile 1991 in occasione e del 31/o anniversario.

“E’ servita una prima commissione parlamentare a ribaltare le verità processuali – scrivono Luchino Chessa e Nicola Rosetti, presidenti delle due associazioni delle vittime – e altro che nebbia, altro che distrazione del comando del traghetto Moby Prince, altro che morte repentina dei nostri cari. Le verità scaturite dalla prima commissione fanno ancora più male perché hanno messo in evidenza la assoluta mancanza di soccorsi e una vita a bordo del traghetto di atroci ore di sofferenza”.

“Ora tutto cambia -continuano i familiari delle vittime del Moby Prince-  ma alcuni tasselli dell’intricato puzzle mancano ancora. Siamo fiduciosi del lavoro che sta portando avanti la nuova Commissione Parlamentare di Inchiesta presieduta da Andrea Romano. Vorremmo sapere a che punto sono le indagini che la Procura di Livorno e la Dda della Procura di Firenze, che stanno indagando nel più totale riserbo, mentre attendiamo la sentenza della causa civile della Corte di Appello del Tribunale di Firenze che dovrà esprimersi dopo l’8 maggio. Non sappiamo se avremo veramente giustizia, ma almeno vorremmo avere una verità appagante”.

Tirrenica, Pd: “Non commissariarla è un errore”

Andrea Romano, deputato Pd di Livorno, membro della Commissione Trasporti della Camera a proposito del mancato commissariamento del tratto dell’Aurelia compreso tra Tarquinia e San Pietro in Palazzi scrive su Facebook: “Il Ministro Giovannini non ha mantenuto il patto che aveva assunto con il Parlamento due mesi fa, in occasione del primo decreto sui commissariamenti, quando si era formalmente impegnato a commissariare la Tirrenica con il primo provvedimento utile”.

Il commissariamento della Tirrenica era previsto dal decreto Semplificazioni del luglio 2020 e nuovamente non inserito dal Ministro Giovannini nell’elenco varato ieri delle opere da commissariare. “E’ un errore grave – spiega Romano – che purtroppo mostra l’incapacità del ministro di ascoltare e dare risposte alle esigenze manifestate dai territori della costa toscana per sanare una ferita infrastrutturale che si protrae da troppo tempo. Negli ultimi due anni il Pd ha provveduto ad introdurre in Parlamento tutte le modifiche legislative necessarie alla svolta, trasferendo la concessione da Sat ad Anas e finanziando le opere necessarie. Manca solo la decisione del Ministro, che evidentemente ritiene del tutto secondaria l’emergenza economica, infrastrutturale e di sicurezza che il mancato adeguamento dell’Aurelia sulla costa toscana continua a rappresentare. Tuttavia, e nonostante questo grave errore di Giovannini, il Pd continuerà ad insistere affinché il Governo comprenda l’urgenza di una svolta: lo farà con i suoi sindaci e con i suoi parlamentari, intervenendo con i pareri delle Commissioni parlamentari e lavorando affinché nel decreto Semplificazioni venga posto rimedio all’errore del ministro”.

“Adesso non ci sono più ostacoli affinché il Corridoio tirrenico venga commissariato e si giunga al suo completamento atteso già da troppi anni, anzi decenni”. Così Simona Bonafè, segretaria del Pd toscano. “Due giorni fa abbiamo avuto un incontro come Pd regionale in cui abbiamo condiviso questa posizione con Chiara Braga, responsabile infrastrutture nazionale, insieme a eletti e segretari dei territori interessati dall’opera e al candidato sindaco di Grosseto Leonardo Culicchi – aggiunge Bonafè in una nota -. Chiediamo che il commissariamento sia immediato e subito operativo, a completamento di un lavoro costruito per anni, passo dopo passo, dai nostri parlamentari e con posizioni chiare del Consiglio e della Regione Toscana portate ai tavoli nazionali”.

Per Marco Simiani, responsabile enti locali del Pd regionale, “gli ostacoli tecnici dovuti agli indennizzi e al passaggio dei progetti da Sat ad Anas per l’adeguamento dell’Aurelia nel tratto San Pietro Palazzi-Tarquinia sono adesso superabili, visto il passaggio di Autostrade per l’Italia – che detiene la maggioranza di Sat – a Cassa depositi e prestiti”. “A marzo scorso il corridoio tirrenico era stato inserito nel parere approvato dalla Commissione lavori pubblici del Senato nelle opere da commissariare da inserire in un successivo Dpcm sulle infrastrutture – conclude -. Doveva essere l’atto finale di una vicenda che si protrae già da troppo tempo. Adesso serve una data certa”.

“Sulla Tirrenica ho fatto una proposta da mesi: chi meglio di Eugenio Giani può fare il commissario? È suo e nostro interesse che venga realizzata. Mi auguro che il Governo su questo capitolo cambi passo e permetta di poter realizzare l’opera”. Così il presidente del Consiglio regionale della Toscana Antonio Mazzeo, commentando la decisione del Governo di non inserire l’adeguamento della Tirrenica tra le opere da sbloccare con un commissario. “Lo vado ripetendo da tempo – aggiunge in una nota -: se noi vogliamo ridurre il gap fra la costa e il centro della Toscana, abbiamo la necessità che gli interventi su quell’arteria, come sul porto di Livorno e sull’aeroporto di Pisa, ma anche sulla Fi-Pi-Li, si facciano. Dobbiamo pensare al futuro. Non bastano più le manutenzioni”. Per Mazzeo, a proposito della proposta del presidente della Regione Giani, “l’ipotesi di dare vita a Strade Toscana è positiva e condivisibile, però va riempita di contenuti, per fare in modo che cittadini, lavoratori e imprese possano continuare a crescere e a svilupparsi lungo un asse fondamentale del nostro territorio”.

Moby Prince: Camera vara nuova commissione di inchiesta

 Via libera dell’Aula della Camera all’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro della nave “Moby Prince”. I voti a favore sono stati 382, un contrario, un astenuto

Nel trentennale del disastro del  Moby Prince, a inizio aprile, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva detto che “sulle responsabilità dell’incidente e sulle circostanze che l’hanno determinato è inderogabile ogni impegno diretto a far intera luce. L’impegno che negli anni ha distinto le associazioni dei familiari rappresenta un valore civico e concorre a perseguire un bene comune”.

La Commissione ha il compito di accertare le cause della collisione del traghetto «Moby Prince» con la petroliera «Agip Abruzzo», avvenuta il 10 aprile 1991 nella rada del porto di Livorno, e le circostanze della morte di centoquaranta persone tra passeggeri e membri dell’equipaggio in conseguenza della collisione .

“Quello della Moby Prince è stato il disastro più grave nella storia della nostra navigazione civile. Sulle responsabilità dell’incidente e sulle circostanze che l’hanno determinato è inderogabile ogni impegno diretto a far intera luce. Ma quella luce, fin qui, è stata solo parziale. E’ stata una luce parziale anche se su quel disastro vi sono state sentenze passate in giudicato. Quelle sentenze rappresentano una verità giudiziaria che oggi noi sappiamo essere lontana dalla verità vera su quei fatti. E questo lo diciamo con il più totale rispetto verso il lavoro svolto dalla magistratura. Quella verità giudiziaria poggiava su basi che oggi, in larga parte, sappiamo essere infondate. Il ribaltamento di quelle basi è avvenuto essenzialmente grazie al lavoro del nostro Parlamento. Ed è per questo che è urgente e necessario approvare questo provvedimento, che prevede l’istituzione di una seconda Commissione d’inchiesta che faccia una luce intera, definitiva sulla strage della Moby Prince. Una nuova Commissione d’inchiesta che non riparta da zero, ma che muova dagli straordinari risultati già raggiunti dalla Prima Commissione d’Inchiesta promossa dal Senato nella scorsa legislatura. Se lo faremo – e sono convinto che lo faremo tutti insieme – avremo dato anche un messaggio di grande importanza all’Italia”. Lo ha detto in Aula il deputato del Pd, Andrea Romano, primo firmatario del provvedimento.

La commissione è composta da venti deputati, nominati dal Presidente della Camera dei deputati in proporzione al numero dei componenti dei gruppi parlamentari, assicurando comunque la presenza di un rappresentante per ciascun gruppo. Procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria.

Ha facoltà di acquisire copie di atti e documenti relativi a procedimenti e inchieste in corso presso l’autorità giudiziaria o altri organismi inquirenti sul Moby Prince anche se coperti da segreto. Le spese per il funzionamento della Commissione sono stabilite nel limite massimo di 50.000 euro annui e sono poste a carico del bilancio interno della Camera dei deputati.

🎧 Moby Prince: discussione su nuova Commissione d’inchiesta, Romano “Riaprire il cantiere della verità”

Moby Prince: oggi la Commissione Trasporti della Camera dei Deputati avvierà la discussione delle due proposte che puntano a istituire la seconda Commissione d’inchiesta sulla strage  di cui ricorrerà il trentesimo anniversario il prossimo 10 aprile: la prima proposta è del Pd, a firma degli on. Andrea Romano e Andrea Frailis; la seconda è della Lega, a firma dell’on.  Manfredi Potenti.

“Non è accettabile che i familiari delle 140 vittime e  gli italiani non sappiano chi erano i responsabili di quella notte, dopo 30 anni”, afferma il  deputato del Pd Andrea Romano e membro della Commissione Trasporti di Montecitorio ai microfoni di Raffaele Palumbo.

“La calendarizzazione delle due proposte è un passo decisivo verso la riapertura di quel ‘cantiere della verità’ che era stato prematuramente interrotto nella scorsa legislatura,
dopo il lavoro eccellente ma comunque parziale della prima Commissione d’Inchiesta promossa dal Senato”. “Questa volta chiediamo – prosegue – che sia la Camera dei
Deputati a varare la seconda Commissione d’Inchiesta, che riprenda i suoi lavori dal punto a cui era arrivato il Senato e che arrivi finalmente ad accertare tutta la verità sugli eventi
della notte del 10 aprile 1991. Trent’anni dopo, le 140 vittime della strage, i loro familiari e la coscienza civile della nazione chiedono che le istituzioni non si fermino più e che ogni passo sia fatto per arrivare al traguardo della verità. In Parlamento faremo la nostra parte #iosono141”.

I familiari delle vittime del Moby Prince, il traghetto entrato in collisione con la petroliera Agip Abruzzo il 10 aprile del 1991, hanno scritto 10 giorni fa ai capigruppo di Camera e Senato proprio per chiedere una nuova commissione di inchiesta.  “Avremmo voluto commemorare in presenza questo anniversario ma la pandemia non ce lo permetterà. Più di questo, tuttavia, coltiviamo il desiderio di arrivare a questo anniversario con maggiori certezze sull’impegno del Parlamento nell’accertare la verità su questa vicenda che segna le nostre vite da trenta lunghi anni”, scrivono Luchino Chessa, presidente Associazione 10 aprile-Familiari Vittime Moby Prince Onlus e Nicola Rossetti, vicepresidente Associazione 140.

La sentenza della sezione Civile del Tribunale di Firenze del 2 novembre scorso, lo ricordiamo, ha rigettato la loro istanza contro i Ministeri dei Trasporti e della Difesa. Il coro di protesta sollevato dai familiari delle vittime aveva trovato sponda in un congruo numero di senatori e deputati sensibili alla vicenda, portando ad alcune interrogazioni parlamentari e  proposte di legge per l’istituzione di una nuova commissione parlamentare di inchiesta capace di proseguire il lavoro fatto da quella presente nella precedente legislatura e guidata dal senatore Silvio Lai.
Perché tanti sono i punti ancora da chiarire per una strage che non ha ancora trovato i responsabili.
“Molto c’è ancora da fare – sottolineano i familiari – anche alla luce di nuovi scenari emersi. Traffico di armi, criminalità organizzata, coinvolgimento della Marina Militare richiedono nuovi accertamenti e nuove indagini, che possono supportare il lavoro della Procura di Livorno impegnata in una inchiesta delicata da ormai tre anni”.Oggi la Commissione Trasporti della Camera dei Deputati avvierà la discussione delle due proposte che puntano a istituire la seconda Commissione d’inchiesta sulla strage del Moby Prince:  un passo dunque importante nella ricerca della verità  e come auspicano  i familiari delle vittime “Il 10 aprile è prossimo a venire e sarebbe bellissimo per noi familiari avere un segnale di unità di tutti coloro che in parlamento vogliono la verità e la giustizia per la strage del Moby Prince”.”Il nostro pensiero poi – scrive su Facebook Stefano di Bartolomeo, presidente Associazione lavoratori mutilati e invalidi da lavoro di Livorno – sarà rivolto con l’augurio di una pronta guarigione al nostro Capitano Loris Rispoli che possa tornare presto al nostro fianco, perché la strada da percorrere è ancora lunga e noi come lui non molliamo”. Rispoli, presidente associazione 140, è stato colto da malore il 16 febbraio scorso.

 

In occasione del trentesimo anniversario l’associazione culturale Effetto Collaterale lancia “Documenta 30”, iniziativa diffusa e partecipata dedicata alla memoria della strage e delle sue 140 vittime. Dal 9 al 18 aprile l’associazione realizzerà a Livorno, in quattro diversi spazi della città e in collaborazione con il Coordinamento “Io sono 141” e le associazioni Thisintegra, ExtraFactory e Uovo alla Pop, una serie di installazioni fotografiche e audiovisive, laboratori, letture e mostre.

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