Migliaia di persone hanno partecipato al concerto di lotta organizzato dal Collettivo di Fabbrica in piazza Poggi, che è terminato con un corteo in centro nella notte tra venerdĂŹ e sabato. Stamani 700 persone hanno preso parte allâassemblea dellâazionariato popolare.
Nella mattinata lâassemblea è stata aggiornata sullo stato dellâarte del piano industriale, che è pronto a partire, forte di quattro linee di produzione, accordi con i fornitori dei macchinari, finanziatori e stress test per le varie fasi: âPotremmo iniziare a creare 100 posti di lavoro, laddove la speculazione finanziaria e la potenziale speculazione immobiliare vuole portare solo il deserto. Lâestate può essere usata per logorarci o per sgomberare il presidio, non câè tempo da perdere, il consorzio si costituisca e inizi subito a trattare per riportare il lavoro in una fabbrica ferma da quattro anniâ.
âSiamo sicuramente stanchi, ma siamo anche risoluti. Questa deve essere lâestate dove ci deve essere una conclusione positiva di tutta la storia, ormai non si può nemmeno piĂš chiamare vertenzaâ, iniziata il 9 luglio 2021. A dirlo è Matteo Moretti del Collettivo di fabbrica, in occasione dellâevento/concerto di solidarietĂ Â a quattro anni dalle lettere di licenziamento e dallâinizio della mobilitazione.
âCâè un consorzio che sta nascendo â prosegue Moretti â e in questa estate dovrĂ entrare in contatto con la proprietĂ e trattare sullo stabilimento. Eâ quello che chiediamo da questa piazza e dallâassemblea di domaniâ.
Un appello rivolto agli enti locali a fare presto: âCon la politica regionale stiamo dialogando, è un rapporto di collaborazione, ci sono stati alti e bassi. Ora è arrivato il momento di andare in fondo a questa storia. I tempi sono giĂ troppo lunghi. Un piano industriale non può rimanere appeso allâinfinito, in attesa di uno spazio. Ci sono dei preventivi da fare per ordinare i macchinari, câè lavoro da iniziare e quindi non possiamo attendere attendere oltreâ.
Per Dario Salvetti (AUDIO), sempre del Collettivo di fabbrica, âquesti quattro anni non sono un traguardo, sono una vergogna, è una vicenda che andava risolta molto prima, poteva essere risolta molto prima. Siamo sempre nella stessa situazione, noi tiriamo le spallate a un muro di gomma. Purtroppo â afferma â il muro di gomma non si è rotto, ma per fortuna ad oggi nemmeno la nostra spallaâ. Il rischio, sottolinea, è che il prossimo ârischia di essere o lâennesimo agosto torrido di logoramento o addirittura il mese ideale per provare a sgombrare un presidio sociale, che secondo noi non può essere ridotto a una questione di ordine pubblicoâ. âLa politica â insiste â deve fare presto a riaffermare che quella è una fabbrica, non un immobile. Va riaperta e messa disposizione in maniera trasparente, a questo punto con un intervento pubblico, dei piani di reindustrializzazione presentiâ.