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Mondo Convenienza, tavolo in Regione tra azienda e lavoratori

mondo convenienza, RI2

(Foto dalla pagina Facebook Si Cobas Prato Firenze)

La vertenza Mondo Convenienza arriva in Regione. Presidio questa mattina in piazza Duomo a Firenze per facchini e autisti della Rl2, società affidataria dei servizi in appalto, che da quasi un mese sono in sciopero. I lavoratori si sono riuniti in presidio in occasione del tavolo convocato in Regione Toscana. Attualmente, spiega Sì Cobas, sono circa 35 i lavoratori in sciopero a Campi Bisenzio e un centinaio, in totale, considerando anche le sedi di Roma e Bologna.

“Stamani siamo qua – spiega Francesca Ciuffi di Sì Cobas – per il primo tavolo plenario in cui incontriamo l’azienda e la committente, cioè Mondo Convenienza. Siamo qui per chiedere l’applicazione del contratto della logistica e non del contratto multiservizi pulizie che non è una questione formale, ma è una questione sostanziale, perché parliamo di differenze alla fine dell’anno anche di 5/6mila euro netti in busta paga. Chiediamo anche una serie di istituti come la trasferta, che il contratto del multiservizi non prevede e che invece sono previsti da quello della logistica. Chiediamo la fine del lavoro per 12 ore, sei giorni a settimana e l’applicazione delle misure di sicurezza sul lavoro che l’azienda in questo momento non applica in alcun modo”.

Contro lo sciopero di facchini e autisti, nei giorni scorsi, hanno protestato altri lavoratori della Rl2 chiedendo la fine dello sciopero che, a loro dire, impedisce all’azienda di lavorare. “Le proteste che ci sono state negli scorsi giorni sono state fatte dai caporali dell’azienda – aggiunge Ciuffi -. Sono loro che le hanno organizzate e i lavoratori che non sono in sciopero lo fanno per paura. Questa cosa comunque si sta già rompendo, ieri si sono iscritti al sindacato e sono in sciopero altri dieci lavoratori che dopo 28 giorni hanno deciso di mettere da parte la paura e unirsi alla protesta. Quindi lo sciopero si sta allargando anche ai lavoratori che fino ad ora sono rimasti dentro e che piano piano stanno trovando il coraggio per chiedere i loro diritti”.

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