Sono 10 le proposte per la reindustrializzazione del sito Beko siena arrivate a Sernet, l’advisor scelto dal Mimit per individuare il partner cui affidare il futuro della fabbrica la cui proprietà, una multinazionale con sede in Turchia, saluterà territorio e lavoratori alla fine del 2025, per quanto si sia impegnata, nell’accordo siglato con sindacati e istituzioni, a seguire il processo di transizione, oltre che gli esodi volontari, sino alla fine del 2026.
Tra le 10 proposte 3 aziende che occupano di gestione del ciclo dei rifiuti, data center, e ciclo del freddo nel settore biomedicale, che, ricordiamolo, a Siena conta un importante polo costruito intorno alla fondazione presieduta del prof Rappuoli.
Il rischio da evitare secondo il presidente Giani è lo spezzatino, che invece non sarebbe scartato da Tomasi, pur di arrivare in fretta ad una soluzione. “C’erano campanelli sin dal 2008 che sono stati sottovalutati, in quanto la Beko aveva splittato il settore immobiliare da quello produttivo” ha attaccato il candidato del centrodestra. Giani da parte sua ha ricordato che la regione ha messo a disposizione un milione di euro per la formazione dei lavoratori.
Mentre per Antonella Bundu (Toscana Rossa) il tema fondamentale è cosa produrre, nella salvaguardia dei posti di lavoro. E’ già perché a Siena c’è un elefante nella stanza: l’interesse di Leonardo spa, mai confermato, ma ovviamente ‘scomodo’ in quanto si tratta di un’azienda che si occupa prevalentemente di tecnologie militari ed è in rapporti mai ben chiariti con Israele.
Fare presto fare bene, chiedono i 299 lavoratori: il tempo stringe e la cassa integrazione a zero ore è dietro l’angolo. A te la linea