Covid, Aiom: l’attività di screening dei tumori stenta a ripartire

Questo l’allarme lanciato dagli oncologi dall’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), in una conferenza stampa virtuale di Foce,  la Confederazione degli oncologi, cardiologi ed ematologi.

“In estate avevamo perso 1 milione e 400mila esami – spiega il vicepresidente Foce e presidente Aiom Giordano Beretta – fondamentali per la diagnosi precoce di neoplasie molto diffuse, come il tumore del seno e del colon retto. Ma questo numero si è ormai alzato a dismisura, perché gli screening non sono ancora ripartiti nella stragrande maggioranza della penisola. Non solo, almeno il 30 per cento degli interventi chirurgici (circa 400mila) e delle prestazioni sono saltati: dobbiamo sviluppare progetti seri e omogenei in tutto il paese di telemedicina, favorire una maggiore integrazione con la medicina del territorio, sviluppare le reti oncologiche regionali”.

“Il fatto che siano completamente interrotti gli screening in alcune realtà – aggiunge Beretta –  comporterà che una serie di adenomi, lesioni pre-cancerose, non verranno asportati e diventeranno tumori: una sospensione di poche settimane non avrebbe probabilmente comportato danni reali, ma il problema è che in molte parti del paese non si è ripartiti dalla fine di febbraio. Dopo molti mesi ci troveremo con forme che sono diventate tumore o che erano una neoplasia in fase iniziale e sono in uno stadio più avanzato”.

“Passati i primi due mesi di marzo e aprile -prosegue – lo screening avrebbe potuto ripartire dappertutto. E in questa seconda ondata si sarebbe potuto comunque mantenere in tante realtà l’attività di screening”.

“È fondamentale-conclude Beretta – creare percorsi separati tra trattamento malattie croniche e quello delle fasi emergenziali. Bisogna poi creare una logistica accettabile, perché in alcune parti di Italia gli screening non sono ripartiti perché il personale amministrativo delle ASL non inviava gli inviti perché impegnato con i tamponi”.

Tumore al seno: la Toscana stabilisce la gratuità dell’esame molecolare

La Regione  è la seconda in Italia, dopo la Lombardia, ad aver introdotto il test genomico gratuito per le pazienti con tumori della mammella in stadio iniziale.  “La decisione della Giunta – ha detto oggi Gianni Amunni, direttore generale dell’Ispro  – rivoluziona l’approccio terapeutico e garantisce uniformità di cura”.

La Giunta regionale della Toscana ha approvato la delibera che stabilisce la rimborsabilità dei test genomici nel tumore della mammella. La Toscana, che registra ogni anno circa 3.500 diagnosi, è la seconda Regione, dopo la Lombardia (e la Provincia Autonoma di Bolzano), ad assumere una decisione di questo tipo, che garantisce la completa uniformità su tutto il territorio regionale della diffusione del test genomico gratuito.

“L’introduzione dei test genomici nel percorso clinico delle pazienti colpite da carcinoma mammario rappresenta un esempio virtuoso di sinergia tra Istituzioni, pazienti e comunità scientifica, costituendo un modello di terapia personalizzata economicamente sostenibile e fortemente integrato con i percorsi diagnostico-terapeutici tradizionali – spiega Gianni Amunni, Direttore Generale Istituto per lo studio, la prevenzione e la rete oncologica (ISPRO)”. L’indicazione all’esecuzione del test verrà fatta dal Gruppo Oncologico Multidisciplinare (GOM), presente in ogni Breast Unit. “Plaudiamo alla decisione della Toscana – afferma Saverio Cinieri, Presidente eletto Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) -. I test genomici sono un tassello fondamentale dell’oncologia di precisione. Per questo, AIOM ha chiesto che tutte le Regioni stabiliscano la gratuità dei test genomici, seguendo l’esempio della Lombardia e della Toscana”.“L’adozione dei test genomici comporta evidenti benefici clinici, migliora la qualità di vita delle pazienti e permette un risparmio economico per il sistema sanitario – sottolinea Pinuccia Musumeci, Presidente di Toscana Donna e portavoce di tutte le associazioni regionali che si occupano di tumore al seno -. Lo scorso 20 febbraio abbiamo presentato la richiesta di rimborsabilità del test alla Commissione sanità e politiche sociali del Consiglio regionale della Toscana.  La delibera della Giunta è l’atto finale che segna un importante traguardo.”.

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