Site icon www.controradio.it

Droga e cellulari alla Dogaia: maxi nuova perquisizione a 564 detenuti

Non si ferma l’azione di contrasto al sistema criminale che ha fatto del carcere pratese della Dogaia un fortino dell’illegalità. All’alba ottocento uomini delle forze dell’ordine hanno perquisito tutte le sezioni, alla ricerca di droga, telefoni e prove delle violenze denunciate da alcuni detenuti. È l’ultimo capitolo di un’inchiesta che sta rivelando un sistema di illegalità diffuso dentro l’istituto.

PRATO È scattata all’alba, alla Dogaia di Prato, una delle più imponenti operazioni mai svolte in un carcere italiano. Ottocento uomini tra polizia, carabinieri, guardia di finanza e penitenziaria hanno passato al setaccio tutte le sezioni, perquisendo 564 detenuti.
Un blitz deciso dalla Procura di Prato nell’ambito dell’inchiesta bis sull’ingresso di droga e telefonini dentro l’istituto, un fenomeno criminale che il procuratore Luca Tescaroli definisce “un vasto e pulviscolare”.
Secondo gli investigatori, la droga entrava in carcere in ogni modo possibile: lanciata con droni e recuperata con una lenza lunga venti metri, consegnata da detenuti in permesso premio e persino ingerita in ovuli, rilevabili solo con radiografie. A gestire il traffico, secondo l’accusa, due detenuti — un domenicano e un tunisino — che avrebbero minacciato e picchiato altri reclusi, costringendoli a fare da corrieri. Un detenuto sarebbe arrivato a pagare 500 euro per meno di un grammo di cocaina. Tra i 29 indagati ci sono persone di diverse nazionalità, accusate a vario titolo di estorsione, violenza privata, spaccio e detenzione di armi. Le violenze documentate risalgono all’8 aprile e al 16 maggio: colpi, pugni e perfino l’uso di un punteruolo per obbligare altri detenuti a introdurre stupefacenti.
Le indagini avevano già portato a un primo blitz il 28 giugno, ma non è bastato: all’appello mancano ancora 17 telefoni attivi, 21 utenze clandestine e un dispositivo elettronico che avrebbe permesso di gestire profili TikTok direttamente dalle celle. Sei detenuti, vittime di minacce e aggressioni, hanno scelto di collaborare. Il procuratore Tescaroli lancia ora un appello agli altri: “Ci sono misure di tutela per chi denuncia”. Le operazioni sono proseguite per tutta la giornata, con l’ausilio di cani antidroga e perfino mezzi antispurgo, per individuare ogni possibile nascondiglio. Un nuovo colpo al sistema illecito che, per mesi, ha trasformato la Dogaia in un mercato illegale chiuso solo in apparenza.

Exit mobile version