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Giuli: “neoprimitivo negare intitolazione luogo a Gentile”

Alessandro Giuli Pergola

ALESSANDRO GIULI MINISTRO DELLA CULTURA

Il ministro ella Cultura Alessandro Giuli difende la richiesta avanzata dai consiglieri di Fratelli d’Italia di di intestare al filosofo un luogo pubblico a Firenze

“Che a Giovanni Gentile venga intestato un luogo pubblico nella città di Firenze, dove il filosofo è stato ucciso dai Gap proprio il 15 aprile, del 1944, è un fatto di pura laicità politica e culturale” lo sostiene Alessandro Giuli  responsabile del ministero della Cultura.

Gentile, aggiunge, “eccede le ideologie ed è il momento di riconoscere che la sua statura è quella di un classico. Gli istituti da lui fondati costituiscono un patrimonio culturale universalmente riconosciuto: l’Enciclopedia italiana, di cui quest’anno si è festeggiato il centenario, l’Istituto di Studi Germanici, di cui fu primo presidente nel 1932, l’Istituto Italiano di Studi per il Medio ed Estremo Oriente e poi la riforma scolastica del 1923, la quale, con i necessari aggiornamenti, ha retto il sistema educativo italiano fino ad oggi”

“Negare oggi a Giovanni Gentile l’intitolazione di un luogo pubblico è un atto neoprimitivo, significa rifiutarsi di storicizzare, vuol dire negare la cultura e sottometterla all’ideologia”.  dichiara in una nota i Giuli.

“La filosofia gentiliana -aggiunge-  è stato uno spazio pensante e originale dell’hegelismo, rielaborata da filosofi liberalsocialisti e marxisti che hanno riconosciuto il debito teorico con il padre dell’Attualismo. Una filosofia che Emanuele Severino ebbe a definire ‘tra le forme più potenti del pensiero del nostro tempo’”.

Giovanni Gentile, continua Giuli, è stato “un classico della cultura europea e uno straordinario organizzatore culturale da cui tutti, a destra e sinistra, hanno attinto. Il suo ruolo politico è naturalmente motivo di discussione e controversie, ed è giusto che sia così, ma solo chi è accecato dal furore ideologico può negare a Gentile di aver svolto lo scomodo ruolo, nelle tragiche condizioni possibili dell’epoca, di mediazione e moderazione, battendosi per la riconciliazione nazionale nel mezzo di una guerra civile. Così attirandosi odio e incomprensione da ogni parte”.

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