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In migliaia in marcia silenziosa per la pace

Migliaia di persone hanno partecipato alla fiaccolata per la pace promossa da Padre Bernardo, priore dell’abbazia di San Miniato. La marcia silenziosa si è  conclusa a sera inoltrata davanti al sagrato della chiesa. “Grato al Rabbino Gadi e all’Imam Izzedin per la loro presenza, è una profezia di pace e libertà”.

Sono felicissima di essere qui, voglio dirlo a tutti”. Rossella, insegnante di scuola media fa brillare il suo entusiasmo alla luce di una candela, quella che ha illuminato il suo cammino da Ponte alle Grazie fino all’abbazia di San Miniato al Monte. Insieme a lei, per chiedere pace tra due popoli in guerra, per chiedere la liberazione degli ostaggi e “almeno per una volta – come ha scritto Padre Bernardo Gianni, priore di San Minato che ha promosso la fiaccolata – per superare i puntigliosi distinguo” tra persone di fede e cultura diverse, c’erano migliaia di persone. Una varia umanità che avrebbe fatto piacere a Giorgio La Pira e a Giovanni Michelucci, con l’uomo cuore pulsante di una città che cresce e si misura intorno alle esigenze di ciascuno, al bisogno di essere un unico corpo sotto la sola bandiera della pace. Una parola potente, scandita dal passo silenzioso di tanti, uniti senza paura di esserlo, privati cittadini insieme ad associazioni, politici, sindacati. In testa al corteo Padre Bernardo fianco a fianco all’Imam di Firenze, Izzedin Elzir e al Rabbino capo della comunità ebraica, Gadi Piperno. Oltre a loro, il sindaco Dario Nardella, il presidente della Regione Eugenio Giani e la vicepresidente Stefania Saccardi, le assessore Maria Federica Giuliani, Benedetta Albanese e Sara Funaro, solo per citarne alcuni. “L’unico modo per arrivare ad accordi e tacitare le armi è partecipare a questa manifestazione mettendo insieme tutti gli attori, che sono chiamati a fare un percorso di condivisione; tutto il mondo è invitato a parlare parole di pace”. Così Sabrina, della Funzione Pubblica della CGIL, a due passi dall’unica bandiera ammessa che sventolava alta, quella con i colori dell’arcobaleno. Ha spiegato Franco Vaccari, presidente di Rondine Cittadella della Pace: “Dobbiamo svelenire il cuore e la mente e tornare con una mentalità nuova, per questo lavoriamo con ragazzi a coppie di nemici, russi e ucraini, palestinesi e israeliani, serbi e kosovari…in un programma di due anni dove questi giovani coraggiosi non si lasciano sopraffare dalla rabbia, dall’odio e la violenza trasformando i loro conflitti in energia vitale”. Mano nella mano, sparsi tra la gente, c’erano anche loro, gli studenti dai Paesi in conflitto, gli adulti di domani cui è affidata la costruzione di un futuro migliore. Così, sopra le sponde dell’Arno, un altro fiume fatto di persone di ogni età e provenienza ha preso a ingrossarsi, creando una mobilitazione che rimanda a quella del 2002, quando un milione di cittadini manifestarono contro la guerra in Iraq. Un movimento che oggi come ieri chiede NO alla guerra, lo fa in modo composto, anche quando il fiato si è fatto più corto salendo le centinaia di scalini delle rampe di San Niccolò fino al Piazzale Michelangelo, e ancora più sù, a raggiungere il sagrato della Chiesa. Qui, Padre Bernardo ha parlato per pochi minuti, tanti sono bastati per infiammare un mare umano visibile ormai al solo riverbero della luna e delle candele. “La mia gratitudine è per il rabbino Gadi e per l’Imam Izzedin, perché la loro presenza stasera è un dono di pace, una profezia di coraggio e di libertà. Firenze abbraccia il vostro dolore e sostiene le vostre speranze, Firenze sogna pace per le vostre terre.” Si è chiusa così una giornata destinata a segnare il passo lento, silenzioso ma costante di un movimento globale pacifista che nel capoluogo toscano ritrova le sue radici.

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