Disforia di genere: a Careggi in alcuni casi non è stata fatta psicoterapia

E’ quanto emergerebbe, secondo quanto apprende l’ANSA, dai primi dati relativi all’audit effettuato dal team di esperti del ministero della Salute nell’ospedale fiorentino il 24 e 25 gennaio scorsi. Intanto, dai dati della letteratura scientifica si evincerebbe che  fino al 40% dei giovani Tgd tenta il suicidio e che la terapia con triptorelina riduce del 70% questa possibilità.

Non in tutti i casi di disforia di genere pediatrici trattati all’ospedale Careggi di Firenze sarebbe stato effettuato il percorso preliminare indicato di psicoterapia prima della somministrazione del farmaco triptorelina. E’ quanto emergerebbe, secondo quanto apprende l’ANSA, dai primi dati relativi all’audit effettuato dal team di esperti del ministero della Salute nell’ospedale fiorentino il 24 e 25 gennaio scorsi.

IKntanto si viene a sapere che fino al 40% dei giovani Tgd tenta il suicidio e che la terapia con triptorelina riduce del 70% questa possibilità”: lo sostengono, dati alla mano, i presidenti di 12 sigle scientifiche: Acp, Ait, Ame, Onig, Siams, Sid, Sie, Siedp, Sigis, Sima, Sinpia (sezione di psichiatria) e Sipps.

“La terapia con triptorelina – precisano – è indicata proprio nei casi in cui il rischio per la salute psicofisica dell’adolescente è significativo. A supporto di tutti i professionisti dedicati a questa delicata realtà, che meriterebbe toni moderati e competenti”

“In questi ultimi mesi stiamo assistendo alla diffusione di informazioni errate dal punto di vista scientifico e fuorvianti su tale importantissima e serissima problematica” della disforia di genere “con l’utilizzo di un linguaggio inappropriato che nulla ha a che vedere con la reale funzione di questo tipo di terapia che non ha certo lo scopo di far cambiare sesso (sic) ai bambini (sic) ma ha il serissimo scopo di evitare conseguenze negative sul benessere psicologico e fisico sia a breve che a lungo termine di una popolazione particolarmente fragile e vulnerabile” scrivono ancora i presidenti delle 12 società.

Secondo cui c’è ” necessità di diffondere una cultura sulla salute nelle persone Tgd basata su evidenze scientifiche e non su pregiudizi e posizioni ideologiche che potrebbero mettere a rischio la salute delle persone adolescenti Tgd e rendere ancora più difficile il loro percorso di affermazione di genere aumentando per loro le già presenti difficoltà di accesso ai servizi sanitari”.

E ancora, sempre a proposito della triptorelina “a molti purtroppo sfugge la natura assolutamente transitoria e largamente reversibile del trattamento con GnRHa, il cui obiettivo non è la ‘castrazione chimica’ o influenzare le scelte dei giovanissimi o delle famiglie ma, al contrario, dar loro tempo per poter effettuare scelte più mature e ponderate”.

L’uso di GnRHa per le persone adolescenti transgender e gender diverse (Tgd), si spiega ancora, “è stato approvato negli standard di cura delle principali associazioni scientifiche mondiali che si occupano di queste problematiche”. Le sigle precisano ancora che per ridurre il “disagio psicologico e fisico” degli adolescenti transgender e gender diverse e per “guadagnare tempo e dare la possibilità all’adolescente stesso di esplorare ulteriormente il proprio percorso di affermazione di genere”, è stato proposto “da alcuni anni l’uso di farmaci come gli analoghi del GnRH (GnRHa) che hanno lo scopo di sospendere temporaneamente la progressione delle modificazioni puberali e sono impiegati da molto tempo nella terapia della pubertà precoce.

La prescrizione del GnRHa, triptorelina, avviene secondo quanto già previsto dalla determina Aifa n. 21756/2019 del 25 febbraio 2019 che prevede che la prescrizione avvenga solo dopo attenta valutazione multiprofessionale con il contributo di una équipe multidisciplinare e specialistica”.

Toscana, Autorità idrica: sprecata acqua potabile per piscine

Secondo quanto risulta dai dati dell’Autorità Idrica Toscana, che ha effettuato i controlli in collaborazione con vari comandi di polizia municipale nel periodo luglio-agosto, oltre la metà delle piscine in Toscana su cui si sono effettuati controlli sono state riempite con spreco di acqua potabile dell’acquedotto.

È stato il primo anno dove i controlli sui riempimenti delle piscine sono stati effettuati secondo un programma pianificato da Ait su 30 comuni di zone valutate con scarsa disponibilità di risorsa idrica cioè Lunigiana, Isola d’Elba, Chianti Fiorentino, Chianti Senese, Alta Val di Cecina; aree che di solito, nel periodo estivo, soffrono di carenza di acqua potabile.

Se per riempire le piscine (invece di utilizzare l’acqua che deve essere chiesta al gestore di zona del servizio idrico) viene usata la stessa acqua che va al rubinetto, il deficit di risorsa idrica aumenta, a discapito degli usi idrici basilari: per questo Ait ha chiesto alle varie Polizie Municipali l’attivazione di controlli a campione, indicando loro le strutture ricettive individuate direttamente dall’ Autorità idrica e chiedendo, sempre ai vari comandi dei vigili urbani, di effettuare, secondo loro scelte, i controlli a campione sulle abitazioni private.

Si sono dunque effettuati 65 controlli, di cui 59 presso strutture ricettive (hotel, agriturismi, ecc.) e sei presso abitazioni. Di 65 controlli è stato accertato che 34 utenze (cioè il 52%) hanno utilizzato illecitamente l’acqua dell’acquedotto pubblico per il riempimento delle piscine; durante i controlli estivi sono stati riscontrati anche 28 casi di utilizzo di acqua proveniente da pozzi privati o da sorgente, per i quali si è verificato se c’è la concessione, 13 casi di mancato svuotamento annuale delle vasche che producono condizioni igieniche non a norma, e in tre casi addirittura la mancata tenuta di autocontrollo degli impianti di depurazione delle piscine stesse.

Attualmente, presso l’Autorità idrica, sono pervenuti 21 verbali di contestazione di illeciti (due in Alta Val di Cecina, sette all’Elba, cinque in Lunigiana, sette nel Chianti Senese).

Forum per l’acqua, chiede chiarezza a Publiacqua ed ACEA

Firenze, Il Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua chiede chiarezza sulle operazioni di vendita del sistema informatico di Publiacqua ad ACEA ed il successivo acquisto del software ‘Acea 2.0’.

Secondo l’Osservatorio, il software venduto ad ACEA sarebbe stato sviluppato da Publiacqua dal 2003 al 2014 con un costo complessivo per gli utenti di €28.444.670. Il sistema (valutato €8.939.660 in sede di riattribuzione dei costi) sarebbe stato venduto ad ACEA nel 2016 a fronte del pagamento di soli €2.875.806.

ACEA sembra che nel 2014 avesse già iniziato a lavorare ad un proprio sistema gestionale chiamato ‘Acea 2.0’ ed intendesse utilizzare il software di Publiacqua come base di partenza. Publiacqua avrebbe ceduto il codice sorgente del proprio Template già nel 2015 (prima dell’effetiva vendita avvenuta nel 2016).

Una volta completato, ‘Acea 2.0’, sarebbe stato rivenduto a Publiacqua per €6.337.202 più €1.859.503 annui per la fornitura del servizio. In aggiunta sembra che la società cliente debba pagare altri 11 milioni di euro nel periodo 2018-2022 per un’ulteriore implementazione del progetto ‘Acea 2.0’. e per il mantenimento dell’hardware.

‘Acea 2.0’ è stato criticato per la sua inefficienza dall’ARERA (Autorità di Regolazione per Energia, Rete ed Ambiente), ma anche l’Autorità Idrica Toscana avrebbe espresso delle perplessità sugli effettivi benefici del nuovo sistema gestionale in seguito alla richiesta di Publiacqua di maggiori risorse finanziare per far fronte alla spesa di natura informatica (+11,2 milioni di euro rispetto al 2016). Nonostante i dubbi, i soldi sono comunque stati forniti dall’AIT alla società.

Il Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua chiede, quindi, che sia resa pubblica tutta la documentazione relativa alle operazioni di acquisto e vendita dei template e che siano individuati i presunti responsabili. Non è esclusa la possibilità che venga presentato un esposto in Procura da parte del Forum.

Gimmy Tranquillo ha intervistato Rossella Michelotti del Forum Toscano Movimenti per l’Acqua:

https://www.controradio.it/wp-content/uploads/2019/01/190121_04_CHIAREZZA-TEMPLATE-ACEA_MICHELOTTI.mp3?_=1

Acqua pubblica, Ait: bene holding toscana ma cammino lungo e complesso 

Dopo la proposta lanciata ieri dal governatore toscano Enrico Rossi di dare vita a una holding pubblica regionale per la gestione futura del servizio idrico integrato, Ait lavorerà da subito al progetto che però sarà “lungo e complesso”. E’ quanto sostiene il direttore generale dell’Autorità idrica Toscana, Alessandro Mazzei.

“La prospettiva della holding pubblica – sottolinea Mazzei (direttore Ait) in una nota – era già stata indicata dal sindaco di Firenze e ha cominciato a mettere le gambe in concreto all’interno della Conferenza territoriale fiorentina, i cui sindaci hanno già decretato che Publiacqua sarà ripubblicizzata. Ma adesso la partita si fa più ampia e più interessante”.

Quella di Rossi, aggiunge, “è una proposta che dovrà essere discussa dall’Assemblea dell’Autorità idrica Toscana e la decisione dovrà essere presa all’interno di questo organo dai 50 sindaci che ne fanno parte”. Secondo l’Ait, il percorso sarà lungo e complesso, sia sul piano giuridico-procedurale, sia su quello economico-finanziario.

Rispetto al primo argomento serve intanto partire dalla scadenza della prima concessione di Publiacqua e costruire un iter amministrativo e contrattuale che possa portare alla costituzione della holding prima del 2034, anno in cui scade il contratto con il gestore Gaia, che si occupa della Versilia e della Lunigiana.

Per Mazzei, “sono tre i temi principali da affrontare in questo contesto: liquidare i privati che attualmente fanno parte delle società di gestione; non disporre aumenti ulteriori delle tariffe; e mantenere in certi casi gli investimenti programmati e in altri casi aumentarli”.

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