Intesa Ateneo Pisa e istituto oceanografico per ricerche comuni

L’Università di Pisa e l’Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale hanno siglato un’intesa triennale per promuovere, sviluppare e consolidare opportunità e iniziative di collaborazione nel campo delle Scienze della terra e del mare.

Un accordo quadro che fino al 2027 vedrà le due istituzioni realizzare insieme attività di ricerca nazionali e internazionali, di sviluppo tecnologico e di formazione. Lo rende noto l’Ateneo pisano. “L’accordo – spiega l’Università pisana – offre anche la possibilità, per lo svolgimento dei programmi comuni di ricerca, di attivare borse e dottorati, oltre che di gestire infrastrutture e laboratori congiunti. Previste, inoltre, iniziative comuni di divulgazione scientifica e di supporto alla terza missione”. Secondo il rettore Riccardo Zucchi, “è un accordo importante che permette di rafforzare un campo di studi che rappresenta una delle eccellenze del nostro ateneo: definiamo un modello di collaborazione il cui punto di forza è il ruolo interattivo e di reciprocità tra le nostre due realtà e che si estende alla ricerca applicata al trasferimento di saperi, prospettive e competenze sul territorio”. “Lo studio delle Scienze della terra e del mare – aggiunge Nicola Casagli, presidente dell’Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale – è per noi un settore strategico e questa collaborazione permetterà a entrambe le istituzioni di rafforzare il proprio ruolo all’interno della comunità scientifica, affiancandosi alla recente inaugurazione della nostra sede a Livorno e al nostro consolidamento delle attività di ricerca nell’area tirrenica”.

🎧 6 startup di Made in Italy selezionate per la 3° edizione di Italian lifestyle

Selezionate 6 startup che per 12 settimane seguiranno il programma di accelerazione ‘Italian Lifestyle’: fanno parte dei settori del turismo, moda e food e avranno la possibilità di perfezionare i propri modelli di business entrando in contatto con le imprese del territorio, oltre a ricevere un finanziamento di 20mila euro. Il  percorso è stato promosso da Intesa Sanpaolo Innovation Center, Fondazione CR Firenze,Nana Bianca e Fondazione per la Ricerca e l’Innovazione dell’Università di Firenze.

Audio: Gabriele Gori, direttore generale di Fondazione CR Firenze, Alessandro Sordi, ceo di Nana Bianca, Luca Freschi CEO di Fody, Diletta Balli fondatrice di Baqta, Massimo Mearini

Dalla robotica al progetto solidale di economia circolare, dalla app per i clienti dei brand del lusso a quella per la degustazione dei vini, dalla produzione di superfood alle certificazioni di impatto ambientale: ecco i progetti che saranno sviluppati all’interno del programma La startup che dà una nuova vita agli scarti tessili attraverso l’attività di persone con disabilità, la piattaforma intelligente progettata per trasformare l’esperienza di acquisto, degustazione e conservazione del vino, la startup che sviluppa software per la robotica nelle applicazioni industriali, la app che coccola i clienti dei brand del lusso, l’impresa che produce superfood che contribuiscono a ridurre il rischio di patologie e la società che offre un servizio di verifica indipendente per le certificazioni di impatto ambientale.

Sono stati presentati, durante il kick off di Italian Lifestyle, i progetti delle sei startup selezionate per partecipare alla terza edizione del programma di accelerazione che offrono nuove opportunità ad aziende dei settori “turismo”, “fashion”, “food&wine”.

Le sei startup della nuova edizione di Italian Lifestyle – Climate Standard, Baqta, Fody, Albicchiere, Proxima Robotics, Alpha – avranno a disposizione 12 settimane e un grant di 20 mila euro per sviluppare la propria proposta grazie al percorso guidato dai mentor del network di Nana Bianca. Le aziende partner del territorio fiorentino coinvolte nell’iniziativa – Ruffino, Gucci, Sanpellegrino, Starhotels, Colorobbia, Cisco – metteranno a disposizione i loro manager per cogliere le opportunità di servizi congiunti e nuovi prodotti. “.

“Intesa Sanpaolo Innovation Center supporta la Banca, le società del Gruppo, i partner e i clienti in percorsi di innovazione per lo sviluppo di nuova imprenditorialità, il rafforzamento in chiave innovativa e sostenibile delle aziende già consolidate e la creazione di ecosistemi innovativi” – ha spiegato Alessandro Balboni, Head of Innovation Business Development di Intesa Sanpaolo Innovation Center. “Italian Lifestyle è un esempio virtuoso di come l’open innovation possa concretamente portare valore al territorio e siamo lieti di inaugurare questa terza annualità del programma, caratterizzata da un numero ancora maggiore di startup locali, che ci aspettiamo possa dare grande soddisfazione a tutti gli stakeholder”.

“Il momento di kick off è senz’altro fra i più entusiasmanti dei nostri programmi di accelerazione – ha detto Gabriele Gori, Direttore Generale di Fondazione CR Firenze -perché ogni anno vediamo nascere nuove imprese digitali da idee giovani e brillanti. Italian Lifestyle è anche un’interessante occasione per le grandi aziende del territorio di avviare collaborazioni con le startup e trarre benefici dalle loro idee innovative, da soluzioni originali e da strumenti che si basano sulle tecnologie più all’avanguardia. Facciamo il nostro in bocca al lupo alle sei proposte selezionate per l’inizio di questa avventura che sono certo saprà inserire nuova linfa vitale al nostro ecosistema dell’innovazione”.

“La terza edizione del programma di accelerazione Italian Lifestyle si apre all’insegna di parole chiave quali sostenibilità, sociale ed ambientale, salute, benessere e attenzione alla persona, sia essa dipendente, cliente di un azienda o semplicemente abitante di un territorio. La nostra Fondazione è quindi entusiasta di poter supportare nella loro crescita queste nuove sei realtà, che sostanziano i succitati temi di sempre più grande importanza per la nostra società, e siamo certi che esse contribuiranno all’innovazione del nostro territorio e del paese – afferma il prof. Marco Pierini, Presidente di Fondazione per la Ricerca e l’Innovazione –. FRI proseguirà nel dare il proprio contributo, con l’obiettivo di favorire al meglio anche l’interscambio con il mondo accademico, così che questo possa fare la sua parte nell’aiutare le giovani startup a crescere e svilupparsi, diventando così a loro volta volano economico e di impatto sociale sul territorio dove hanno deciso di insediarsi.”

Per ulteriori informazioni sulle startup selezionate, consultare il sito di italian lifestyle.

 

🎧Firenze come modello dove studiare la biodiversità e l’impatto del cambiamento climatico

Un progetto di ricerca sulla misurazione dell’impatto del cambiamento climatico nelle città che permetterà di intervenire per contenerne i danni ambientali. L’iniziativa nasce da un accordo tra l’Amministrazione comunale e la Fondazione Capellino, mentre il CNR si occuperà di progettare ed eseguire gli interventi e monitorare gli effetti. Uno di questi sarà la creazione di un habitat lungo l’Arno che favorisca il ripristino della biodiversità in città.

Audio: Andrea Giorgio, Assessore all’ambiente

Le città sono particolarmente colpite dagli effetti del cambiamento climatico: le superfici in cemento e asfalto si riscaldano e il calore viene catturato tra gli edifici; l’acqua piovana non può penetrare nel terreno reso impermeabile; l’antropizzazione ha pressoché annullato la biodiversità. Ciò riduce la qualità della vita, ma danneggia anche il verde urbano che potrebbe mitigare l’impatto del cambiamento climatico.

Il progetto presentato oggi a Palazzo Vecchio si propone di basarsi sulla scienza, anche sfruttando le nuove tecnologie: piantare gli alberi giusti, nelle giuste condizioni, con la giusta cura e soprattutto misurandone l’impatto. Alla Fondazione Capellino si deve l’idea iniziale, il finanziamento pluriennale e la scelta dei partner progettuali ed esecutivi. L’idea è stata sin dall’inizio accolta dal sindaco Nardella. L’assessore all’Ambiente Andrea Giorgio ha poi presentato il progetto alla Giunta Comunale, che lo ha approvato lo scorso 11 agosto.  l CNR-IBE è stato scelto per la parte progettuale, scientifica, esecutiva e di monitoraggio: “Il CNR supporterà con rigore scientifico tutte le attività indirizzate alla realizzazione di alcuni interventi per ridurre gli effetti del cambiamento climatico, tutto ciò attraverso un’accurata attività di monitoraggio ambientale e di biodiversità e simulando i possibili benefici derivanti dagli interventi programmati.”

L’obiettivo, su un arco di tempo pluriennale, è la misurazione dell’impatto del cambiamento climatico in città, attraverso tre azioni:

La città verrà divisa in 10 aree corrispondenti a 10 tipologie urbane per sperimentare azioni di mitigazione Le tipologie urbane rappresentano una selezione standardizzata di siti urbani, fatta in relazione alle caratteristiche omogenee in termini di morfologia e materiali urbani: da tipologie ad alta densità edilizia tipiche dei centri storici, a zone via via più aperte, fino a comprendere aree industriali e commerciali e zone verdi quali parchi e giardini pubblici, nei quali verranno sperimentati interventi di mitigazione del climate change prevalentemente nature-based.

16 ettari lungo l’Arno saranno destinati  alla creazione di un habitat naturale urbano Un vero e proprio laboratorio a cielo aperto dove si sta attualmente sperimentando un sistema di analisi e monitoraggio, il più possibile replicabile ed esportabile in altri contesti urbani, indirizzato a supportare scientificamente gli effetti dell’integrazione della natura in città, dove la piccola fauna e la flora possano collaborare nel ristabilire un equilibrio della biodiversità.

Per ciascuna tipologia urbana verranno attivati sistemi di monitoraggio dei parametri fisici e dei servizi ecosistemici che, comparati con benchmark di riferimento rilevati in aree di confronto e con una adeguata modellistica in grado di simulare l’efficacia degli interventi di mitigazione, potranno consentire l’individuazione delle più efficaci soluzioni da adottare.
Si tratta di raccogliere dati per identificare quelle strategie di adattamento che rendano l’ecosistema più resiliente e che siano in grado di influenzare il modello di sviluppo urbano e gli stili di vita.

🎧 Riapre lo storico museo scientifico de La Specola con tredici nuove sale per collezioni mai esposte

Tredici nuove sale per collezioni mai esposte, 700 metri quadri complessivi, primo esempio in Europa di istituzione scientifica aperta a tutti, accessibile e inclusiva. E’ il Museo della Specola, gioiello del Sistema museale dell’Ateneo fiorentino che compie oggi 249 anni e la cui inaugurazione alla presenza delle istituzioni è rimandata al 26 febbraio in segno di rispetto per le vittime del cantiere di via Mariti.

L’habitat della conoscenza per come lo abbiamo sempre pensato. Il Museo della Specola, gioiello del Sistema Museale dell’Ateneo fiorentino, si presenta come un viaggio nel tempo con i suoi continui mutamenti di scala: dal macro al micro, dal più lontano al più vicino, dal più complesso al più intelligibile, un racconto che si sviluppa su 700 mq distribuiti su due piani, nuovamente pronto a soddisfare il puro godimento estetico come anche ogni curiosità scientifica mai appagata fino ad oggi. La riapertura della Specola, istituita come ‘Imperiale e Reale Museo di Fisica e Storia Naturale’ dal Granduca Pietro Leopoldo il 21 febbraio 1775, quindi esattamente 249 anni fa, è “una restituzione alla città dopo anni di chiusura per manutenzioni e ristrutturazioni”, un evento di punta del centenario dell’Università di Firenze che, precisa il presidente del Sistema Museale, Marco Benvenuti, potrà avvenire con tutti i cerimoniali del caso non prima di aver reso omaggio alle vittime del cantiere di Via Mariti. Lo slittamento dell’inaugurazione alla presenza delle istituzioni si deve leggere, infatti, in quel riguardo doveroso verso il tragico fatto di cronaca cui Benvenuti associa l’operoso e ormai invisibile brulicare di uomini e donne che contribuirono alla costruzione del palazzo e di questo luogo nei secoli. “Noi conosciamo sempre e soltanto il nome degli architetti, degli artisti, degli scultori – prosegue Benvenuti – ma dietro a questi c’erano tante persone di cui non sapevamo niente, e molte magari ci hanno anche rimesso la vita, ecco io vorrei pensare anche a loro”. 

Palazzo Torrigiani, sede del museo ammodernato e ampliato, perpetua così l’idea di un’istituzione inclusiva, accessibile a tutti, dove la bellezza fluisce in ogni sua parte e diventa testimonianza di chi è passato di qui. Tredici le nuove sale espositive in cui trovano ospitalità i percorsi dedicati agli inizi della ceroplastica, alle cere botaniche e alla mineralogia – riportata qui a distanza di 150 anni da Via La Pira -, che affiancano da oggi le collezioni della zoologia e delle preziose cere anatomiche, il Salone degli scheletri, la Tribuna di Galileo e il Torrino astronomico che ospitava l’osservatorio (quest’ultimi fruibili su prenotazione dal 1 marzo), a cui La Specola deve il nome. Una vera wunderkammer che rivela una nuova fioritura della museologia scientifica, con la collezione medicea di pietre lavorate (coppe, vasi, oggetti ornamentali), già ospitata nella Tribuna degli Uffizi – spiccano le due coppe in diaspro e una coppa in giada nefrite appartenute a Lorenzo il Magnifico, la tazza in lapislazzuli a forma di conchiglia citata da Giorgio Vasari e acquistata da Cosimo I nel 1563 dal celebre lapicida milanese Gasparo Miseroni -, il percorso dedicato alla genesi e all’evoluzione della ceroplastica fiorentina con i teatrini allegorici dell’artista siciliano Gaetano Zumbo (1656-1701) e i dipinti di Bartolomeo Bimbi (1648-1729), pittore a servizio di Cosimo III de’Medici e poi dell’Elettrice Palatina, autore di numerose nature morte di fiori, frutti e meraviglie naturali. 

Nel gioco illuminotecnico tornano a guadagnare la scena anche i circa 5000 esemplari della collezione zoologica, fra cui diverse specie estinte che insegneranno molto alle nuove generazioni sull’importanza della salvaguardia del nostro pianeta e, sempre educando alla sostenibilità, si staglia nel buio “cosmico” un florilegio di minerali: dai quarzi brasiliani, del deserto algerino o delle terre siciliane alla nota raccolta di tormaline elbane considerate tra i pezzi più importanti al mondo. Una selezione di 1300 esemplari dei 50 mila nelle disponibilità della Specola che portano dritti verso il presente, con la bella mostra di materiali strategici per le nuove tecnologie (vanadio, quarzo, spodumene, rame, etc.), e  una mappa con evidenziati i 3000 siti di estrazione attivi negli ultimi 150 anni in Italia – di cui ne rimangono solo 76 – e che danno l’idea della perenne corsa dell’uomo alle pietre rare.

L’intervento di riqualificazione del Museo ha interessato 2.280 metri quadri in totale ed è stato finanziato dalla Regione Toscana (per 3,5 milioni di euro) e dall’università di Firenze (per 2,5 milioni), con la collaborazione di Fondazione CR Firenze, Fondazione Prada, Opificio delle Pietre Dure, Friends of Florence. Il Museo è pronto a ricevere oltre un migliaio di visitatori al giorno, e potendo gestirne 230 in contemporanea è consigliabile prenotare sul sito della Specola la fascia oraria ideale.

 

🎧Spark Campus apre le iscrizioni a marzo: tre giorni di scienza e creatività per 160 studenti toscani

Una residenza gratuita di 3 giorni alla Dynamo Academy in provincia di Pistoia, per permettere ai ragazzi di scoprire le materie scientifiche e tecnologiche in chiave creativa. Ecco la 2° edizione di Spark Campus, un’iniziativa ideata e promossa da Fondazione CR Firenze e Università degli Studi di Firenze, rivolta agli studenti dai 16 ai 18 anni delle provincie di Firenze, Arezzo e Grosseto. Iscrizioni aperte dal 4 marzo fino al 30 aprile.

Audio: Gabriele Gori, presidente Fondazione CR Firenze

Torna lo Spark-Campus, il campus residenziale gratuito di tre giorni per studenti tra i 16 e 18 anni alla scoperta delle materie STEM in chiave creativa. Esperimenti, giochi, curiosità e storie di uomini e donne di scienza animeranno la seconda edizione del progetto di Fondazione CR Firenze, Università di Firenze e Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana, in partnership con Dynamo Academy e Psiquadro.

Il nuovo bando è stato lanciato questa mattina durante un evento, al Rettorato dell’Università di Firenze, dove hanno partecipato alcune scolaresche fiorentine. Erano presenti i protagonisti della precedente edizione, i giovani partecipanti e tutor, che hanno raccontato la loro esperienza. “I ragazzi e le ragazze hanno spesso dei pregiudizi rispetto alle STEM – afferma Gabriele Gori, Direttore Generale di Fondazione CR Firenze – concepite come materie difficili e non accessibili a tutti. Il progetto SPARK ha senza dubbio mostrato quanto invece possano essere entusiasmanti. Questo è stato reso possibile grazie a un approccio progettuale multidisciplinare, un modello che ha saputo incuriosire i giovani mettendo insieme la teoria e la pratica. Mi auguro che anche quest’anno siano tanti i giovani che vorranno sperimentare questo percorso e mettersi in gioco per rivalutare la scelta di studi universitari scientifici”. “Spark si inserisce nell’impegno dell’Ateneo per l’orientamento dei futuri studenti universitari, aiutandoli a compiere scelte consapevoli che saranno decisive per la loro carriera accademica – sottolinea la prorettrice alla didattica dell’Università di Firenze Ersilia Menesini -. Il campo estivo offre un’esperienza immersiva e coinvolgente che avvicina al mondo delle discipline scientifiche tramite sfide e giochi di squadra. L’obiettivo – conclude – è avvicinare i ragazzi al mondo STEM, mostrandone l’importanza in moltissimi aspetti della vita quotidiana, superando  i pregiudizi culturali e di genere che troppo spesso scoraggiano la scelta di questi percorsi “.

“Il MIM – afferma Roberto Curtolo, dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana – sottolinea la necessità di utilizzare, nell’ambito STEM, metodologie innovative che avvicinino gli studenti, in funzione orientativa, verso percorsi di istruzione terziaria fino ad oggi meno agiti. Stimolare l’apprendimento cooperativo, il lavoro di gruppo, il “learning by doing”, consente di valorizzare la capacità di comunicare e prendere decisioni, di individuare scenari, di ipotizzare soluzioni. Noi siamo convinti che la strada prospettata da Spark vada in questa direzione e intendiamo favorirla e svilupparla”.

Anche quest’anno le sezioni saranno quattro : dal 24 al 26 giugno, dal 27 al 29 giugno, dall’8 al 10 luglio e dal 28 al 30 agosto, nell’oasi del Campus Dynamo Academy in provincia di Pistoia. I ragazzi saranno chiamati a sviluppare un approccio multidisciplinare rispetto a dei problemi da risolvere in squadre e ad allenare le proprie soft skills e abilità comunicative. Fra le challenge che verranno proposte ai giovani: un gioco di programmazione, gestione e interpretazione dei dati tra robotica e intelligenza artificiale, logica e matematica, la progettazione di un sistema per lanciare una strumentazione delicatissima sulla Luna e su Marte, e un’avventura alla scoperta delle caratteristiche delle molecole tra provette e analisi chimiche. Possono partecipare i giovani iscritti alle classi 3°, 4° e 5° delle scuole secondarie di II grado delle province di Firenze, Arezzo e Grosseto. Per partecipare è necessario inoltrare la propria candidatura online a partire dal 4 marzo ed entro il 30 aprile 2024.

 

Tutti gli aggiornamenti nel sito di fondazionecrfirenze.it

 

🎧In Valdarno, il primo impianto italiano per il recupero dei metalli preziosi con processo Idrometallurgico

La tecnologia applicata, sviluppata dal gruppo Iren in collaborazione con le società Osai Green Tech e BTT Italia, permetterà l’estrazione, la selezione e il recupero dei metalli preziosi e delle materie prime rare presenti all’interno di schede elettroniche RAEE, con ridotti impatti ambientali. L’impianto verrà realizzato in un polo dedicato all’economia circolare nel comune di Terranuova Bracciolini, in provincia di Arezzo.

Audio: Eugenio Bertolini, amministratore delegato di Iren Ambiente

L’impianto, che ha ricevuto l’autorizzazione della Regione Toscana a fine 2023, verrà realizzato all’interno di un polo dedicato all’economia circolare che Iren svilupperà nel comune di Terranuova Bracciolini: una collocazione geografica che, oltre a permettere uno sviluppo dell’area, faciliterà inoltre possibili sinergie industriali con l’importante distretto orafo aretino. In questi giorni sono stati avviati i lavori di adeguamento del capannone che ospiterà l’impianto ed entro la fine dell’anno verranno portate a regime le attività.

La tecnologia applicata, sviluppata dai partner progettuali di Iren, Osai Green Tech e BTT Italia, permetterà l’estrazione, la selezione e il recupero dei metalli preziosi e delle materie prime rare presenti all’interno di schede elettroniche RAEE, tra i quali oro, argento, palladio e rame, unendo elevati livelli di efficienza e bassi impatti ambientali. All’interno dell’impianto, che a regime avrà una capacità di trattamento di oltre 300 tonnellate di schede elettroniche all’anno, i componenti verranno sottoposti a un processo idrometallurgico che permette la separazione e l’affinazione dei metalli preziosi. Dall’impianto usciranno, ogni anno, oltre 200 kg di oro e altrettanti di argento indirizzati all’industria orafa del territorio, oltre a rame e palladio materiali fondamentali per l’industria italiana e spesso di critico approvvigionamento.

L’impianto di Terranuova Bracciolini rappresenta un unicum a livello italiano ed è un perfetto esempio di best practice per la transizione ecologica: il trattamento dei RAEE che verrà applicato permette infatti di ridurre il consumo energetico e di produrre una quantità di CO2 venti volte inferiore a quella prodotta nei processi estrattivi tradizionali. La realizzazione dell’impianto, che si estenderà su una superficie di 2500 mq, prevede un investimento di circa 5 milioni di euro.

“Sono particolarmente orgogliosa di presentare questo progetto che interpreta a pieno lo spirito con cui abbiamo promosso l’Avviso Pubblico che sta alla base del nuovo Piano dell’economia circolare. Si tratta di un impianto tecnologicamente evoluto ed innovativo, collocato in un’area già a vocazione industriale, che estrarrà metalli preziosi da rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) – dichiara Monia Monni, Assessora all’Ambiente della Regione Toscana -. Questa tipologia di rifiuto rappresenta una vera e propria miniera urbana di materiali caratterizzati da un alto valore economico e da un elevato rischio di approvvigionamento, peraltro indispensabili ai cicli produttivi di molte industrie, tra le quali quelle legate alle energie rinnovabili. Ringrazio IREN per aver saputo perfettamente cogliere la sfida lanciata dalla Toscana, contribuendo così alla promozione di uno sviluppo più sostenibile e giusto, anche attraverso la costruzione di un ciclo dei rifiuti capace di estrarre valore dai nostri scarti e di alimentare filiere e nuovi cicli produttivi riducendo il ricorso alle materie prime, investendo in tecnologie innovative a basso impatto”.

“Siamo davvero soddisfatti – ha detto Sergio Chienni, sindaco di Terranuova Bracciolini – di veder nascere il primo impianto di recupero RAEE del Valdarno. Un passo fondamentale nella costituzione del primo distretto di economia circolare del nostro territorio. Apprezziamo che Iren abbia scelto di investire in questo progetto così importante e innovativo, in sinergia col Comune, aprendo un nuovo scenario in Valdarno, sia in termini di occupazione che di sostenibilità e Green Economy. Trasformare lo scarto in valore è uno dei paradigmi del futuro, un orizzonte diverso dall’attuale, in grado di creare sviluppo secondo un modello nuovo e sostenibile”.

“Questo progetto testimonia l’impegno del Gruppo Iren nel campo dell’economia circolare e, in particolare, nella filiera legata al recupero di metalli preziosi e materie prime critiche dai RAEE – commenta Eugenio Bertolini, amministratore delegato di Iren Ambiente -. Un impianto che rappresenta un’eccellenza nazionale, non solo sul piano dell’innovazione tecnologica, ma anche dell’integrazione con il territorio, resa possibile da un dialogo positivo con gli stakeholder. Il progetto permette inoltre di sviluppare una filiera strategica, valorizzando un tipo di rifiuto che oggi, per oltre il 90%, viene avviato a recupero all’estero, e utilizzando principalmente tecnologie di incenerimento. Un tassello significativo della strategia di investimento Iren, che in Toscana vede un focus particolare nello sviluppo della dotazione impiantistica, con due importanti progetti di poli integrati dedicati al ciclo integrato dei rifiuti, in Valdarno e a Scarlino”.

 

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