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Gaza chiama (e chiede giustizia), Firenze risponde (e chiede pace)

La sera di venerdì 23 il pullman che portava i 22 rifugiati, familiari dei bambini gazawi feriti in cura a Firenze da un anno, è arrivato a Firenze. Nel fine settimana iniziative di solidarietà e tanti sudari bianchi alla finestre.

Alla fine sono arrivati a Firenze. I 22 rifugiati, i familiari dei bambini di Gaza in cura al Meyer sono riusciti nel miracolo di lasciare quel lembo di terra dove l’umanità sta dando il peggio. Era partita anche una sottoscrizione e la città ha risposto. Come ha risposto esponendo alle finestre i lenzuoli, i sudari bianchi che con la loro semplicità volevano portare all’attenzione la tragedia immane che sta travolgendo tutti. Certo i cittadini di Gaza e i palestinesi più in generale. Ma che sta travolgendo la nostra stessa umanità, la nostra dignità collettiva e personale. Quel barlume di diritto internazionale che avevamo messo in piedi sembra completamente saltato. L’Unione europea è incapace di dire anche solo una parola per fermare la strage. L’indifferenza sembra regnare sovrana. Poi però la grande quantità di iniziative di solidarietà, di presentazioni di libri dedicati al tema, di presidi e manifestazioni, e poi l’appello lanciato dal prof. Tomaso Montanari per mettere alle finestre dei lenzuoli bianchi a ricordare i sudari utilizzati per avvolgere le migliaia di vittime palestinesi, che ha visto la città rispondere in maniera importante. Ecco, tutto questo ci fa pensare che a qualcuno importa, sta a cuore, oltre gli schieramenti, le divisioni politiche, le letture storiche. Dagli Stati Uniti ai paesi arabi del Golfo prevalgono solo tatticismi indecorosi, mentre gli aiuti umanitari saranno adesso monopolizzati da una associazione di mercenari che utilizzeranno i suddetti aiuti per fare altro. Per un fine settimana, in questo scenario drammatico, la Firenze delle istituzioni e quella di popolo sembra aver ritrovato l’intenzione politica e umana dei tempi dei colloqui per la pace di Giorgio La Pira, per dire una parola in più al mondo che guarda.

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