Ven 19 Apr 2024

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Mal’Aria 2018, Toscana: buon andamento, ma alcune criticità

Legambiente Toscana commenta il rapporto Mal’Aria 2018, dal quale emerge un bilancio fatto di luci e ombre, anche se è indubbio che il trend decennale segnala miglioramenti consistenti, specie sulle polveri fini. Capannori e Montale maglie nere nella classifica regionale per il PM10.

Legambiente ribadisce che le città hanno bisogno di aria pulita, con il suo dossier Mal’aria 2018 – “L’Europa chiama, l’Italia risponde?”, il rapporto sull’inquinamento atmosferico nelle città italiane e la campagna annuale “PM10 ti tengo d’occhio”.

Fausto Ferruzza e Michele Urbano, rispettivamente Presidente e Responsabile Regionale matrice aria di Legambiente Toscana, dichiarano: “La situazione dell’inquinamento atmosferico 2017 in Toscana è in deciso miglioramento, anche se permangono situazioni di criticità molto acuta;  sul particolato fine (sia PM 2,5 che soprattutto PM 10) si evidenzia febbre alta soprattutto nella Piana Lucchese e nella zona di Montale. Firenze, invece, è ancora maglia nera per il Biossido di Azoto, nonostante su tutti gli altri parametri se la cavi egregiamente. Interessante è poi il dato storico decennale -2007/2017- che abbiamo voluto aggiungere quest’anno per il PM 10, da cui si evince ancora una volta che le maggiori criticità restano intorno a quel di Capannori” , concludono.

Sul versante nazionale, gli accordi sottoscritti fino ad ora tra Ministero, Regioni e Comuni per affrontare la cattiva qualità dell’aria sono serviti a poco o nulla; sia a causa del tipo di provvedimento previsto, oppure nella loro reale applicazione o ancora per l’assenza di controlli. La criticità generali riscontrate sono state sostanzialmente due: da un lato il disomogeneo recepimento dell’accordo da parte dei singoli Comuni, senza un’armonizzazione degli interventi; dall’altro l’aver frammentato le responsabilità, “esonerando” di fatto le Regioni dallo svolgere in maniera stringente il proprio ruolo centrale di coordinamento.

Per l’associazione non bastano misure tampone, ma “servono interventi strutturali e di lungo periodo anche e soprattutto a livello locale” . Occorre sostenere ed accelerare il processo di potenziamento ed innovazione del trasporto pubblico locale, per renderlo sempre più efficace e affidabile e la sua trasformazione verso un parco circolante completamente elettrico, come varato dal piano del Comune di Milano da qui al 2030 o come cominciato a fare dall’azienda trasporti torinese su alcune linee. Ancora occorre limitare l’accesso nelle aree urbane in maniera stringente e costante ai veicoli più inquinanti. Per incentivare questa trasformazione serve potenziare le infrastrutture di ricarica dell’elettrico e, soprattutto, implementare nelle aree urbane infrastrutture per la mobilità ciclo-pedonale. Senza tralasciare la riqualificazione degli edifici pubblici e privati che dovrebbero riscaldare senza inquinare; il rafforzamento dei controlli sulle emissioni di auto, caldaie ed edifici; intervenire specificatamente sulle aree industriali e portuali. Da ultimo, ma non meno importante, ridisegnare strade, piazze e spazi pubblici delle città aumentando il verde urbano.

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