“E’ probabile che l’adozione di tecnologie potenti come l’Ia possa comportare un certo ampliamento delle disuguaglianze”, ma “alcune delle minacce alla democrazia e alla coesione sociale potenzialmente aggravate dell’intelligenza artificiale erano già presenti nell’economia digitale e nei social media”.
Lo ha affermato Michael Spence, economista premio Nobel nel 2001, in una videointervista proiettata al Festival nazionale dell’Economia civile a Firenze.
“Le nuove tecnologie – ha osservato – non vengono adottate in maniera uniforme. Chi le adotta per primo trae maggiori benefici rispetto a chi resta indietro. E’ quindi fondamentale creare incentivi per sviluppare strumenti di Ia che potenzino le capacità umane, invece di sostituirle. Oggi si parla correttamente di bilanciare automazione e augmentazione, ossia di strumenti che aumentano le performance individuali, che si tratti di attività economiche, ricerca scientifica o servizi sanitari in aree rurali”.
Secondo Spence con strumenti così potenti “possiamo potenzialmente realizzare percorsi di crescita inclusiva, e in effetti i sistemi di Ia stanno già promuovendo la crescita inclusiva, fornendo servizi a persone in aree rurali o svantaggiate dove le offerte tradizionali sarebbero limitate”. Tuttavia, sostiene, “se l’Ia rimane concentrata solo nel settore tecnologico-finanziario, i benefici saranno diseguali. La diffusione attraverso tutti i settori, le aziende e i paesi è fondamentale. Lo sviluppo open source dell’Ia, favorito anche dall’innovazione cinese, sta ampliando l’accessibilità degli strumenti a costi contenuti o nulli, sia per lo sviluppo sia per l’applicazione. Questo è un segnale molto positivo”