Ven 26 Apr 2024

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Firenze, sequestrato impianto per compost a Case Passerini

Cinque gli indagati per traffico di rifiuti, frode ed emissioni di maleodoranze, tra cui anche l’ad di Alia e il responsabile dell’impianto di Sesto

Il gip di Firenze Alessandro Moneti ha disposto il sequestro dell’impianto per il trattamento meccanico biologico (Tmb) di Alia servizi ambientali spa in località Case Passerini a Sesto Fiorentino (Firenze). Cinque le persone indagate in concorso per i reati di traffico di rifiuti, frode in commercio ed emissione di maleodoranze atte a molestare le persone. In sostanza secondo gli inquirenti – le indagini sono state condotte dai carabinieri della pg, dai carabinieri forestali di Borgo San Lorenzo e dai tecnici dell’Arpat di Firenze -, Alia avrebbe prodotto e rivenduto alle aziende agricole ‘ammendante compostato misto’ (compost) con una quantità di materiali plastici vetro e metalli superiore a quella consentita.Tra gli indagati anche l’ad e direttore generale di Alia Livio Giannotti e il responsabile dell’impianto di Case Passerini Franco Cristo. L’impianto, anche se sotto sequestro, rimane in attività.Le indagini hanno accertato che il compost, circa 570 le tonnellate di rifiuti sequestrate, era anche stato rivenduto a 9 aziende agricole (parti offese) della provincia di Firenze. Si tratta comunque – spiega una nota – di rifiuti speciali non pericolosi costituiti da “compost fuori specifica” ossia di rifiuti speciali non pericolosi. Le indagini hanno anche permesso di accertare che il Tmb non era mantenuto “in depressione” e quindi dallo stesso uscivano le maleodoranze avvertite dalla popolazione, per le parti strutturali ormai desuete. Il gip ha disposto di mantenere in attività l’impianto sotto il controllo di Arpat e degli ispettori del ministero.

Da quanto emerso, il compost era  destinato anche ad aziende agricole specializzate in agricoltura biologica. Ad accorgersi che qualcosa non andava sarebbe stato il titolare di un’azienda che aveva stipulato un contratto con Alia per l’acquisto di compost. Sarebbe stato lui a notare frammenti di vetro e plastica visibili a occhio nudo, nettamente superiori ai 2 millimetri consentiti, in uno dei carichi ritirati personalmente nell’impianto di Case Passerini, a Sesto Fiorentino. Una volta scaricato il camion aveva sentito che l’ammendante emanava un odore non normale, “simile a quello che esce da un cassonetto”. Avvicinandosi al cumulo di compost avrebbe notato anche numerosi cotton fioc interi, come se una parte di quel materiale non fosse stato trattato.

Nel corso delle indagini era poi emerso che il reparto delle biocelle e quello della maturazione dell’impianto di Tmb erano un continuum con l’esterno (con fuoriuscita degli odori emessi nelle lavorazioni, anche perché il portellone di accesso restava aperto e nella zona di produzione del compost c’erano crepe e la porta di passaggio non si chiudeva). Per questo i cittadini della zona sentivano odori acri. Solo nell’agosto 2017 le segnalazioni all’Arpat sono state 14. Da qui l’accusa ai vertici di Alia anche di “emissione di maleodoranze atte a molestare le persone”. I carabinieri hanno quindi ricostruito tutto il percorso dei rifiuti, dalla loro divisione al trattamento degli stessi negli impianti di Case Passerini, fino alla consegna del compost alla Valcofert srl, l’azienda controllata al 45% da Alia, che commercializza il compost. Non tutti i passaggi, secondo gli inquirenti, sarebbero ‘chiari’. Il mancato conferimento in discarica dei rifiuti speciali non pericolosi, spiega una nota, ha consentito ad Alia di conseguire un ingiusto profitto, consistente nel risparmio di spesa al momento quantificato in oltre 66mila euro. Oltre all’Ad e direttore generale Livio Giannotti e al responsabile di gestione degli impianti di Alia Franco Cristo, sono indagati anche altri tre dirigenti della società: Paolo Daddi, Claudio Cecchi e Antonio Menelaou.

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