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La grazia per Alaa: una storia di ostinata fiducia

C’è anche Alaa Faraj, studente in ingegneria, giocatore nella serie A libica, tra i provvedimenti di clemenza individuale del presidente della Repubblica Sergio Mattarella concessi il 22 dicembre scorso.  A 19 anni sbarcò in Italia su una carretta del mare. Era il 2015. Nella traversata morirono 49 persone, la cosiddetta ‘strage di Ferragosto’. Fu accusato di essere uno scafista, condannato a trent’anni di carcere. Ne ha scontati dieci.  Mattarella, ai sensi dell’articolo 87 comma 11 della Costituzione, ha firmato il decreto di grazia parziale  che estingue una parte delle pena detentiva ancora da espiare. Diverse associazioni avevano difeso l’innocenza di Alaa, dando vita ad una mobilitazione e sensibilizzazione che ha coinvolto tantissime persone  tra cui l’Arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice, Don Luigi Ciotti, il giurista Gustavo Zagrebelsky (già Presidente della Corte Costituzionale), la docente universitaria Alessandra Sciurba che ha raccolto e curato la sua storia nel libro Perché ero ragazzo (di Alaa Faraj, a cura di Alessandra Sciurba, Ed. Sellerio)  E così nell’ultimo giorno di questo 2025 vogliamo proporvi una storia a lieto fine, di ostinata fiducia, ma che mette a nudo in maniera emblematica un sistema che ha bisogno di colpevoli ma non cerca i responsabili. Di una  disumanizzazione amministrativa e giuridica che fa finire in un limbo migliaia di persone nell’ambito di flussi migratori che avrebbero bisogno di una gestione umanitaria e di politiche di contrasto al traffico di esseri umani che colpiscano i trafficanti e gli interessi economici che ci sono dietro. Che la storia, la lotta e la voce di Alaa serva a portare avanti la mobilitazione anche nel 2026.

intervista di Chiara Brilli, alla prof.ssa di Filosofia del diritto Alessandra Sciurba

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