Prato: appuntamenti con Elvira Frosini e Daniele Timpano

Per questa stagione, il ciclo delle Piacevoli Conversazioni si conclude con l’arrivo per la prima volta a Prato del duo di autori, registi e attori Elvira Frosini – Daniele Timpano, che dal 26 febbraio al 3 marzo al Teatro Magnolfi si presenteranno in due incontri disarmati a tu per tu con gli spettatori e riproporranno due spettacoli del loro repertorio.

Con un passato legato al teatro-danza e concentrato sulla consapevolezza del corpo e dello spazio lei, e un percorso di attore e autore lui, Elvira Frosini e Daniele Timpano si incontrano nel 2008 e fondano la loro compagnia nel 2012. Naturalmente propensi alla metateatralità e al registro ironico, i due poli attorno ai quali concentrano i loro spettacoli sono la storia e il presente.

Da Risorgimento Pop ad Aldo Morto, fino a approdare a Acqua di Colonia, il duo decostruisce le narrazioni della Storia analizzando le derive antropologiche della società a partire da un vasto materiale di riferimento, dall’accademico al popolare, che costituisce l’immaginario e la coscienza contemporanei.

Senza voler rintracciare una singola, univoca versione della Storia, ogni loro lavoro smonta le retoriche di ogni tesi anziché affermare la propria e la mette in connessione con la nostra identità, la nostra storia personale, le cose che abbiamo letto e conosciuto, accendendo una riflessione sulla nostra realtà.

Sulla scena gli attori-autori sono sempre in dialogo con il pubblico e in bilico tra mitologie contemporanee e culturali, topoi storici, in un gioco di scivolamenti spiazzanti che dissacrano tutte le retoriche senza fare sconti, neanche a loro stessi.

martedì 26 e mercoledì 27 febbraio alle ore 19.00 nell’intimo salottino del Teatro Magnolfi ci saranno due Piacevoli Conversazioni con Elvira Frosini e Daniele Timpano, due empatiche possibilità che metteranno in primo piano l’uomo e la donna raccontando gli artisti: la loro biografia individuale prenderà spunto dalla linearità del loro percorso teatrale e della loro cifra espressiva.

Giovedì 28 febbraio e venerdì 1 marzo alle ore 20.45 al Teatro Magnolfi andrà in scena ALDO MORTO, uno spettacolo pluripremiato del 2012, (Premio Rete Critica 2012, segnalazione speciale Premio IN – BOX 2012, finalista Premio Ubu 2012 come “migliore novità italiana”, Premio Nico Garrone 2013).

Si tratta di un’analisi dell’impatto che il sequestro di Aldo Moro ha avuto nell’immaginario collettivo di una generazione, su quegli ex giovani di allora che oggi ritroviamo nelle redazioni dei giornali e in Parlamento.

In scena, Timpano e dunque un attore nato negli anni ’70, che di quegli anni non ha alcun ricordo o memoria personale, solo assieme a pochi oggetti, affonda fino al collo in una materia spinosa e delicata senza alcun pietismo. L’idea è quella di abbandonare ogni retorica melmosa e di fare i conti con l’ultimo guizzo di vitalità che ha attraversato la nostra vita civile e politica e con la sua tragedia definitiva, finita nel vuoto e nell’inerzia.

Timpano incarna le infinite mezze verità di quella storia vessata da un senso di colpa permanente e collettivo che ha paralizzato l’azione politica del nostro Paese con lo spauracchio della violenza. É una narrazione sarcastica e radicalmente antiretorica, tra la pappa col pomodoro di Rita Pavone e Renato Curcio con la maschera di Goldrake.

Sabato 2 marzo alle ore 19.30 e domenica 3 marzo alle ore 16.30 al Teatro Magnolfi va in scena ACQUA DI COLONIA, uno spettacolo che affronta il rimosso del colonialismo italiano ponendo il fuoco del lavoro sull’oggi e sul nostro razzismo, sul disagio contemporaneo nell’affrontare le migrazioni e trovare forme di convivenza, sul pensiero fondamentalmente colonialista che risiede inconsapevolmente in noi, sulla nostra ipocrisia.

“Parlando della storia passata nel nostro Paese vogliamo parlare di oggi. – afferma Timpano – La storia dell’epoca coloniale italiana costituisce un vero e proprio rimosso della nostra coscienza nazionale, ma la nostra identità odierna è fatta anche del nostro passato storico e di come ci è stato tramandato, di come si è stratificato nel nostro pensiero. Siamo, oggi più che mai, alle prese con il nostro smarrimento, le nostre paure e i nostri sensi di colpa di fronte alle migrazioni. Non c’è una relazione deterministica di causa-effetto tra colonialismo storico, flussi migratori e terrorismo, ma c’è senz’altro una relazione complessa sia con la nostra breve storia coloniale che con quella dei grandi imperi europei. Il lavoro mette in evidenza l’esistenza di una relazione intercorsa nel passato fra noi e loro, fra le nostre storie. I migranti che arrivano hanno alle spalle relazioni storiche dei loro Paesi con i Paesi in cui cercano di migrare. Senza voler generalizzare, nel caso dell’Italia, la relazione passata fra gli italiani e i migranti provenienti da ex colonie italiane è ignorata dagli italiani: si tratta di un vuoto storico, una rimozione storica e culturale”.

Prato

INFO:

www.metastasio.it

L’ultima notte di Aldo Moro. Paolo Chucchiarelli

Dove, come, quando, da chi e perché fu ucciso il presidente DC. La vicenda del
rapimento e della morte di Moro rimane fra le più misteriose e peggio spiegate della nostra Storia, e fra le meno
compatibili con le versioni ufficiali che continuano ad essere propagandate da commissioni d’inchiesta, stampa e TV.
L’ultima notte di Aldo Moro di Paolo Cucchiarelli rappresenta una tappa decisiva e irreversibile verso il chiarimento della
reale dinamica e dei motivi profondi di quei tragici 55 giorni. Parla l’autore del libro che sarà presentato questo
pomeriggio alle 18:00 alla libreria Ibs Il Libraccio di via de’ Cerretani a Firenze.

Il caso Moro in scena nell’Estate Fiorentina

Giovedì 28 giugno alle Murate uno spettacolo teatrale per raccontare il momento più buio della Repubblica. Una ricerca durata anni per fare chiarezza attraverso un nuovo punto di vista.

 

Il 28 giugno alle 21,00 alle Murate, ingresso gratuito fino ad esaurimento dei posti, andrà in scena La Ferita Nascosta (come ho conosciuto Aldo Moro, i suoi assassini e quella foto lì) di Francesco Gerardi, in scena assieme al giovane attore Matteo Campagnol, per la regia di Gigi Dall’Aglio (Produzione: Boxer Teatro di Padova).

Uno spettacolo che nasce da un lungo lavoro di ricerca in stretta collaborazione con la seconda commissione parlamentare d’inchiesta, da poco conclusa, che ha compiuto un enorme passo avanti verso la ricostruzione della verità sul caso Moro. Molte le informazioni inedite che attraversano il racconto e arricchiscono di particolari il contesto in cui è avvenuto il rapimento e le cause che hanno portato alla morte del presidente della Democrazia Cristiana. Quella dell’Estate Fiorentina sarà la quarta tappa del tour dello spettacolo, già rappresentato con grande consenso di pubblico a Pisa, Venezia e Milano.

Capitato per caso sul set di un film su Aldo Moro, il protagonista prova nuovamente il disagio che tanti anni prima, da bambino, viveva alla vista della famosa foto di Moro con dietro la stella a cinque punte. In un clima inizialmente leggero, decide così di raccogliere informazioni sulla storia di quella foto, motivato dall’istinto di volerne sapere di più. In breve tempo, attraverso l’incontro con vari personaggi, si scontrerà con la difficoltà di fare chiarezza, risucchiato nel vortice di una storia dove non è possibile distinguere i cattivi dai buoni e la verità arriva spesso come uno schiaffo in faccia. Si renderà conto che la sua ferita nascosta è la ferita di un intero paese, e a quarant’anni di distanza continua a essere infetta.

L’autore e attore Francesco Gerardi non è nuovo a questo genere di spettacoli. Alcuni anni fa la sua piece sul traghetto Moby Prince ha dato il via alla riapertura delle indagini sulla tragedia avvenuta a Livorno nel 1991. In scena con lui il giovane attore Matteo Campagnol, che esegue anche le musiche dal vivo. Dice Gerardi: “Il lavoro è dedicato a quelli della mia generazione, nati a metà degli anni ’70, troppo piccoli per capire cosa stava succedendo e comunque troppo grandi per ignorare il clima di angoscia che si respirava. I 55 giorni del sequestro Moro hanno lasciato in molti di noi una una ferita nascosta, che dopo tanti anni è necessario curare col racconto e la conoscenza.”

La regia è stata affidata a un maestro del teatro italiano, Gigi Dall’Aglio, storico fondatore del Teatro Stabile di Parma, con alle spalle la messa in scena di oltre 250  tra spettacoli. “Ciò che mi convince di più di questo testo”, rivela Dall’Aglio “è questa sorta di deriva autobiografica con cui Francesco tocca vari momenti della sua esistenza. La cosa con cui tutti, sia pure inconsapevolmente, vogliono confrontarsi, in Teatro, dipende infatti da quello che quei fatti hanno depositato nella memoria e quindi nella coscienza di ciascuno. Abbiamo lavorato dunque per spostare tutte le informazioni vecchie e nuove dall’asse del monologo didattico alla complessità di una testimonianza che si avvale del mestiere del Teatro per scomporre la storia in aneddoti, in confronti dialettici, in momenti di entusiasmo o di depressione e in personaggi vivi che hanno lasciato tracce limpide dentro questa materia sfuggente, persa e riacchiappata continuamente. Vedere per capire.”

“Nel quarantesimo anniversario dell’omicidio di Aldo Moro”, ha sottolineato Tommaso Sacchi, curatore dell’Estate Fiorentina “ricordiamo a Firenze la sua figura di uomo politico e statista, la sua prigionia e le indagini che seguirono con uno sguardo particolare, quello del teatro. Le Murate, per decenni luogo di reclusione, sono la location ideale per uno spettacolo quanto mai attuale e che mira a porre nuova attenzione su uno dei principali e drammatici fatti di cronaca della recente storia politica e civile italiana”.

 

Testimoni Inconsapevoli. Alessandro Forlani

La trattativa segreta che doveva salvare Aldo Moro”. Davvero Aldo Moro è stato ucciso dalle Brigate Rosse, perché lo Stato ha seguito la linea della fermezza, rifiutando ogni trattativa? In queste pagine alcuni testimoni diretti raccontano una storia molto diversa. Il 9 maggio 1978 lo statista democristiano doveva essere liberato, a seguito di un accordo. La Santa Sede, infatti, stava per consegnare ai brigatisti un riscatto, mentre la Jugoslavia del maresciallo Tito li avrebbe riconosciuti come interlocutori politici. Il governo italiano era d’accordo, poiché la trattativa passava dall’estero. Perché allora quella mattina i brigatisti, anziché fare loro la vittoria tanto attesa, uccidono l’ostaggio?

Moro, Di Giorgi (Pd): “Con instabilità c’è pericolo ritorno estremismi”

La vicepresidente uscente del Senato “In Italia segnali inquietanti: c’è un pericolo di escalation che va stroncato sul nascere”

“Quanto accaduto in Via Fani con l’imbrattamento della lapide posta in memoria della strage in cui vennero trucidati i cinque  uomini della scorta e rapito l’Onorevole Aldo Moro non è un segnale da sottovalutare. In Italia stiamo assistendo da qualche tempo ad un proliferare di segnali preoccupanti che ci parlano di un pericolo del ritorno di estremismi che credevamo debellati”, lo dichiara la parlamentare Pd Rosa Maria Di Giorgi,  vicepresidente del Senato uscente.
 
“La scritta BR vergata in rosso, proprio all’indomani del quarantennale di quell’eccidio che segnò l’apice della stagione del terrore e della sfida allo Stato, le frasi deliranti pronunciate recentemente dalla sig.ra Balzerani a Firenze, le svastiche sulla sede della CGIL a Massa,  sono solo alcuni degli ultimi episodi di un’escalation che preoccupa e che va stroncata sul nascere”, aggiunge Di Giorgi.
“Per colpa della follia terroristica il nostro Paese ha già vissuto in un passato abbastanza recente  decenni bui, in cui le istituzioni democratiche sono state messe duramente alla prova. Oggi come allora bisogna reagire  con fermezza: non vorremmo che in un momento sicuramente difficile dal punto di vista politico, qualcuno pensasse di approfittarne,  per aumentare il livello di tensione e di scontro nel nostro Paese. Non dobbiamo permetterlo”, conclude Di Giorgi.

Consiglio Firenze ricorda 40ennale di via Fani . Ma è polemica su ‘uscita’ consigliera PaP

Durante la commemorazione, la consigliera di Potere al Popolo, Miriam Amato  si è alzata e ha lasciato l’aula. Consiglieri Pd: “sconcertante”, “motivi familiari” ribatte lei

“Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Giulio Rivera, Francesco Zizzi e Raffaele Iozzino: sono i componenti della scorta del presidente della Dc Aldo Moro, trucidati nell’agguato di via Fani a Roma. È nostro dovere rivolgere un pensiero a questi uomini caduti per proteggere la democrazia”. Così, ricordando il quarantennale del rapimento del leader democristiano e della strage degli uomini della sua scorta da parte delle Br, la presidente del Consiglio comunale di Firenze ha aperto oggi la seduta. “E dobbiamo ricordare, insieme a loro, tutte le vittime di quegli anni terribili, uccise da atti terroristici che come istituzione respingiamo sempre con la massima forza”, ha aggiunto, sottolineando che “mai, mai e poi mai chi si è macchiato di quei crimini, chi ha fiancheggiato, protetto e sostenuto i terroristi può fare ironia sulle vittime, offendendo la dignità loro e delle famiglie devastate dal lutto”. Durante la commemorazione, la consigliera di Potere al Popolo si è alzata e ha lasciato l’aula. Un comportamento criticato dagli esponenti del Pd: “Sconcertante – hanno detto – evidentemente le parole della presidente Biti non le sono piaciute. E’ probabile che, invece, condivida l’affermazione che l’esponente delle Brigate Rosse ha espresso in occasione della visita fiorentina: ‘Ormai fare la vittima è un mestiere'”. La consigliera però smentisce le accuse: “Sorprende questa strumentalizzazione e fake news del Pd – replica – Tanto è che nell’ultima conferenza dei capigruppo avevo approvato la commemorazione di Moro. Il mio abbandono dell’aula è stato dettata da un’urgenza familiare”.

Exit mobile version