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Garante infanzia e adolescenza: rientro a scuola dopo malattia, servono test più rapidi e meno invasivi

Camilla Bianchi accoglie l’appello di alcuni genitori e scrive a Governo e Regione Toscana: “Sperimentare test salivari o esame delle feci, oppure semplice autocertificazione del genitore per il rientro bambini”. ASCOLTA L’INTERVISTA

Firenze – “Test diagnostici diversi dal tampone nasofaringeo per certificare la salute dei bambini che devono rientrare a scuola dopo una malattia”. Così Camilla Bianchi, garante toscana per l’infanzia e l’adolescenza accoglie l’appello lanciatole da alcuni genitori che chiedono test più rapidi e meno invasivi per i loro figli.

“Ho evidenziato alle competenti autorità regionali e nazionali la stringente necessità di valutare, fermo il rispetto della sicurezza e della salute pubblica – risponde Bianchi in una lettera inviata alle famiglie – l’opportunità di adottare specifiche misure che prevedano per le persone di minore età forme di verifica dell’infezione da Covid-19 alternative al tampone quali i test salivari, più rapidi e meno invasivi e traumatici per i bambini, oppure l’esame delle feci, che risulterebbe utile anche in termini di prevenzione”.

Bianchi si sofferma anche sulla “necessità di non trattare in modo uniforme molteplici fattispecie che abbisognano di una regolamentazione differenziata in ragione dalla specifica situazione sanitaria del singolo bambino, nonché di valutare la possibilità di ritenere sufficiente un’autocertificazione del genitore per il rientro a scuola per ridurre i tempi di assenza”.

Bianchi esprime così la sua vicinanza a bambini e ragazzi, e ai loro genitori e si impegna con le istituzioni: “Mi sono sentita non solo di condividere le loro istanze, ma anche di sensibilizzare le autorità competenti regionali e quindi la presidenza della Regione, gli assessorati alla sanità e all’istruzione”. Bianchi ha, inoltre, inviato una nota al Ministro dell’Istruzione. “È necessario pur nel rispetto della salute e sicurezza pubblica – conclude la garante – che non si venga ad incidere su taluni diritti fondamentali delle persone di minore età tra cui il diritto allo studio”

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