Occhetto: “Renzi sta avvelenando i pozzi. Lavorare per unità di tutta la sinistra”

“Renzi sta avvelenando i pozzi. E questo non gli fa un onore. Occorre lavorare per l’unità non solo del Pd ma di tutta la sinistra. Pensare ad una rifondazione del partito dentro un’area più ampia, un’alleanza democratica europeista contro le posizioni xenofobe, razziste e populiste che stanno invadendo l’Europa”. Sono le parole di Achille Occhetto oggi a Firenze per la presentazione del suo libro “La lunga eclissi. Passato e presente del dramma della sinistra” Edizioni Sellerio.

Per l’ultimo segretario del Pci e primo dopo la svolta della Bolognina, il libro nato come un’analisi delle origini della crisi è anche  un urlo di dolore che riconosce nella sinistra le caratteristiche di  un’araba fenice. Può rinascere solo se prende atto delle proprie ceneri.

Achille Occhetto intervistato Chiara Brilli

Presentazione oggi 6 dicembre 2018 alle 17.30 in Sala Giordano di Palazzo Medici Riccardi, preceduto dalla firma delle copie alle 16.30 alla Ibs Libraccio di Firenze.

Occhetto: “il Pd ha fatto tanti errori ma guai ad ‘asfaltarlo’ “

Intervista con l’autore della Svolta della Bolognina che, tra l’89 e il 91,  pose fine all’esperienza del PCI, portando alla nascita del PDS.

Occhetto sarà venerdì a Pistoia al dopolavoro Ferroviario in via XX Settembre, alle 20.45 con l’ex presidente della Regione toscana, Vannino Chiti, per la presentazione del libro “Eravamo Tanto Amati” di D. Guarino, A.Marotta  e A.Lattanzi

Ligresti se ne va, morto l’immobiliarista di Castello

E’ morto a 86 anni Salvatore Ligresti. Fondatore del gruppo Fonsai, è stato tra i protagonisti della finanza milanese e della vicenda dell’urbanizzazione di Castello (Fi). Da fine anni ’80 era stato coinvolto in numerose inchieste giudiziarie. Fu coinvolto nel processo sull’urbanizzazione dell’area di Castello in cui la corte di appello di Firenze lo condannò a 2 anni e mezzo per corruzione.

L’immobiliarista siciliano è mancato all’ospedale San Raffaele, dove era ricoverato da giorni. Nel capoluogo lombardo l’uomo d’affari ha fatto la sua fortuna cominciata dal settore  del mattone. Ha cavalcato l’onda della Milano da bere, dei socialisti di Bettino Craxi, entrando nei salotti della finanza sotto l’ala di altri siciliani, l’avvocato Antonino La Russa e il numero uno di Mediobanca Enrico Cuccia, per poi imboccare una parabola discendente con l’avventura di Fondiaria-Sai, finita come ultimo atto nelle mani di un’altra compagnia assicurativa, Unipol.

Una vicenda che oltre al carcere ha lasciato Salvatore Ligresti e i figli, Jonella, Giulia e Paolo, coinvolti in vicende giudiziarie in parte non ancora concluse.

Finisce coinvolto nello scandalo delle aree d’oro legate all’acquisto a caro prezzo da parte del Comune di Milano di terreni agricoli dell’ingegnere. Reduce dalle disavventure di Tangentopoli per le  quali si fa 112 giorni nel carcere di San Vittore, torna sulla cresta dell’onda acquistando Fondiaria, proprietaria dell’area di Castello nella piana fiorentina.

Fallita nell’89 per effetto dello storico no di Achille Occhetto, allora segretario del Pci, l’idea di costruire una città nella città  fu di nuovo sviluppata dalla giunta Domenici e dal nuovo padrone di Fondiaria.

Il 18 aprile 2005 il sindaco e Ligresti siglarono una convenzione per la realizzazione tra gli altri di un insediamento da un milione e 400 metri cubi ed un parco di 80 ettari. Secondo le accuse, nell’autunno 2008 la giunta comunale sarebbe stata pronta a sacrificare il polmone verde per far posto alla cittadella dello sport proposta da Diego Della Valle, patron della Fiorentina. Quando, dopo il sequestro dell’area, vennero pubblicate le intercettazioni nelle quali il sindaco dichiarava che il parco gli faceva schifo e che bisognava smitizzarlo, Domenici si incatenò per protesta davanti alla sede di “Repubblica” a Roma.

Nel 2015 nel processo sulla urbanizzazione di Castello la corte di appello condanna Ligresti a 2 anni e mezzo per corruzione insieme all’architetto Marco Casamonti e  all’ingegner Gualtiero Giombini,  all’ex assessore comunale (Pd) all’urbanistica Gianni Biagi e all’ex assessore alla sicurezza Graziano Cioni (Pd) che abbandona le primarie a Sindaco.

 

castelloLa procura di Firenze e i carabinieri del Ros ipotizzarono uno scambio di favori fra Fondiaria-Sai ed esponenti della giunta comunale: Fonsai avrebbe fatto scegliere il progettista (Casamonti) a Biagi, nel tentativo di ottenere il maggior numero possibile di permessi a costruire, e a sua volta Cioni avrebbe chiesto sponsorizzazioni per alcune iniziative, e favori personali. La vicenda che ha visto il sequestro dell’area fino al 2013,  si è chiusa nel 2016 con l’annullamento delle condanne per corruzione che la Corte d’Appello aveva pronunciato nei confronti, fra gli altri, proprio di Ligresti.
Nello stesso anno il tribunale di Torino lo ha condannato in primo grado a 6 anni per falso in bilancio nell’inchiesta sul crac di Fonsai, mentre per la vicenda dei titoli Premafin, holding di Fondiaria: a fine novembre 2017 il tribunale di Milano lo ha condannato sempre in primo grado a 5 anni per aggiotaggio.

ERAVAMO TANTO AMATI La sinistra italiana ‘verso’  i trent’anni dalla Svolta della Bolognina

Di Domenico Guarino, Andrea Lattanzi, Andrea Marotta (Edizioni Effigi).  Prima presentazione in occasione della Giornata Mondiale del Libro – Lunedì 23 aprile 2018, ore 19, Caffé Letterario Le Murate, Firenze. interviene il Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi coordina Paola Catani Gagliani, capo servizio Ansa Firenze

Alle elezioni del marzo 2018, il PD ottiene circa 8 milioni di voti. Quasi gli stessi raggiunti dal PDS, nel 1992, al suo debutto dopo il sofferto scioglimento del PCI. A trent’anni dalla Bolognina, quando il più grande partito comunista d’Europa decise di cambiare nome, la Toscana rimane l’unica regione in cui gli eredi di quella tradizione, nata proprio a Livorno nel 1921, vincono e conservano una egemonia territoriale.
Cosa è accaduto in questi anni? La svolta lanciata nel 1989, all’indomani della caduta del Muro di Berlino, ha tradito le aspettative? E’ possibile riconquistare quel consenso? Abbiamo cercato queste risposte proprio nella “rossa” Toscana, tra alcuni dei protagonisti di allora e di oggi. Ventiquattro interviste in tutto. Politici, docenti, giornalisti, personaggi dello spettacolo e della cultura. Per capire dove stia andando oggi la sinistra in Italia.

Eravamo tanto amati non è una presa d’atto dell’esistente, ma un’analisi giornalistica a più voci per capire il futuro. La crisi del PD, e delle altre forze derivate dall’esplosione del PCI negli anni (da Rifondazione Comunista a SeL, da Sinistra Arcobaleno fino a LeU e Potere al Popolo), sancita dalle tornate elettorali degli ultimi dieci anni, diventa  lo specchio di una radicale trasformazione degli assetti politici nel nostro Paese.


Per questo, all’indomani delle elezioni del 4 marzo 2018, continuiamo a chiederci se sia possibile per una forza politica – una qualsiasi forza politica – raccogliere, anche in parte, quell’eredità del PCI, a cominciare non solo dalla parte forse più attuale del patrimonio ideologico (per esempio il sostegno alle fasce deboli, l’attenzione al mondo del lavoro, l’interclassismo, l’abilità di coniugare il governo delle cose concrete con una tensione ideale e, in qualche modo, utopica) ma soprattutto di un elemento che oggi, nel dibattito complessivo, latita a qualsiasi livello: la capacità di suscitare il rispetto. Quello che il PCI si vedeva riconosciuto, primi tra tutti, dai suoi avversari. 
Il progetto editoriale vede anche la nascita di un videodocumentario a cura di  Andrea Lattanzi che sarà proiettato in anteprima Domenica 29 aprile 2018 ore 19.00 al Cinema Teatro La Compagnia di Firenze (proiezione, a seguire presentazione del progetto e dibattito con gli autori) -ingresso gratuito – 
 
Info su pagine FB: Eravamo Tanto Amati
 
 
Domenico Guarino (Battipaglia, SA, 1968) è un giornalista professionista. Lavora (prevalentemente) a Controradio/Popolare Network. Nel 2008 si è aggiudicato il premio Passetti come ‘Cronista dell’Anno’ . Ha vinto il premio Viesseux (2007, con il racconto Una casa grande come un sogno) e il premio Terzani (2008, con il racconto Il mio nome è mai più). Ha pubblicato “Di Domenica si può anche Morire” (Poliastampa, 2008), Ordine Nuovo (Cult, 2009), Sono un Italiano Nero (Cult, 2009), Puttanopoli, (Cult, 2010), Ribelli (Infinito, 2011), Io, Raimondo Ricci (Sagep, 2013), Gli occhi dentro (le piagge, 2014) 

Andrea Lattanzi (Carrara, 1987), è un giornalista pubblicista e videomaker che lavora a Firenze. Laureato in Scienze della Politica e autore del saggio Librai: si salvi chi può (GoWare) ha lavorato per varie testate di informazione e attualmente collabora con il sito Repubblica.it. È tra i fondatori dell’associazione GvPress, che tutela il lavoro dei giornalisti videomaker in Italia.

Andrea Marotta (Cosenza, 1982) è un giornalista della Rai e vive a Firenze. Ha lavorato per Tam Tam e Segnali di Fumo, Il Quotidiano della Calabria, Il Mucchio Selvaggio, DNews e Doc Toscana. Con Domenico Guarino ha scritto Io Raimondo Ricci, memorie da un altro pianeta (Sagep, 2013).
 
 
CREDITS 
Titolo: “Eravamo tanto amati – La sinistra italiana verso i trent’anni dalla Bolognina”
Genere: Inchiesta giornalistica a sfondo storico
Durata: 60′
Soggetto, sceneggiatura e regia: Domenico Guarino, Andrea Marotta, Andrea Lattanzi
Fotografia e montaggio: Andrea Lattanzi
 
Con la partecipazione di: Sabatino Cerrato, Riccardo Conti, Mario Tredici, Maurizio Boldrini, Michele Ventura, Guelfo Guelfi, Dalida Angelini, Vannino Chiti, Giovanni Gozzini, Sergio Staino, Paolo Fontanelli, Rosa Maria Di Giorgi, Fabio Mussi, Fabio Picchi, Alessandro Benvenuti, Mario Ricci, Daniela Lastri, Graziano Cioni, Fabio Evangelisti, Gabriella Piccinni, Enrico Rossi, Monica Sgherri, Filippo Nogarin, Achille Occhetto

“Eravamo tanto amati”: arriva in libreria, anteprima documentario a La Compagnia

ERAVAMO TANTO AMATI. La sinistra italiana ‘verso’ i trent’anni dalla Svolta della Bolognina di Domenico Guarino, Andrea Lattanzi, Andrea Marotta (Edizioni Effigi). Esce in libreria l’attesa inchiesta giornalistica con testimonianze inedite e l’ultima intervista a Riccardo Conti. Doppio appuntamento a Firenze.

Riccardo Conti. Fotogramma del documentario

Ventiquattro politici, intellettuali ed artisti raccontano il loro amore ‘rosso’ nel libro di Domenico Guarino e Andrea Marotta.

– Prima presentazione in occasione della Giornata Mondiale del Libro –
Lunedì 23 aprile 2018 ore 19, Caffé Letterario Le Murate, Firenze. In collaborazione con La Nottola di Minerva. Coordina Paola Catani Gagliani, capo servizio Ansa Firenze.

Il progetto editoriale vede anche la nascita di
un videodocumentario a cura di Andrea Lattanzi che sarà proiettato in anteprima
Domenica 29 aprile 2018 ore 19.00 al Cinema Teatro La Compagnia di Firenze
(proiezione, a seguire presentazione del progetto e dibattito con gli autori)
-ingresso gratuito –

Achille Occhetto. Fotogramma del documentario

Alle elezioni del marzo 2018, il PD ottiene circa 8 milioni di voti. Quasi gli stessi raggiunti dal PDS, nel 1992, al suo debutto dopo il sofferto scioglimento del PCI. A trent’anni dalla Bolognina, quando il più grande partito comunista d’Europa decise di cambiare nome, la Toscana rimane l’unica regione in cui gli eredi di quella tradizione, nata proprio a Livorno nel 1921, vincono e conservano una egemonia territoriale.

Cosa è accaduto in questi anni? La svolta lanciata nel 1989, all’indomani della caduta del Muro di Berlino, ha tradito le aspettative? E’ possibile riconquistare quel consenso? Abbiamo cercato queste risposte proprio nella “rossa” Toscana, tra alcuni dei protagonisti di allora e di oggi. Ventiquattro interviste in tutto. Politici, docenti, giornalisti, personaggi dello spettacolo e della cultura. Per capire dove stia andando oggi la sinistra in Italia.

Eravamo tanto amati non è una presa d’atto dell’esistente, ma un’analisi giornalistica a più voci per capire il futuro. La crisi del PD, e delle altre forze derivate dall’esplosione del PCI negli anni (da Rifondazione Comunista a SeL, da Sinistra Arcobaleno fino a LeU e Potere al Popolo), sancita dalle tornate elettorali degli ultimi dieci anni, diventa lo specchio di una radicale trasformazione degli assetti politici nel nostro Paese.

Per questo, all’indomani delle elezioni del 4 marzo 2018, continuiamo a chiederci se sia possibile per una forza politica – una qualsiasi forza politica – raccogliere, anche in parte, quell’eredità del PCI, a cominciare non solo dalla parte forse più attuale del patrimonio ideologico (per esempio il sostegno alle fasce deboli, l’attenzione al mondo del lavoro, l’interclassismo, l’abilità di coniugare il governo delle cose concrete con una tensione ideale e, in qualche modo, utopica) ma soprattutto di un elemento che oggi, nel dibattito complessivo, latita a qualsiasi livello: la capacità di suscitare il rispetto. Quello che il PCI si vedeva riconosciuto, primi tra tutti, dai suoi avversari.
(Sinossi a cura degli autori)

Con la partecipazione di: Sabatino Cerrato, Riccardo Conti, Mario Tredici, Maurizio Boldrini, Michele Ventura, Guelfo Guelfi, Dalida Angelini, Vannino Chiti, Giovanni Gozzini, Sergio Staino, Paolo Fontanelli, Rosa Maria Di Giorgi, Fabio Mussi, Fabio Picchi, Alessandro Benvenuti, Mario Ricci, Daniela Lastri, Graziano Cioni, Fabio Evangelisti, Gabriella Piccinni, Enrico Rossi, Monica Sgherri, Filippo Nogarin, Achille Occhetto

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