Sab 20 Apr 2024

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Disco della settimana: The Zen Circus “Il fuoco in una stanza”

E’ uscito il 2 marzo “Il fuoco in una stanza”, il nuovo album di inediti firmato The Zen Circus. La band al completo sarà negli studi di Controradio mercoledì 7 alle 15:00 ospite di “Rockville”.

Il disco, la cui lavorazione ha visto la band impegnata per oltre un anno, arriva dopo il successo dell’ultimo album, “La Terza Guerra Mondiale”(2016) , e 66 date in tutta Italia in 10 mesi, per oltre 98.000 presenze.  “IL FUOCO IN UNA STANZA” affronta e sviscera i rapporti affettivi che segnano la nostra esistenza e determinano la nostra identità. Si tratta di un disco musicalmente e narrativamente eterogeneo, dedicato alla ricerca di un senso molto più profondo dell’esistenza dove il sentimento di una madre, di un padre, un figlio o un amante sono, alla fine, espressioni della stessa verità.

Parlare degli altri parlando di se stessi. E viceversa. Una volta abbiamo cantato che “gli altri siamo noi, gli altri siamo tutti” e con questo album abbiamo voluto approfondire entrando direttamente nelle stanze dei nostri personaggi, ovvero noi stessi e le persone alle quali siamo indissolubilmente legati da catene più o meno invisibili. Narrare senza fronzoli o eccessivo romanticismo (ma nemmeno troppo bieco e posato cinismo) di tutti quei rapporti umani che ci definiscono e ci rendono quello che siamo; il paradosso dell’individualità che esiste davvero solo quando può essere testimoniata da altre anime simili, gli altri appunto. Se nella celebre stanza di Gino Paoli si intravedeva il cielo, nelle stanze di questo disco si vedono fuochi più o meno benevoli, fiamme o veri e propri incendi di vita. Un album di cui andiamo molto fieri, lavorato costantemente fin dal Maggio 2016, ovvero quattro mesi prima che uscisse “La terza guerra mondiale”. È il disco su cui abbiamo lavorato di più in studio nella nostra carriera; musicalmente eterogeneo e poliglotta nella narrazione per lo scopo di avvicinarsi a noi, tutti diversi ma tutti uguali: figli, madri, padri o amanti“, così la stessa band parla del disco.

Gli Zen Circus sono un punto di riferimento della scena indipendente italiana: in 18 anni si sono costruiti una credibilità condivisibile da pochissimi altri artisti nostrani, grazie all’attività live più urgente e di qualità che si possa immaginare (oltre 1.000 concerti) e al successo di tutti i dischi pubblicati (9 album e un ep). Il loro talento è stato riconosciuto anche da importanti artisti internazionali, che hanno scelto di collaborare con loro, come i Violent Femmes, i Pixies e i Talking Heads. Con il più recente album, “La Terza Guerra Mondiale”, gli The Zen Circus hanno superato tutti i loro record, entrando direttamente al 6 posto della Classifica FIMI/Gfk dei dischi più venduti in Italia, aumentando la loro già ampissima fanbase e incantando la critica, che li aveva sempre premiati.

Così accoglie l’album Impattosonoro:

Neanche il tempo di riprendersi da un tour estenuante che è già tempo di nuovi annunci: a solo un anno e mezzo dall’uscita de “La terza guerra mondiale“, gli Zen Circus tornano in pista con un nuovo album, “Il fuoco in una stanza“. Come confermato anche dalla band stessa, si tratta di un disco inevitabilmente figlio di una tanto improvvisa quanto inaspettata ondata di ispirazione, grazie alla quale si sono ritrovati con ben tredici inediti fra le mani nonostante una tempistica così risicata. Troppe, evidentemente, le cose accadute fuori e dentro di loro, troppa la necessità di raccontarle, per una band da sempre vulcanica, ma mai così costante. Chiaro è che, oltre all’ispirazione folgorante, l’altro aspetto su cui è indispensabile contare per poter lavorare in tempi tanto brevi è quella di avere alle spalle un impianto musicale ampiamente collaudato su cui muoversi, un linguaggio già consolidato e, in questo, gli Zen Circus sono veri maestri.

A livello lirico è indubbio che “Il fuoco in una stanza” sia pregno e fecondo come preannunciato, là dove la penna di Appino si regge ancora bene su quelle caratteristiche che l’hanno resa una delle più brillanti in Italia. La dote, innata e qui confermata, è quella di saper descrivere la realtà con una crudezza disarmante, con disamine azzeccate e lucidissime, passate in rassegna sotto la sola forza della rima baciata. Per il resto, c’è la capacità di mettersi a nudo nei momenti di dolore (Catene) e quella, più di tutte, di aprirsi ad una malinconia e ad una rassegnazione mai così intime e vivide (Caro Luca e Il mondo come lo vorrei fra le tante, ma il lavoro da questo punto di vista è davvero ricco).

Anche musicalmente, “Il fuoco in una stanza” riparte da tutte le certezze del precedente “La terza guerra mondiale“, proseguendo quel percorso che ha sganciato gradualmente la band pisana dal combat-folk degli esordi per abbracciare un alternative rock votato alle chitarre elettriche. Stavolta, anche sulla scia di quanto fatto da Appino stesso nel suo percorso solista, il passo avanti è stato insistere proprio sulla matrice pop-rock della formula. Certi episodi mostrano infatti un deciso ammorbidimento dei toni e, a conti fatti, è proprio qui che alla fine risiede il valore aggiunto dell’album. Se il bel singolo Catene ha ampiamente dimostrato quanto il sound degli Zen Circus sia ormai forte, personale e riconoscibile, La stagione, Questa non è una canzone e, soprattutto, la delicata Il fuoco in una stanza sono tutti gioielli di questa nuova corrente. Scongiurato l’effetto Ligabue – semmai ce ne fosse stato il concreto pericolo -, ci si trova quindi davanti a canzoni che non hanno paura della melodia e del sing-along, anche perché supportate da costanti echi alternative e da bei testi, tanto da non snaturare minimamente l’originale proposta degli Zen Circus.

Per il resto, “Il fuoco in una stanza” alterna brani interessanti (l’imponente Low Cost, la sorta di revival combat-folk de La teoria delle stringhe) ad altri trascurabili, che magari dal vivo troveranno anche la loro rivalsa, ma che per ora girano un po’ a vuoto. Rosso o nero, ad esempio, è un pop rock inoffensivo a cui gli Zen Circus non ci avevano abituati, mentre la sfuriata di Quello che funziona resta con un’ironia non pienamente compiuta. Poco efficace anche Sono Umano, che sembra più un bozzetto che un brano vero e proprio, mentre la chiusura di Caro Luca è salvata in corner da un bel testo, là dove l’arrangiamento con archi e pianoforte non convince appieno.

Forse Appino e soci si sono lasciati trascinare dall’entusiasmo per l’improvvisa ispirazione, forse no, sta di fatto che magari con qualche cura e qualche taglio in più si sarebbe potuto bilanciare un album che, seppur forte di tanti bei momenti, nell’insieme va un po’ a sprazzi. Peccato, soprattutto perché dagli Zen Circus è sempre lecito aspettarsi fuoco e fiamme ad ogni nota.

Così se ne parla invece su Sentireascoltare:

Ascoltare Il fuoco in una stanza dei The Zen Circus è un po’ come trovarsi di fronte all’ultimo disco dei Weezer, Pacific Daydream: viene da chiedersi, cioè, se la vena pop evidente nei brani di Appino, Karim Qqru e Ufo (nulla di scandaloso nel fatto che sia contemplata, sia chiaro) non sia l’altra faccia della medaglia di un’ispirazione forse un po’ meno brillante rispetto al passato. Alla fine, finiscono davvero in scaletta canzoni à la Weezer come Quello che funziona e Low Cost, ad affiancare parentesi tipicamente Zen Circus rappresentate dalla tagliente Catene e dalla title track, scelte non a caso come primi singoli per presentare il disco.

L’aspetto positivo è che Appino e soci anche qui non rinunciano a cercare strade inedite per esprimersi, come ad esempio in una Caro Luca pianoforte e arrangiamento d’archi – con dietro una vera e propria orchestra, chiamata a dare il suo contributo in quattro brani su tredici del disco – evocativa nella sua classicità autoriale, o in una sorprendente Il mondo come lo vorrei che tira fuori una sorta di doo-wop anni cinquanta ironico e tutto coretti e contrappunti orchestrali. Segno comunque di una voglia di rinnovamento che non può che far bene all’economia di un trio che in questo album diventa quartetto, con l’apporto di Francesco Pellegrini. Eppure c’è anche qualche falla in un lavoro con una produzione forse fin troppo invadente (La stagione) che non riesce sempre ad essere pungente o significativo come ci saremmo aspettati: per una Rosso e nero e una Panico che, nonostante una certa orecchiabilità radiofonica versante Strokes, buttano sul piatto un paio di riflessioni con una buona lucidità nei testi, ci sono anche una Sono umano prolissa e un po’ pretenziosa, una Teoria delle stringhe prevedibile nelle armonie e tarata sui sing-along da concerto e una Emily che fa pensare alla Molly’s Lips dei Vaselines ripresa anche dai Nirvana, ma che non lascia granché.

Non c’è nulla che stia sotto la sufficienza in questo album, anche per merito di un frontman diventato ormai talmente bravo a manovrare autobiografia e filosofie di vita in rima che, anche quando non brilla, risulta quantomeno dignitoso. Ma se è vero che «è il disco su cui abbiamo lavorato di più in studio nella nostra carriera; musicalmente eterogeneo e poliglotta nella narrazione per lo scopo di avvicinarsi a noi, tutti diversi ma tutti uguali: figli, madri, padri o amanti», è vero anche che quell’empatia di cui si parla indirettamente nella citazione non la si coglie sempre. E in una formula musicale come quella degli Zen Circus, l’empatia è (quasi) tutto.

 

*THE ZEN CIRCUS – BIOGRAFIA

Il Circo Zen, da Pisa. Nove album ed un Ep all’attivo, diciotto anni di onorata carriera ed oltre mille concerti. Ha riportato lo spirito padre del folk e del punk al moderno cantautorato con Andate Tutti Affanculo (2009), un album che l’ha consacrato dopo anni di duro lavoro. Il disco – per Rolling Stone fra i migliori 100 album Italiani di tutti i tempi – ha contribuito a definire la nuova generazione della musica italiana degli anni zero. Precedentemente la band ha collaborato con tre mostri sacri dell’alternative americano, come Violent Femmes, Pixies e Talking Heads in Villa Inferno (2008).

The Zen Circus si è costruito una credibilità condivisibile da pochissimi altri artisti nostrani grazie all’attività live più incessante, urgente e di qualità che si possa immaginare. Ha confermato e moltiplicato il proprio pubblico con Nati Per Subire (2011) fino a raggiungere la top ten della classifica Fimi/Gfk ed il primo posto di quella generale di iTunes con Canzoni Contro La Natura (2014). Oggi più che mai il gruppo si conferma come una certezza del rock indipendente Italiano, portabandiera indiscutibile della musica libera da vincoli: zero pose, zero hype, ma solo tanto, tanto sudore. Questa attitudine è stata premiata nel tempo da un pubblico affezionato e sempre più trans generazionale, che riempie ormai da anni i migliori club e i migliori festival del paese.

Con l’ultimo album, “La Terza Guerra Mondiale” (La Tempesta, 2016) hanno superato tutti i loro record, aumentando la loro già ampissima fanbase e incantando la critica, che li aveva sempre premiati. Questo ha permesso loro di affrontare il tour più lungo della loro carriera: 66 date in tutta Italia in 10 mesi, per oltre 98.000 presenze.

“La Terza Guerra Mondiale” è entrato direttamente al 6°posto della Classifica FIMI/Gfk dei dischi più venduti in Italia. E’ stato presentato in televisione in programmi come “Quelli che il calcio” di Rai 2 e nel TG3 nazionale e in programmi radio come Radio 1 Music Club, Radio Deejay Tropical Pizza, Radio 1 King Kong, Radio 2 Rock’n Roll Circus, Radio 3 La Lingua Batte.

Il 10 agosto 2017 Radio 2 ha trasmesso l’intero concerto della band, registrato a giugno al Biografilm Festival di Bologna.

L’album è stato recensito dalle principali testate nazionali, ricevendo un enorme consenso. Ne hanno parlato Repubblica Nazionale, il Corriere della Sera, La Stampa, L’Espresso, Il Fatto Quotidiano, Sette de Il Corriere della Sera, Internazionale, TV sorrisi e canzoni, Rolling Stone, tutte le riviste musicali e non solo.

Tutti i video estratti (“Ilenia”, “L’anima non conta” e “Non voglio ballare”) son stati trasmessi da RockTv e da MTV. Inoltre, hanno parlato degli Zen Circus e dell’album “La Terza Guerra Mondiale” oltre 200 radio e oltre 300 testate online.

Discografia:
1998 – About Thieves, Farmers, Tramps and Policemen (come The Zen)
2001 – Visited by the Ghost of Blind Willie Lemon Juice Namington IV (Ice For Everyone)
2004 – Doctor Seduction
2005 – Vita e opinioni di Nello Scarpellini, gentiluomo (I dischi de l’amico immaginario)
2008 – Villa Inferno (Unhip Records, con Brian Ritchie)
2009 – Andate tutti affanculo (Unhip Records, La Tempesta Dischi)
2011 – Nati per subire (La Tempesta Dischi)
2012 – Metal Arcade Vol. 1 (EP
2014 – Canzoni contro la natura (La Tempesta Dischi)
2016 – La terza guerra mondiale (La Tempesta Dischi)
2018 – Il fuoco in una stanza (Woodworm Label/La Tempesta Dischi)

 

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