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🎧 E se chiedessimo agli ex?

e se chiedessimo

Allo Spazio Alfieri, fino a mercoledì 11 ottobre è in programma il documentario “Frammenti di un Percorso Amoroso”, di Chloé Barreau. Qui l’intervista alla regista e una breve recensione.

E se chiedessimo ai nostri ex cosa hanno pensato della nostra storia? Capita di essere assaliti da questa voglia, ma la maggior parte di noi quando questo avviene si frena. Forse è per paura di sapere, o forse per una tacita convenzione che stabilisce che certe cose non si chiedono; magari è perché siamo abituati a pensare che una storia conclusa sia una storia che non ha più niente da raccontare, e ci accontentiamo quindi della nostra unica versione; forse per qualcuno è un modo di rispettare quel mistero che è sempre parte di ogni storia anche quando la si sta vivendo. In Alta Fedeltà, celebre romanzo di Nick Hornby, il protagonista si reca a casa delle proprie ex per chiedergli: perché abbiamo rotto? Con tutti i risvolti tragicomici che ne conseguono.

Quella è un’opera di finzione, ma Chloé Barreau, regista francese, romana d’adozione, ha rotto questo tabù nella vita vera : ha scritto una lettera ad alcuni suoi amori, dalle storie più importanti fino alle avventure di una notte, e li ha invitati a parlare dei loro ricordi . Il risultato è Frammenti di un Percorso Amoroso, acclamato durante le giornate degli autori del Festival di Venezia e in concorso per il David Di Donatello 2024, nella sezione documentari. Il film, attualmente in programma in diverse sale italiane, si sta facendo conoscere grazie a un vivace passaparola. Il budget è basso, ma la qualità dei contenuti è altissima: alle interviste si accompagna il repertorio filmato dalla stessa Chloé, che è cresciuta con la videocamera in mano. Seguiamo il commento dolce, ironico, a volte risentito degli amanti oggi, e li vediamo filmati da giovani sullo schermo, intenti in scorribande tra Parigi e Roma, ritratti dalla loro amante Chloé.

La regista aveva già usato materiale intimo nelle proprie opere, facendo un tipo di operazione poco comune in Europa e più diffusa in America, dove c’è una lunga tradizione indipendente del genere home movie:  La faute à mon père (2012) parla del rapporto con suo padre, ex prete militante, celebre storico e intellettuale francese. In Stardust Memories (2020), da cui è stato tratto anche un podcast, racconta la vita e gli intrighi notturni di un locale romano che frequentava assiduamente negli anni 2000. In questo caso non poteva controllare quel che avrebbero detto i suoi amanti, rivedere le interviste -che ha fatto condurre a qualcun altro- ha stupito anche lei.

Questo tipo di approccio artistico al personale, come per le opere di Sophie Calle, fotografa che l’ha ispirata, viene spesso tacciato di narcisista o morboso. Eppure nel film si respira una leggerezza d’intenti, l’intenzione è soprattutto ludica, e invita il pubblico a riflettere sul proprio percorso amoroso: “non importa quale sia il mio percorso, potrebbe essere quello di chiunque” dice lei. Il titolo è infatti un omaggio a Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes: il semiologo trattò un soggetto che all’epoca era ignorato e disprezzato dall’Accademia, per mostrare che questo linguaggio che a noi sembra così unico risponde in realtà a delle regole uguali per tutti. Ne consigliamo la visione in solitario, in coppia, o perché no, forse anche con un ex!

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