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🎧 Calenzano, nuovi avvisi di garanzia a dirigenti Eni per gli scarichi

Calenzano – Quattro nuovi avvisi di garanzia e un decreto di ispezione, perquisizione e sequestro per 4 appartenenti all’Eni sono stati inviati dalla procura di Prato che indaga sull’esplosione avvenuta al deposito Eni di Calenzano lo scorso 9 dicembre. Dopo la tragedia, la paura per i rischi ambientali. La preoccupazione della procura riguardo gli sversamenti nel sottosuolo del deposito di Calenzano – dove lo scorso 9 dicembre morirono cinque lavoratori in seguito a diverse improvvise esplosioni – si è tradotta in un nuovo fascicolo.

PRATO  Ci sono scarichi di acque reflue industriali nel fosso Tomerello di Calenzano: provengono dal deposito Eni in cui il 9 dicembre sono morti 5 lavoratori. I nuovi avvisi di garanzia emessi questa mattina sono quattro, tutti indirizzati a responsabili di aree ambientali del management di Eni. La procura di Prato, che indaga per competenza territoriale sull’esplosione avvenuta al deposito, ha emesso nei loro confronti anche un decreto di ispezione, perquisizione e sequestro di materiale informatico. I quattro destinatari risultano già indagati per l’inchiesta principale.
Secondo la procura gli indagati avrebbero “provveduto ad aprire o comunque consentito che venissero effettuati nuovi scarichi senza l’autorizzazione unica ambientale (Aua), che – citiamo il procuratore Luca Tescaroli – avrebbe dovuto essere rilasciata” dalla Metrocittà di Firenze, “mediante l’impiego di un bypass che mette in comunicazione la vasca di fine trattamento del ciclo con il corpo recettore finale”, cioè il fosso. “Lo scarico di acque reflue ha determinato – spiegano ancora gli investigatori – una concentrazione di idrocarburi nel fosso, maggiore rispetto al limite autorizzato allo scarico stesso”.
Il decreto di ispezione, perquisizione personale e informatica è stato eseguito in alcune sedi di ENI spa, compreso il deposito di Calenzano dove il 9 dicembre scorso sono morte 5 persone. La procura precisa che l’obiettivo è quello di “verificare la completezza delle risultanze acquisite sino a oggi (tramite la relazione dei consulenti, ndr) e per appurare se sia stato prodotto un inquinamento ambientale nelle acque sotterranee e nelle arterie fluviali – fiumi e fossi – circostanti al deposito”. È stata inoltre acquisita la documentazione su tutto il procedimento autorizzativo che ha portato al rilascio dell’Aua (Autorizzazione Unica Ambientale) per il deposito presso gli uffici della Città Metropolitana.

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