Ven 29 Mar 2024

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‘Musica ribelle’ diventa Opera Rock in scena alla Pergola di Firenze

La storica canzone di Eugenio Finardi, contenuta nel disco del 1976 Sugo, diventa un’opera rock con una band dal vivo, vuole interrogarsi sulle sfide dell’oggi e sul paragone con gli anni ’70, con le canzoni di Finardi ri arrangiate in maniera sorprendente. In scena da domani a domenica 10 Dicembre

Musica, poesia, politica, amore, vita. Da domani martedì 5 a domenica 10 dicembre arriva al Teatro della Pergola di Firenze Musica ribelle – La forza dell’amore l’opera rock sulle sfide dell’oggi e il fermento culturale degli anni ’70 con le musiche di Eugenio Finardi, la regia di Emanuele Gamba e l’interpretazione di Federico Marignetti, Massimo Olcese, Arianna Battilana, Mimosa Campironi. Rock non solo per le sonorità che lo segnano con una band dal vivo, ma soprattutto per l’attitudine, l’approccio, l’ispirazione, l’anima.

“L’idea nasce come un percorso creativo aperto, a più voci, intorno a una scelta precisa: scrivere e realizzare – spiega Emanuele Gamba – uno spettacolo sulla musica, la testimonianza artistica, politica e umana di Eugenio Finardi. Un’opera che per i suoi contenuti e per la sua forza evocativa permette, in particolare in questo momento storico, di parlare un linguaggio di verità e autenticità”.

Dopo Spring Awakening (tratto da Risveglio di primavera di Frank Wedekind), il musical sulla paura ed esaltazione che da sempre i ragazzi provano per il dolce mistero dello sbocciare del proprio corpo, Emanuele Gamba dirige la Musica ribelle scritta da Francesco Niccolini su soggetto di Pietro Contorno, che nasce dall’omonima canzone di Finardi per raccontare e attraversare un’epoca, gli anni Settanta, fino ai giorni nostri.

Nel 1976 usciva Sugo, secondo disco di Eugenio Finardi, e la prima traccia, Musica Ribelle, cantava di una generazione impregnata di ideali e colma di un’ardente passione. Adesso quel brano dà il titolo a uno spettacolo schietto, crudo, con un cast di talento e un gruppo di musicisti, anch’essi attori, che suonano dal vivo. Il tutto in una cornice scenica essenziale ed efficace, in cui si inseriscono soluzioni di video grafica di alto impatto espressivo.

In Musica Ribelle – La forza dell’amore, al Teatro della Pergola di Firenze da domani a domenica 10 dicembre, le canzoni di Finardi rappresentano l’affresco di un intero decennio, gli anni ’70, e l’ispirazione per un confronto tra generazioni, quella di allora e quella di oggi. L’opera rock, scritta da Francesco Niccolini su soggetto di Pietro Contorno, è diretta da Emanuele Gamba e interpretata da Federico Marignetti, Massimo Olcese, Arianna Battilana, Mimosa Campironi, con Alessandro Baldi, David Marzi, Gabriel Glorioso, Marta Paganelli, Filippo Paglino, Albachiara Porcelli, Benedetta Rustici, Luca Viola. Una produzione Todomodo e BaGS Entertainment.

“Dopo il successo di Spring Awakening, storia forte e intensa, è stato difficile individuare un titolo che fosse degno erede di quella esperienza artistica. Volevamo parlare ancora – afferma Emanuele Gamba – a quelle migliaia di ragazzi che ci hanno seguito per oltre due anni di rappresentazioni in mezza Italia. Volevamo parlare con loro, ma anche parlare di loro alle generazioni più mature. In questa ricerca è stato facile trovare Eugenio Finardi, gli anni ’70 e le migliaia di facce e storie di ragazzi incontrati in giro per l’Italia in questi anni”.

Secondo un ormai consolidato iter produttivo, Musica Ribelle è nato artisticamente con la selezione del cast: il gruppo di attori/cantanti che danno vita all’opera è il risultato di tre workshop in collaborazione con la Fondazione Teatro della Toscana e il Teatro Goldoni di Livorno (oltre 600 i partecipanti). Questa cura nella preparazione lo rende un lavoro sui generis nel panorama del teatro musicale italiano.

Cifra irrinunciabile, poi, è la musica dal vivo suonata da Filippo Bertipaglia, Francesco Inverno, Andrea Mandelli. I brani di Finardi, alcuni in versione originale, altri riarrangiati da Emiliano Cecere e Valerio Carboni sotto la supervisione dello stesso Finardi, puntano su sonorità progressive, punk, hip hop, techno, ma ci sono anche ballate e medley del primo decennio della carriera del più ‘ribelle’ cantautore italiano. Ad esempio: Dolce Italia, Patrizia, Diesel, Voglio, Non è nel cuore, Un Uomo, Extraterrestre, La radio e, naturalmente, Musica Ribelle e La forza dell’amore. “Noi sognavamo di cambiare il mondo – ha detto Eugenio Finardi all’Ansa in occasione delle prima milanese – prima che questo cambiasse noi, oggi i giovani devono cambiare loro stessi prima che il mondo letteralmente cambi sotto i loro piedi”.

“Nello spettacolo due generazioni – interviene il regista – corrono in parallelo e per un curioso gioco del destino si ritrovano nello stesso luogo a vivere la musica, le radio libere, i sogni, le delusioni e le fughe. Da più di quarant’anni esiste il lavoro di Eugenio Finardi e la hit del suo secondo album Sugo. Oggi esiste anche questo spettacolo che, a partire dal suo mondo poetico e musicale, racconta una storia giovanile piena di passione, forza e amore”.

Il parallelismo ieri-oggi è la chiave di tutta l’opera ambientata in una Milano d’oggi, con un vecchio scantinato divenuto casa per rapper, graffitari e dj che intendono organizzare un rave notturno: quello stesso scantinato, di proprietà di Hugo, verrà occupato solo per una settimana, da quella gang che ha come leader la giovanissima Lara93. Tra lei e il signor Hugo nascerà un rapporto di scontro, ma anche di confronto. Proprio lì, in quella cantina che, nel lontano 1973, era il ‘covo segreto’ di un collettivo politico e della sua radio libera. Un collettivo che ruotava attorno a Vento, un ragazzo insieme ribelle e impegnato, superficiale e sognatore.

Conclude Emanuele Gamba: “Quella di Lara93 e di Vento sono due storie che corrono in parallelo e che dimostrano come i giovani di oggi non siano poi così lontani da quelli di ieri. La voglia di ribellarsi c’è sempre, che venga manifestata in strada oppure sul web. Musica Ribelle lo racconta alla perfezione, segnando l’incontro tra generazioni che, troppo spesso, si credono lontane”.

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