Sab 20 Apr 2024

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Conte e il caso Stamina: “ci aiutò senza chiedere nulla in cambio”

Il presidente del Consiglio indicato da Lega e M5S Giuseppe Conte è stato nel 2013 il legale della famiglia di Sofia, una bimba di Livorno affetta da leucodistrofia metacromatica: come avvocato si era battuto affinché la piccola potesse seguire il protocollo di cura Stamina che prevedeva l’uso di cellule staminali.

“Il professor Conte dimostrò una grande sensibilità alla causa di Sofia perché non volle nulla in cambio, lo fece pro bono, perché penso si sentisse toccato dalla vicenda avendo anche lui un figlio più o meno della stessa età”: così Caterina Ceccuti, madre della piccola Sofia De Barros, la bambina ‘farfalla’ scomparsa il 31 dicembre 2017 e divenuta simbolo della lotta per le staminali, ricorda l’impegno di Giuseppe Conte che seguì il caso come avvocato dei genitori.

“Nel 2013 – ricorda la madre – Conte è stato il legale di Sofia per alcuni mesi; prese in mano il caso quando avevamo già perso la causa a Firenze e cercavamo di nuovo l’accesso alle cure compassionevoli dell’istituto di Brescia attraverso il tribunale di Livorno”. “Accettò anche per il fatto che la cura era regolarmente somministrata da un ospedale pubblico, e che c’erano le basi per la continuità terapeutica: la bambina aveva già iniziato la terapia”.

Conte era stato infatti particolarmente duro con la giustizia e con gli stop della cura imposti alla famiglia: “I tempi della malattia di Sofia e l’accelerazione da questa impressa non si confanno ai distinguo dei responsabili sanitari e ai tempi richiesti dalle verifiche giudiziarie in corso. Chiedo a tutte le Autorità e a tutti i Responsabili sanitari, come pure a tutti i nostri interlocutori in questa drammatica vicenda di assumersi la responsabilità – in scienza e coscienza, e ciascuno per quanto di sua competenza – di assicurare a Sofia il celere completamento del trattamento terapeutico già iniziato”.

Conte appariva anche tra i promotori della fondazione ‘Voa Voa’, dal titolo del libro scritto dalla madre di Sofia, una fondazione creata durante il caso Stamina per sostenere la “libertà di cura”. La fondazione, promossa dall’attrice Gina Lollobrigida, aveva tra i primi beneficiari proprio la Fondazione Stamina di Vannoni.

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