Migrazioni, Palazzo Medici Riccardi: presentazione del libro “Porte Aperte”

Evento speciale a Firenze, lunedì 24 febbraio 2020, alle 17, nella Sala Pistelli di Palazzo Medici Riccardi, sede della Città Metropolitana. L’occasione è un libro, ‘Porte Aperte. Viaggio nell’Italia che non ha paura’ (edizioni Piemme) e l’incontro con l’autore, Mario Marazziti, la Direttrice de La Nazione Agnese Pini e altri illustri ospiti.

Saranno presenti a Palazzo Medici Riccardi, infatti, anche Brenda Barnini, vice Sindaco della Metrocittà  (che è anche Sindaco di Empoli ed è studiosa del fenomeno migratorio) e il Presidente emerito della Corte Costituzionale Ugo De Siervo. E’ stato invitato il Card. Giuseppe Betori, Arcivescovo di Firenze.

A Firenze, dunque, una grande occasione per scoprire un’altra Italia e un’altra Firenze.

E’ la faccia poco conosciuta dei’ Corridoi Umanitari’, tenuta in ombra da un dibattito pubblico che è riempito dai toni forti che calcano sulle paure e la rappresentazione dell’altro come un concorrente o un nemico che viene da fuori.

Al contrario, come nel viaggio di Guido Piovene negli Anni ’50, che rilevava le trasformazioni economiche e sociali profonde del Paese, in 29 tappe, dal Trentino a Scicli, in Sicilia, la Vigata di Montalbano, ma passando per Lucca, Salerno, Genova, in un’Italia di grandi bellezze sociali, artistiche e umane, mai minore, in ‘Porte Aperte’ prende vita e si scopre un Paese che si sta già ricostruendo, proprio attorno all’arrivo dei profughi, giunti in maniera sicura, grazie all’intuizione della Comunità di Sant’Egidio dei Corridoi Umanitari.

L’iniziativa, raccolta dalla Federazione delle Chiese Evangeliche e dalla Tavola Valdese e che con la Conferenza Episcopale Italiana, la Caritas e Migrantes, si è allargata dai profughi siriani a quelli che fuggono dal Corno d’Africa e dal Nordafrica, passando per Addis Abeba.

Un libro di storie vere, di gente comune: sono molti, infatti, i credenti e non credenti che, ispirati dall’esempio di Papa Francesco, costruiscono l’accoglienza e l’integrazione che funzionano, a proprie spese: di tempo, soldi, risorse umane. E così facendo, si ricostruisce un tessuto sociale, si rianimano quartieri, piccoli centri, città. Un modello che può aiutare anche le amministrazioni pubbliche a costruire più integrazione nell’ospitalità di seconda accoglienza, che invece segna un po’ il passo ed è a volte in difficoltà proprio sul terreno dell’integrazione.

E’ un libro che aiuta a scoprire la storia, l’arte, ma anche il patrimonio unico di umanità di parti d’Italia che non si conoscono appieno. Un libro che aiuta ad essere “più italiani”, meno spaventati, quando ci si mette in rete con altri, magari aiutati dalla Comunità di Sant’Egidio  e da altri a costruire un’accoglienza per i profughi che comincia subito dalla scuola, dalla spesa al mercato, da chi accompagna. Un incontro per parlare degli “Italiani” e di come costruire un territorio più solidale prendendo ispirazione dai tanti, di ogni età e ceto sociale, gente comune e non organizzata, che già lo fanno. Non solo un libro, ma un antidoto alla rassegnazione e alla frammentazione sociale.

Nell’ultimo capitolo, anche pagine che offrono soluzioni possibili sul tema delle migrazioni, oltre i luoghi comuni, oltre le frasi fatte.

 

 

Svolta Bolognina: alle vie Nuove il Doc sulla fine del PCI

Questa sera al Circolo Vie Nuove di V.le Giannotti, la proiezione di ” Eravamo tanto amati: la sinistra italiana ‘verso’  i trent’anni dalla Svolta della Bolognina”.  Di Domenico Guarino, Andrea Lattanzi, Andrea Marotta. Segue dibatito moderato dalla direttrice della Nazione, Agnese Pini
 

Alle elezioni del marzo 2018, il PD ottiene circa 6 milioni di voti. Quasi gli stessi raggiunti dal PDS, nel 1992, al suo debutto dopo il sofferto scioglimento del PCI. A trent’anni dalla svolta Bolognina, quando il più grande partito comunista d’Europa decise di cambiare nome, la Toscana rimane l’unica regione in cui gli eredi di quella tradizione, nata proprio a Livorno nel 1921, vincono e conservano una egemonia territoriale.

Cosa è accaduto in questi anni? La svolta lanciata nel 1989, all’indomani della caduta del Muro di Berlino, ha tradito le aspettative? E’ possibile riconquistare quel consenso? Abbiamo cercato queste risposte proprio nella “rossa” Toscana, tra alcuni dei protagonisti di allora e di oggi. Ventiquattro interviste in tutto. Politici, docenti, giornalisti, personaggi dello spettacolo e della cultura. Per capire dove stia andando oggi la sinistra in Italia.

Eravamo tanto amati non è una presa d’atto dell’esistente, ma un’analisi giornalistica a più voci per capire il futuro. La crisi del PD, e delle altre forze derivate dall’esplosione del PCI negli anni (da Rifondazione Comunista a SeL, da Sinistra Arcobaleno fino a LeU e Potere al Popolo), sancita dalle tornate elettorali degli ultimi dieci anni, diventa  lo specchio di una radicale trasformazione degli assetti politici nel nostro Paese.

Per questo, continuiamo a chiederci se sia possibile per una forza politica – una qualsiasi forza politica – raccogliere, anche in parte, quell’eredità del PCI, a cominciare non solo dalla parte forse più attuale del patrimonio ideologico (per esempio il sostegno alle fasce deboli, l’attenzione al mondo del lavoro, l’interclassismo, l’abilità di coniugare il governo delle cose concrete con una tensione ideale e, in qualche modo, utopica) ma soprattutto di un elemento che oggi, nel dibattito complessivo, latita a qualsiasi livello: la capacità di suscitare il rispetto. Quello che il PCI si vedeva riconosciuto, primi tra tutti, dai suoi avversari.

(Sinossi a cura degli autori)
 
 
Domenico Guarino (Battipaglia, SA, 1968) è un giornalista professionista. Lavora (prevalentemente) a Controradio/Popolare Network. Nel 2008 si è aggiudicato il premio Passetti come ‘Cronista dell’Anno’ . Ha vinto il premio Viesseux (2007, con il racconto Una casa grande come un sogno) e il premio Terzani (2008, con il racconto Il mio nome è mai più). Ha pubblicato “Di Domenica si può anche Morire” (Poliastampa, 2008), Ordine Nuovo (Cult, 2009), Sono un Italiano Nero (Cult, 2009), Puttanopoli, (Cult, 2010), Ribelli (Infinito, 2011), Io, Raimondo Ricci (Sagep, 2013), Gli occhi dentro (le piagge, 2014) 

Andrea Lattanzi (Carrara, 1987), è un giornalista pubblicista e videomaker che lavora a Firenze. Laureato in Scienze della Politica e autore del saggio Librai: si salvi chi può (GoWare) ha lavorato per varie testate di informazione e attualmente collabora con il sito Repubblica.it. È tra i fondatori dell’associazione GvPress, che tutela il lavoro dei giornalisti videomaker in Italia.

Andrea Marotta (Cosenza, 1982) è un giornalista della Rai e vive a Firenze. Ha lavorato per Tam Tam e Segnali di Fumo, Il Quotidiano della Calabria, Il Mucchio Selvaggio, DNews e Doc Toscana. Con Domenico Guarino ha scritto Io Raimondo Ricci, memorie da un altro pianeta (Sagep, 2013).
 
 
CREDITS 
Titolo: “Eravamo tanto amati – La sinistra italiana verso i trent’anni dalla Bolognina”
Genere: Inchiesta giornalistica a sfondo storico
Durata: 60′
Soggetto, sceneggiatura e regia: Domenico Guarino, Andrea Marotta, Andrea Lattanzi
Fotografia e montaggio: Andrea Lattanzi
 
Con la partecipazione di: Sabatino Cerrato, Riccardo Conti, Mario Tredici, Maurizio Boldrini, Michele Ventura, Guelfo Guelfi, Dalida Angelini, Vannino Chiti, Giovanni Gozzini, Sergio Staino, Paolo Fontanelli, Rosa Maria Di Giorgi, Fabio Mussi, Fabio Picchi, Alessandro Benvenuti, Mario Ricci, Daniela Lastri, Graziano Cioni, Fabio Evangelisti, Gabriella Piccinni, Enrico Rossi, Monica Sgherri, Filippo Nogarin, Achille Occhetto

Tutto pronto per la ‘scandalosa’ Leopolda

La 10 edizione della kermesse Renziana è, manco a dirlo, come sempre, la ‘più attesa di sempre’. Con la scelta del simbolo del nuovo partito. Ne abbiamo parlato con la neodirettrice della Nazione, Agnese Pini

Sin dalla sua nascita la kermesse della Leopolda è stata un corpo estraneo al normale tran tran della politica italiana. Un format che in molti hanno tentato di copiare senza riuscirvi che ha indubbiamente cambiato la politica e la comunicazione politica nel nostro Paese. Crocevia di personaggi e personalità, di discussioni, di temi, di sentimenti, di sensazioni. Anticipatrice di mode e modelli nel bene e nel male, la Leopolda è sempre la Leopolda, Merito di chi l’ha ‘inventata’ e l’ha impressa come marchio nella vita politica del nostro Paese.

Quest’anno, come sempre del resto, sarà la ‘più attesa di sempre’. Ma forse quest’anno di più perché Renzi dovrà far capire dove andrà il suo partito a partire dal simbolo. Ed è proprio il nuovo partito, i suoi obiettivi, le sue mosse, la sua strategia, chi ci sarà e chi non ci sarà, a creare lo ‘scandalo’, qeusta volta.

Ne abbiamo parlato con la direttrice della Nazione

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