Ven 19 Apr 2024

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UrCA, Agricoltura urbana, serra tecnologica per coltivazione senza terra

?Firenze, presentato oggi in largo Annigoni, il progetto UrCA, (Urban Contemporary Agricolture), si tratta di una serra temporanea che produce ortaggi senza terra e con poca acqua.

La serra UrCA, è stata progettata con tecnologia idroponica dal Dipartimento di Architettura e dal Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari dell’Università di Firenze, grazie al finanziamento della Regione Toscana e la collaborazione del Comune di Firenze.

L’acqua (e i sali disciolti all’interno) al posto del terriccio. È il concetto alla base della coltivazione idroponica applicato del prototipo sviluppato dal centro Abita della facoltà di architettura dell’Università della città, in partnership con l’azienda agricola Cammelli.

L’obiettivo è la riqualificazione di aree inutilizzate, con un sistema innovativo, temporaneo, reversibile ed autosufficiente ed il prototipo è stato realizzato materialmente dall’Idromeccanica Lucchini.

La coltivazione idroponica è stata riscoperta nel 1930 dall’Università di Berkley in California, anche se applicata di fatto solo di recente; ma il concetto è assai più antico ed è quello che già usavano gli antichi babilonesi nei loro giardini pensili o i popoli che vivono in montagna attorno al lago Titicaca in Perù e nel Mianmar, dove i giardini vengono coltivati sulla superficie dell’acqua, sopra paglia imbevuta o strati di giacinto

Nell’idroponia, come in questi laghi di montagna, le piante vivono sopra l’acqua con le loro radici appese nel flusso di una soluzione nutriente.

Il segreto è sostituire sali minerali e ossigeno che via via vengono assorbiti e consumati e bilanciarli nella proporzione, in modo da massimizzare produzione, velocità di crescita e qualità.

Serve alla fine anche meno acqua rispetto alle coltivazioni in terra, visto che quella utilizzata può essere ‘ricaricata’ e rimessa in circolo.

Un’opportunità in più per giardini urbani e per gli orti sociali cittadini.

Gimmy Tranquillo ha intervistato il professor Marco Sala docente di Tecnologia dell’Architettura UniFi:

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